L’ORGOGLIO DI PRADA: SONO RICCO E ME NE VANTO - PARLA PATRIZIO BERTELLI, IL TERZO UOMO PIÙ FACOLTOSO DEL PAESE - “I GRANDI RICCHI HANNO CREATO RICCHEZZA QUI IN ITALIA, PIÙ DI QUANTO SI DICA. NON CHIEDO LA RICONOSCENZA, MA NEANCHE VIVO LA COLPA O IL DISAGIO. LA RICCHEZZA VERA È DA PREMIARE" - “UNA PATRIMONIALE? UNA TANTUM, PER L’ITALIA, SI POTREBBE FARE, BASTA CHE NON SIANO SOLDI BUTTATI” - “IN ITALIA NON CI SONO SOLO I LAVORATORI DELLA FIOM, MA DEGLI ALTRI NON SI PARLA MAI”...

Enrico Arosio per "l'Espresso"

Un lavoraccio essere ricchi, in Italia. Occhi puntati, invidia sociale. Ci s'indigna perché il patrimonio dei primi dieci Paperoni assomma a 50 miliardi di euro, quanto 3 milioni di italiani poveri. C'è la sinistra che invoca la patrimoniale sulle grandi ricchezze per raddrizzare il debito pubblico. I neo solidaristi alla Warren Buffett del "tassiamoci una tantum per l'Italia". I goderecci che amano esibire, ma sono inibiti dallo stile tecno-sobrio del governo Monti. Gli eterni sospettati di evasione fiscale e fughe off shore. Insomma, un purgatorio.

Un recente paper di Bankitalia ricorda che è sempre più il patrimonio, e non il reddito, a costruire ricchezza. Qual è oggi, con la crisi, la responsabilità sociale del super-ceto? Partecipano al bene comune, i megaimprenditori del postindustriale, della finanza, del lusso? "L'Espresso" ha cercato uno di loro per discuterne.

E poiché, secondo la classifica della rivista "Forbes", la coppia Prada-Bertelli, con un patrimonio congiunto di 7,8 miliardi di euro, è al terzo posto assoluto dietro a Michele Ferrero (14,2) e a Leonardo Del Vecchio (8,6), ci ha provato con Patrizio Bertelli, l'amministratore delegato del gruppo Prada. Bertelli di interviste ne fa poche, ma nei suoi uffici minimalisti di Milano è di buonumore: il bilancio 2011 è il migliore di sempre, e sta per ripartire la sfida di Luna Rossa all'America's Cup.

Nel lontano 1988, prima sfilata di Prada, si immaginava che sarebbe diventato la terza famiglia più ricca, con Berlusconi sesto?
"Non abbiamo lavorato per scalare le classifiche. Ma pensavamo già allora, questo sì, di creare un marchio globale".

Scusi la franchezza, ma com'è che Miuccia Prada è più ricca di lei?
"Faccia vedere... Ah, la Miuccia 5,1 e io 2,77... C'è aggregata la parte che compete alla sua famiglia".

È più difficile oggi essere super ricchi?
"Per troppo tempo i ricchi in Italia hanno minimizzato le proprie ricchezze. Perché la forbice sociale c'è, e può dare noia. Ma la cosa da sottolineare oggi è che questi grandi ricchi hanno creato ricchezza qui in Italia, più di quanto si dica. Un'azienda come la nostra ha in Italia quasi 4 mila dipendenti e un indotto di 15 mila. Perché io imprenditore dovrei minimizzare questo successo? Non chiedo la riconoscenza, come avveniva con i titoli nobiliari nell'Ottocento; ma neanche vivo la colpa o il disagio. La ricchezza vera è da premiare".

L'idea della ricchezza come colpa, nell'Italia cattolica, è dura a morire.
"Non so se sono i cattolici. La colpa è spesso attribuita a ricchezze nate per motivi speculativi. I casi di poca trasparenza, i "furbetti" hanno inquinato il punto di vista dell'impresa. Spesso c'è il sospetto: quello ha fatto i soldi perché ha evaso le tasse; ma non è sempre così".

