1- NUOVO RIBALTONE IN VISTA IN FINMECCANICA INVESTITA DALLE BUFERE GIUDIZIARIE? 2- UN ALTRO SCANDALO MINEREBBE LA CREDIBILITÀ DEL GOVERNO MONTI, CHIAMATO A PALAZZO CHIGI A PORTARE ARIA NUOVA E PULITA NEI PALAZZI DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA 3- DOPO I CONSIGLIERI DARIO GALLI (LEGA) E BONFERRONI (UDC) ANCHE IL PRESIDENTE GIUSEPPE ORSI TIRATO IN BALLO DAI MAGISTRATI PER UN “CAPANNONE D’ORO” (5 MILIONI DI EURO) DEL VICE SEGRETARIO DI BOSSI, MARCO REGUZZONI, DALL’AUGUSTA WESTLAND 4- IRRITAZIONE DEL TESORO CHE IN VISTA DELL’ASSEMBLEA DI MAGGIO PUNTA A DE GENNARO 5- ORSI NON HA ANCORA CONVOCATO IL COMITATO ETICO PER DISCUTERE IL CASO DEL CONSIGLIERE BONFERRONI ACCUSATO DI AVER INTASCATO UNA “MAZZETTA ENAV” DI 30 MILA EURO (PRESTO UN FACCIA A FACCIA TRA CONSOB E IL COLLEGIO SINDACALE DI FINMECCANICA) 6- E DOPO IL CRAC DELA LEGA SARÀ DURA PER ORSI TROVARE UNA AIUTO NELLE SUE VECCHIE SPONDE POLITICHE: IL CARROCCIO DI GALLI E GIORGETTI E L’UDC DI CASINI E BONFERRONI

DAGOREPORT

Niente, neppure una riga sulle pagine dei giornaloni sul presunto giro di mazzette tra Finmeccanica e la Lega del fu Bossi da Pontida.
Un silenzio assordante, nonostante che alle redazioni dei media non sia arrivato uno straccio ufficiale di smentita.

Ma l'articolo-scoop del "Messaggero", firmato dall'ottimo Massimo Martinelli venerdì 6 aprile, con il possibile coinvolgimento del suo presidente, Giuseppe Orsi, è andato comunque a ingrossare il dossier-legale sull'azienda di Stato (e le sue collegate) da mesi sul tavolo dell'azionista di maggioranza di Finmeccanica (ex ministero del Tesoro).

Nel "pezzo" di Martinelli, in particolare, si fa riferimento a un'informativa dei carabinieri che collegherebbero il vice segretario della Lega, Marco Reguzzoni, all'ing. Orsi ai tempi in cui questi era alla guida dell'Augusta Westland.
Secondo gli inquirenti l'azienda di elicotteri avrebbe preso in affitto "a prezzi esorbitanti" (5 milioni) alcuni capannoni di proprietà del fedelissimo di Bossi.
Con il sospetto, da parte degli inquirenti, che possa trattarsi di una sorta di finanziamento occulto alla Lega. (Reguzzoni ha smentito di possedere capannoni)

Accuse, ovviamente, ancora da chiarire.
Sulle molteplici inchieste giudiziarie che coinvolgono l'holding di via Montegrappa ormai indagano ben tre procure: Roma, Milano e Napoli.
E il raggio d'azione dalla vicina Varese raggiunge le lontane Tanzania e India.
Indagini dagli sviluppi davvero imprevedibili, che tengono sulle spine il premier Mario Monti e il suo vice all'Economia, Vittorio Grilli.
Finmeccanica è il primo gruppo industriale italiano nel settore strategico dell'alta tecnologia e degli armamenti.

Un player mondiale nell'Aerospazio, ma con un "buco" di bilancio stimato in circa due miliardi di euro finito anche nei radar giudiziari. Tant'è che l'ing. Orsi ha annunciato un piano di dismissioni che non ha trovato l'approvazione del ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture, Corrado Passera.
Come a dire, che non c'è feeling tra governo e il numero uno di Finmeccanica.

Intanto in Via XX Settembre, sede del ministero dell'Economia - come già anticipato da Dagospia - i nuovi inquilini sono a dir poco allarmati per le vicende giudiziarie che accompagnano il cammino dell'holding di via Montegrappa.
Non vogliono trovarsi - raccontano i più stretti collaboratori di Grilli - a gestire un nuovo "caso" Guarguaglini proprio alla vigilia dell'assemblea dell'holding che si terrà a Roma, all'Auditorium di piazza di Spagna, il prossimo 14 maggio e 15 maggio.

