PIRELLI COLTELLI - SCIOLTO IL “PATTO”: GENERALI, MEDIOBANCA E FONSAI LASCIANO CAMPO LIBERO A SPOSITO E UNICREDIT

Laura Galvagni per il "Sole 24 Ore"

Il patto di sindacato che governa Pirelli e che, ad oggi, detiene il 31,54% del capitale della Bicocca, con ogni probabilità verrà sciolto anticipatamente rispetto alla naturale scadenza del prossimo 15 aprile. La svolta è stata suggerita dallo stesso Marco Tronchetti Provera a compimento di quella razionalizzazione che sta avvenendo a monte della catena di controllo con la presa da parte di Lauro Sessantuno delle redini di Camfin.

Al punto che è stato dato mandato all'avvocato Alessandro Pedersoli di avviare un veloce sondaggio tra i soci per capire se tutti sono dell'idea di estinguere il vincolo prima della scadenza. La risposta sarà probabilmente affermativa e a quel punto partirà la macchina burocratica per provare a dare a Pirelli un assetto simile a quello di una public company, magari già a partire dall'anno nuovo. Certo, il capitale del gruppo degli pneumatici non sarà così frammentato come la tradizione anglosassone prescrive, tuttavia la svolta sul piano della corporate governance sarà rilevante.

La società oggi è gestita da un patto che governa oltre il 30% del capitale mentre, a valle dello scioglimento del sindacato, la compagnia degli pneumatici avrà un unico socio forte: Camfin. La holding metterà sul piatto la quota oggi legata al patto (13,32%) e quella fuori dall'accordo (12,87%) il che varrà complessivamente un 26,19% di Pirelli. Abbastanza per tenere le redini di una società che a Piazza Affari capitalizza poco meno di 5 miliardi? Si vedrà. Certo, in parte dipenderà dalle scelte che compiranno gli altri soci legati al patto.

LE PROSSIME USCITE
L'addio anticipato all'intesa di sicuro verrà accolto con favore da quegli azionisti che da tempo hanno messo in agenda una prossima dismissione del pacchetto detenuto in Pirelli. Tra questi, evidentemente, Mediobanca, Generali e Fondiaria Sai. Lo scorso giugno, in occasione della presentazione del piano strategico, il vertice di Piazzetta Cuccia è stato piuttosto netto: «Se il patto non verrà rinnovato per noi sarà l'opportunità per avere i titoli disponibili per la vendita», aveva dichiarato l'amministratore delegato Alberto Nagel.

Il ceo sarò quindi pronto a cogliere l'occasione anche se, quasi sicuramente, le azioni non saranno scaricate sul mercato alla prima finestra utile ma secondo un percorso che valorizzi al meglio la partecipazione. Anche per evitare che sul mercato venga riversato un eccesso di carta che zavorri le quotazioni di Pirelli.

D'altra parte, tra Mediobanca (4,61%), Generali (4,41%) e Fondiaria Sai (1,85%), passerà di mano, con tempi e modi da stabilire, un 10,8% del gruppo. Al contempo ci sono azionisti, come Edizione della famiglia Benetton (4,61%), Intesa Sanpaolo (presente anche a monte della catena con una quota importante in Lauro 61) e Massimo Moratti (0,49%), che resteranno ancora a lungo soci della compagnia.

Assieme valgono quasi un 7% di Pirelli. Quota di un certo peso in vista delle future dinamiche di governance. Che non potranno prescindere, peraltro, dalla presenza nel capitale Pirelli della famiglia Malacalza con poco meno del 7% della società. Intanto, però, ieri il riassetto a monte ha avuto i suoi primi effetti sul board della Bicocca.

IL NUOVO CDA PIRELLI
Ieri è stato annunciato l'ingresso di Claudio Sposito, presidente e amministratore delegato di Clessidra, e Paolo Fiorentino, direttore generale di UniCredit, nel consiglio di amministrazione della Bicocca. Sposito è stato nominato anche componente del comitato strategie. La nomina è avvenuta in sostituzione dei dimissionari Vittorio Malacalza e Giulia Maria Ligresti ma soprattutto ricalca le operazioni di riassetto Camfin con Piazza Cordusio e il fondo di Sposito diventati azionisti chiave, tramite Lauro 61, della catena che controlla Pirelli. Al momento resta vacante solo il posto lasciato da Carlo Salvatori.

 

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA VALERIA MAZZA ALEGANDRO GRAVIER CARLO NOSEDA E GIADA TRONCHETTI PROVERA Pirelli re - marchioMARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI CLAUDIO SPOSITO E MARINA BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...