Le cronache autorizzano il sospetto.
"Sì. Ma poi c'è la componente ideologica. Prenda l'articolo 18. Se n'è parlato prima ancora della riforma del lavoro; bisognava fare il contrario: impostare la riforma del lavoro, poi arrivare all'articolo. Le parti sociali pensano prima all'incapacità di generare ricchezza, e ai licenziamenti facili come conseguenza. È tipico di un Paese fermo. Senza slancio verso lo sviluppo".

E siamo al governo Monti. Tecnico, politico, di emergenza, lei come dice?
"Governo di salute pubblica".

Le sue prime valutazioni?
"Il governo Monti ha una grande funzione: ha raffreddato certe animosità politiche e affrontato il tema urgente della modernizzazione dello Stato. Grazie anche al presidente Napolitano, ha impostato il rinnovamento del sistema economico e pensionistico, e rallentato i giudizi negativi sull'Italia nel mondo: molto importante. Ora i grandi partiti, Pdl e Pd, sono un po' nella terra grigia, costretti a riflettere: in che modo tornare ad attivarsi nella fase politica successiva".

Il famoso "sviluppo economico" lei già lo vede stagliarsi all'orizzonte?
"Per il momento il governo Monti sta impostando la cura".

Dalle ultime statistiche, solo l'1 per cento degli italiani dichiara al fisco oltre 100 mila euro l'anno. Il 50 per cento dei cittadini è sotto i 15 mila di imponibile. È un Paese di poveri o un Paese della menzogna?
"Anzitutto è un Paese senza senso civico. L'evasione del fisco è solo la tappa finale. È chiaro che l'Italia è un Paese più ricco di quanto dicano le statistiche".

Vent'anni fa guidavano la classifica gli Agnelli, i siderurgici, l'industra classica. Oggi prevale il made in Italy, moda, alimentare, finanza, grande distribuzione.
"Ci siamo arrivati in ritardo. Del resto, l'Italia ha dato il voto alle donne solo nel 1948. La forza è stata la base artigiana delle nostre medie imprese. Ma troppo poche aziende, dagli anni Ottanta, hanno saputo fare il salto internazionale".

Voi avete Amsterdam come sede di Prada Holding. È per un vantaggio fiscale?
"Poteva essere l'Austria. Se la Prada spa fa dividendi, i capitali vanno sulla holding; se non li fa no. È un falso problema. La Prada spa è un'azienda italiana e paga le tasse in Italia; e così le società estere nei rispettivi Paesi".

La scelta di quotarvi a Hong Kong?
"Si va dove ci sono più capitali. Nel 2011 sul mercato principale di Milano si è quotata una sola azienda, a Hong Kong 80. Il Far East è il nostro primo mercato, poco sotto c'è l'Europa. È dal 1985 che lavoro in Giappone. Ancora nel 2005 il "Corriere della Sera" descriveva la Cina come un Paese di copiatori. Qualche partito chiedeva sanzioni anti-Cina. Demonizzare l'avversario per paura è un errore: bisogna capirlo e lavorarci, sfruttando il proprio know-how".

Torniamo a Roma: meglio Passera o Tremonti?
"Tremonti non lo conosco. Passera sì. È uno che studia molto. Ma non gli si può chiedere il coniglio bianco dal cappello in sei mesi. Mi aspetto da lui un piano intelligente: da lasciare a chi verrà dopo".

E se si presentasse alle elezioni?
"Questo deve chiederlo a lui".

La sinistra insiste: tassa patrimoniale. In Francia il candidato Hollande propone 75 per cento di aliquota sopra il milione di euro. Se lo immagina, in Italia?
"Nooo. Io non faccio parte di Confindustria, ma penso che una patrimoniale ragionevole la categoria molto benestante la accetterà sicuramente".