Un passaggio, secondo fonti governative bene informate, che potrebbero portare un nuovo ribaltone ai vertici della società a pochi mesi di distanza dall'arrivo dell'ing.Orsi.
E il nome del più papabile alla sua successione, stavolta "nella discontinuità", è quello dell'ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Oggi alla guida del Dis (Dipartimento informazione per la sicurezza). Cioè, il coordinamento dei nostri servizi segreti.

Un nuovo scandalo interno a Finmeccanica minerebbe infatti la credibilità dell'intero esecutivo dei professori, chiamato a palazzo Chigi a portare aria nuova e pulita in tutti i gangli dell'amministrazione pubblica.

Guarguaglini è l'ex presidente di Finmeccanica caro a Gianni Letta che, insieme alla moglie Marina Grossi (Selex), è stato costretto al passo indietro per il sospetto di aver favorito dei pagamenti extra (tangenti).
Accuse, ovviamente, tutte da provare.
Fuori Guarguaglini e dentro Giuseppe Orsi, ex amministratore di Augusta Westland (gruppo Finmeccanica).

Così decise Silvio Berlusconi, nel segno della continuità sollecitata dai lumbard di Bossi. E con il placet dell'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il principale azionista di Finmeccanica che aveva piazzato il suo braccio destro, Marco Milanese, a svolgere il ruolo di ufficiale di collegamento tra governo-Lega e Finmeccanica.

Un ruolo strategico, quello dell'on. Milanese, di cui i piemme di Napoli avevano chiesto l'arresto per corruzione (negato dalle Camere). Una funzione-chiave successivamente confermata dall'ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni.

Dopo il ritrovamento di un file del suo data base in cui, appunto, si parlava del "sistema Milanese" per le nomine e le consulenze nelle principali società controllate dall'holding pubblica: Ansaldo Energia e Nucleare, Oto Melara, Elsag, Galileo.
Nei vari interrogatori davanti agli inquirenti napoletani, Lorenzo Borgogni ha fatto i nomi anche dei "referenti politici": Ignazio La Russa (Pdl), Claudio Scajola (Pdl) e Dario Galli (Lega Nord).

Quest'ultimo, senatore e presidente della provincia di Tradate in barba a ogni conflitto d'interessi, dal 2008 è consigliere di amministrazione di Finmeccanica.
E il nome di Galli fa capolino nell'ultima inchiesta sulla Lega che ha portato Bossi alle dimissioni.
Si tratta del filone riguardante i bilanci (in rosso e taroccati?) della cooperativa che gestisce la scuola privata Bosina di Varese di cui Galli - ancora lui - figura tra gli amministratori.

I magistrati sospettano che nella contabilità della Bosina siano entrati soldi del finanziamento pubblico dei partiti. Denari, ovviamente, usciti dal bancomat di via Bellerio (Lega nord) e forse rientrati per altre vie.

Galli, che è stato tra i principali sponsor di Orsi alla presidenza di Finmeccanica tanto da sedersi anche nel comitato per la Remunerazione (leggi stipendi dei manager), non è il solo consigliere di amministrazione di Finmeccanica sfiorato dalle inchieste avviate dalla magistratura.

Nei giorni scorsi Lorenzo Borgogni ha patteggiato con i giudici romani (filone Enav) una condanna a 3 mesi di reclusione, riconoscendo un finanziamento illecito (30 mila euro) destinato a Franco Bonferroni. L'ex parlamentare Dc, ora in quota all'Udc di Pierferdinando Casini.

Fino alla vigilia di Pasqua dai comunicatori di Montegrappa non risulta che Franco Bonferroni abbia dato le dimissioni o che, il presidente Giuseppe Orsi - come da regolamento interno -, abbia sollecitato un intervento del comitato etico dell'azienda.
Mentre il presidente dei sindaci di Finmeccanica, Luigi Gaspari, non sa che pesci prendere, nel frattempo la Consob si è data una mossa e non esclude di convocare il collegio sindacale già nei prossimi giorni.

E dopo i "giorni delle vergogna" della Lega di Bossi sarà difficile per l'ing. Orsi trovare un aiuto nelle sue vecchie sponde politiche: il Carroccio di Galli e Giorgetti e l'Udc di Casini e Bonferroni.

 

 

 

 

 

 

MARCO REGUZZONI Giuseppe Orsi ELICOTTERO AGUSTA WESTLAND VITTORIO GRILLI PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI CORRADO PASSERA Gianni De GennaroMARINA GROSSI

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…