POLPETTE AVVELENATE IN SALSA BRASILIANA - ARRIVA UNA “POISON PILL” NEI NUOVI ACCORDI TELECOM

1. LA «POISON PILL» BRASILIANA NEI NUOVI ACCORDI TELCO
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

La mossa a sorpresa della Findim ha già provocato un paio di effetti. Il primo è che fino all'assemblea, che dovrà essere obbligatoriamente convocata, la carica di presidente Telecom resterà vacante. Il secondo è che, di fatto, il consiglio non potrà approvare prima di allora la cessione di Tim Brasil, ipotesi peraltro negata ufficialmente della società. La decadenza dell'attuale consiglio si rifletterebbe anche sulla conduzione operativa del gruppo, visto che rimetterebbe la carica anche l'amministratore delegato Marco Patuano.

Bisognerebbe vedere poi che nomi verrebbero portati per il rinnovo del board.
Ma è plausibile che si finisca alla conta in assemblea, senza tentativi di resistenza da parte del consiglio sotto minaccia di revoca? Il board potrebbe portare in assemblea un progetto al quale legare la propria riconferma: si tratterebbe di convincere - nella sostanza - la platea dei fondi (che risulta si stiano organizzando) che l'accusa latente di conflitto d'interessi è infondata.

Per tagliare la testa al toro, a logica, la mossa risolutiva potrebbe essere solo la vendita di Tim Brasil a condizioni irrifiutabili, magari quei 9 miliardi che rimbalzano nei report degli analisti. Peccato che suoni irrealizzabile nel contesto attuale. Si tratta infatti di una somma, per il 67% detenuto da Telecom Italia, che presuppone un premio dell'ordine del 50% rispetto alle attuali quotazioni di Borsa.

Un premio proibitivo nello scenario di una sparitizione del secondo operatore mobile brasiliano tra i concorrenti su piazza. Oi - il "campione nazionale", ancora gravato da debiti, cui sarebbe destinata comunque la parte del leone - non potrebbe permettersi il lusso di rilevarla da sola a quel prezzo anche perchè, con l'Opa conseguente, l'esborso complessivo lieviterebbe a 13,4 miliardi.

L'unica chance di spuntare una valutazione così elevata sarebbe legata all'ingresso di un nuovo competitor sul mercato, dalle spalle necessariamente larghe, cosa che non farebbe piacere nè a Telefonica, nè ai brasiliani che puntano invece sul consolidamento del settore. Ma il vero impedimento all'ipotesi di valorizzare al meglio Tim Brasil è la "pillola avvelenata" contenuta nei nuovi accordi Telco che consente a Telefonica di salutare la compagine italiana, chiedendo l'immediata scissione dalla holding, «nel caso in cui Telecom effettui dismissioni sotto qualsiasi forma di cespiti esteri di valore superiore a 4 miliardi». Non se ne parla proprio.

2. TELCO-FINDIM ALLA CONTA DEI VOTI
Laura Galvagni e Marigia Mangano per "Il Sole 24 Ore"

La convocazione dell'assemblea ordinaria per azzerare il consiglio di amministrazione di Telecom Italia è stata formalmente fatta dalla Findim di Marco Fossati, socio con il 5% del capitale. Tale proposta quante probabilità ha di passare?

I soci «diversi» da Telco, primo azionista di Telecom Italia con il 22,4%, sono rappresentati dal mercato con l'85% del capitale. Quanto basta per non escludere scenari in cui proprio le «minoranze» (ma in realtà, almeno sulla carta, sono la maggioranza) possano ribaltare statistiche che raccontano di una Telco sempre capace di catalizzare voti sufficienti a chiudere in favore l'assemblea. Il Sole24 Ore ha ricostruito la storia più recente delle assise del gruppo telefonico per capire il margine di manovra della famiglia Fossati decisa a dare battaglia perché convinta che il conflitto d'interesse Telefonica-Telecom penalizzi eccessivamente il gruppo italiano.

Le ultime assemblee

Per vincere la partita Findim deve ottenere la maggioranza semplice dei voti, ciò significa che deve coagulare attorno a sé tra il 23 e il 25% del capitale del gruppo telefonico. Questo perché l'affluenza nelle ultime tre assemblee Telecom (17 aprile 2013, 18 ottobre 2012, 15 maggio 2012) ha visto partecipare rispettivamente il 44,4%, 52,98% e 49,05% del capitale ordinario.

Telco, forte del pacchetto del 22,4% di Telecom, l'ha sempre spuntata grazie al fatto che la quota in suo possesso nelle tre assemblee di percentuali pari tra il 50,4% e il 42,5% del capitale depositato. Bastava insomma raccogliere pochi altri consensi per tenere in pugno la votazione. Ora Fossati deve essere abile a fare altrettanto. Di suo può contare su un pacchetto del 5% ma è anche vero che nelle ultime settimane l'attivismo attorno al titolo Telecom si è tradotto in comunicazioni a Consob che hanno fatto emergere altri soci forti: Blackrock con il 5% e Ubs con il 2%. Allo stato non risulta alcun legame tra le parti appena citate. Tuttavia è altrettanto vero che questa mossa dei Fossati intercetta un malumore serpeggiante tra i fondi azionisti di Telecom. Fondi che nelle ultime assemblee hanno comunque fatto sentire la propria voce.

Il caso della lista

Basta ricordare l'assise dell'aprile 2011, quando è stato nominato quello stesso consiglio di amministrazione oggi sotto accusa, almeno nella parte in cui rappresenta gli interessi di Telco. In quell'occasione, la lista presentata dalla cassaforte italiana ha raccolto 3,1 miliardi di voti pari al 47% delle azioni depositate. Ossia i titoli in mano a Telco più un altro 3% del capitale. Di conto, la lista dei fondi è stata votata dal 38,8% dei presenti. Una quota comunque rilevante poiché corrispondente a 2,6 miliardi di azioni. Tanto più considerato che Findim aveva corso presentando un proprio elenco di candidati.

Se in quell'occasione fondi e Fossati avessero votato assieme l'avrebbero spuntata su Telco raccogliendo 236 milioni di voti in più. Peraltro, all'epoca nel capitale di Telecom, oltre a Findim non figuravano altri azionisti con quote superiori al 5% del capitale. Dati i numeri in ballo dunque l'esito della prossima assemblea non è affatto scontato e potrebbe essere il primo caso in cui il modello di public company ha la meglio sull'azionista di riferimento.

Telecom public company?

Del resto i volumi delle ultime settimane sembrano confermare che il libro soci del gruppo di telecomunicazioni è in piena evoluzione. Se si guarda da inizio settembre a oggi sul mercato è transitato oltre il 55% del capitale di Telecom. Solo ieri sono state scambiate oltre 200 milioni di azioni, pari all'1,5% del capitale della compagnia telefonica con il titolo che è arrivato a 0,72 euro (+0,49%). Insomma la borsa è in fermento eppure finora gli aggiornamenti a Consob hanno interessato poco meno del 5% di Telecom.

 

 

Marco Fossati di Findimfranco bernabe e marco fossati tim logo tela ALIERTA TELECOM ITALIA MEDIA Telefonica

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."