Sopra quale livello? Ci dia un numero.
"Dico solo una patrimoniale una tantum a fronte di un impegno: abbattere il debito. Se per cattiva gestione il debito tornasse a crescere, sarebbero soldi buttati. Dev'essere una misura che si accompagna ad altre azioni: liquidazione di beni immobiliari dello Stato, riduzione dei costi della politica...".

C'è oggi una vera responsabilità dei grandi ricchi verso la comunità?
"In queste aziende, da Del Vecchio in giù, c'è tanto rispetto della forza lavoro. E ricordiamoci una cosa: i lavoratori, in Italia, non sono solo i metalmeccanici della Fiom, come appare dai telegiornali. I lavoratori non metalmeccanici sono il triplo, e di loro non si parla mai. Sempre catene di montaggio, in tv, mai un'azienda di mobili o di fashion".

Ma quanti sono a restituire qualcosa alla società? Voi operate nello sport e nell'arte, con Luna Rossa e la Fondazione Prada. Non siete in tanti a fare lo sforzo.
"Non do giudizi. So che qualcuno dice: non lo faccio perché non voglio che si parli troppo di me. Io e la Miuccia no: non abbiamo pensato prima all'effetto positivo o negativo, ma alle nostre passioni, che sono passioni autentiche. Quando Luna Rossa fu battuta dai neozelandesi, ancora mi ricordo il servizio irridente di Mentana e Canale 5, una cosa incredibile. Lasciai perdere, ma questa è un po' l'Italia...".

Realizzate la nuova Fondazione Prada per lasciare qualcosa a MiIano?
"Mah, la Miuccia è di Milano, io son toscano. La parola mecenate non mi piace, la trovo classista, superata. Noi abbiamo un'altra idea, ci va di condividere i nostri interessi. Quanto alla Coppa America, abbiamo deciso dopo la quotazione in Borsa: facciamola, anche perché un challenger come Mascalzone Latino si è ritirato, che figura fa l'Italia? Andiamo noi, tanto più che quattro sedi di world series su otto sono in Italia".

Il centenario Prada è nel 2013. Ma la Fondazione non aprirà per quella data.
"Noi non celebriamo il centenario. Guardiamo al futuro. La nuova sede aprirà nel 2014, stiamo già demolendo".

Tutto ok con l'architetto, Rem Koolhaas? Con quel caratteraccio...
"Ma no, è un amico, ha solo un linguaggio difficile. Apriremo a Milano. E a Venezia già abbiamo Ca' Corner, per fare grandi mostre durante le Biennali".

Il lusso tira sempre, crisi o non crisi.
"Il nostro è made in Italy reale. Di made in Usa ce n'è poco. La Francia faceva il lusso già nel primo Ottocento; noi siamo arrivati tardi, ma bene".

Montezemolo ha il lusso Ferrari. Lei ci crede che andrà in politica?
"In prima persona non credo. Tutti gli amici lo sconsigliano".

E lei, i partiti l'hanno corteggiata?
"Più volte. Ma non voglio. Politica e impresa sono attività troppo diverse".

Il governo Monti è un vantaggio per Prada rispetto a Berlusconi?
"A noi non cambia nulla. Noi dallo Stato non prendiamo niente".

Lei, berlusconiano, mai.
"No. Io non l'ho mai conosciuto. Ha grandi capacità espressive e di lavoro. Ma ha commesso errori gravi e non ha mai risolto il conflitto d'interessi".

Ai giornalisti hanno detto per anni: e basta col conflitto d'interessi, che noia!
"E invece per un imprenditore in politica è il problema numero uno".

Lei auspicherebbe un Monti in politica anche oltre il suo mandato?
"Se i politici hanno preso atto che devono gestire una riforma istituzionale corretta, tornino i politici. Ma se è per fare una riforma pasticciata, è bene che rimanga Monti".

 

miuccia prada e Patrizio BertelliPATRIZIO BERTELLI McKim Patrizio Bertelli Miuccia Prada PATRIZIO BERTELLI Corrado Passera in Senato LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO Rem KoolhaasPatrizio Bertelli

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO