funerale auto macchina

CARRO FUNEBRE - LO SCANDALO EMISSIONI SARÀ LA FINE DI VOLKSWAGEN, DEI MOTORI DIESEL, O DELL’AUTO COME LA CONOSCIAMO? - TRA UBER, CAR SHARING, VEICOLI ELETTRICI CHE SI GUIDANO DA SOLI E APPLE CAR, UN’INTERA INDUSTRIA POTREBBE AVER ACCELERATO LA CORSA VERSO LO SFASCIACARROZZE

Enrico Deaglio per "Il Venerdì di Repubblica"

 

VOLKSWAGEN 1VOLKSWAGEN 1

La storia funziona meglio – è più drammatica, ma anche più grottesca – se si parte con un fermo immagine dell’attimo prima. Settembre 2015: Volkswagen è ancora Das Auto, lo splendido sole della meccanica tedesca che illumina il mondo. Le sue automobili perfette, scattanti, pulite sono il simbolo vincente della Germania, frutto della sua disciplina, base della forza politica della signora Angela Merkel e del peso economico-morale che esercita. Davvero, il popolo ha imparato ad amarle, le auto tedesche.

 

E poi, il «cigno nero», lo tsunami; arma del delitto, una piccola stringa di bit ben nascosti nel codice informatico della centralina ha truccato i dati delle emissioni di gas di 11 milioni di Volkswagen, Audi, Skoda, Seat che montano i più popolari motori diesel (per non parlare dei camion).

 

VOLKSWAGEN MOTORE PULITO TRUFFAVOLKSWAGEN MOTORE PULITO TRUFFA

L’ad Martin Winterkorn, che aveva portato VW al successo planetario, virilmente ammette e si dimette; il mondo, intorno a lui, crolla. Lo chiamano Dieselgate, lo paragonano al crollo del 1929, oppure al crack di Lehman Brothers, si calcola che a VW costerà 100 miliardi di euro. Ma basteranno? O è semplicemente l’inizio della fine dell’automobile?

 

C’è infatti un dato che pesa più delle multe o delle class action. Lo «sconforto da tradimento», il disamore. L’affabile concessionario, la pubblicità ecologica, quelle famigliole felici col cane che partivano per il weekend. Tutti mentivano: non volevano che si sapesse che le auto diesel buttano nell’aria gas nocivi e che la sgassata che si prende in faccia il ciclista fermo al semaforo non è per nulla innocua.

MUELLER AD VOLKSWAGEN -Web-NazionaleMUELLER AD VOLKSWAGEN -Web-Nazionale

 

La Volkswagen, con il suo dolo, ha associato, in milioni di persone, l’idea dell’auto ai polmoni, alle bronchiti, al cancro. Significativo che gli altri costruttori non abbiano immediatamente risposto «noi siamo puliti»: forse non potevano. Un giorno i nostri nipoti, guardando le immagini della vita quotidiana nel 2015, con tutto quel traffico e quell’aria pesante, reagiranno come reagiscono i nostri figli alla vista di Humphrey Bogart o Lauren Bacall con la sigaretta incollata al labbro.

 

Ma come facevano a non sapere che si stavano suicidando?

volkswagen volkswagen

E ora? Il nuovo management Volkswagen tristemente dichiara che la permanenza in vita del colosso non è scontata: devono riconquistare la fiducia dei consumatori e, nello stesso tempo, contestare l’entità del danno provocato, una mission quasi impossible per la macchina del popolo, che pure durava dagli Anni Trenta ed era sopravvissuta alle macerie del 1945.

 

Possibile che si spenga ora? In realtà, non sarebbe la prima volta che il mondo volta le spalle ad un’industria considerata amica. Il nucleare, per esempio, cominciò a spegnersi dopo i disastri di Chernobyl e Three Mile Island. Il tabacco, a seguito delle scoperte scientifiche e di una vigorosa campagna d’opinione, ha visto dimezzare (in Occidente) il numero dei consumatori. E dire che Big Tobacco era una delle lobby più potenti del pianeta, in grado di imporsi ai politici, negare la verità, farsi le proprie leggi.

 

Per cercare di capire il futuro dell’automobile, la California è un buon punto di osservazione. È qui che è scoppiato il Dieselgate, è qui che si sono sviluppati i più potenti movimenti ambientalisti, è qui che l’ambiente è sacro e che il fumo è stato praticamente messo al bando. 

la app uber lanciata cinque anni fala app uber lanciata cinque anni fa

 

Il Center for Tobacco Control Research and Education dell’Università della California è stato una delle punte di diamante della lotta contro Big Tobacco; Jonathan Polansky, uno dei suoi analisti, conosce bene quanto sia stata ardua quella campagna. Verrà un giorno in cui l’auto smetterà di essere l’inevitabile appendice della nostra vita, così come lo era la sigaretta fino a pochi anni fa? Risposta. «Le date importanti per il crollo del consumo sono legate a fatti specifici. Il 1970, con il primo rapporto del Surgeon General sul fumo e cancro ai polmoni; il 1988, con la prova scientifica dei danni provocati dal fumo passivo e la nascita del movimento dei non fumatori, diventati poi una forza politica. Di qui il raddoppio dell’aumento delle tasse sulle sigarette, il permesso di vendere la Nicorette senza ricetta, il divieto di pubblicità e di fumo nei luoghi pubblici».

 

apple car conceptapple car concept

Inutile dire che Big Tobacco ha fatto di tutto per contestare i risultati della ricerca scientifica. Già nel 1954, ai primi dubbi medici, reagirono con una colossale campagna – si chiamava Parole Chiare e comparve nello stesso giorno su 448 giornali – citando indagini indipendenti che escludevano qualsiasi legame del fumo con malattie polmonari. Ci sono voluti 50 anni, ma alla fine il fumo uccide o chi fuma avvelena anche te hanno avuto la meglio su Marlboro Man, le fiancate delle auto di Formula Uno, i sex symbol del cinema e i lobbysti nei due partiti. 

 

Succederà lo stesso anche per l’auto? «Guidare la macchina uccide» incollato sui paraurti? Tutti in autobus come papa Francesco? O in bicicletta come Ignazio Marino?

concept apple carconcept apple car

Rispetto ai tempi lunghi del tabacco, l’impressione è che il Dieselgate produrrà effetti più rapidi. In soli tre giorni, per esempio, VW ha perso il 40 per cento del suo valore. Per Automotive News, la paludata Bibbia dell’auto, «lo scandalo cancellerà la presenza VW negli Stati Uniti». Per il New York Times è ora di cominciare a fare il conto dei morti per inquinamento che i motori diesel truccati hanno provocato. In Australia, il governo multerà Volkswagen di 700 mila dollari per ogni (!) automobile truccata in circolazione sul continente.

 

Il Financial Times è molto pessimista. Dieci milioni di auto comprate a rate sono l’unica ragion d’essere di migliaia di società finanziarie, a loro volta legate al sistema bancario tedesco, con una massa monetaria di 180 miliardi di euro. Molto facile prevedere che i pagamenti non saranno rispettati dai clienti che si sentono truffati, così come crollerà il valore dell’usato. Tutto questo assomiglia maledettamente alla crisi dei mutui subprime e ai junk bonds che provocarono la grande crisi.

concept apple car concept apple car

 

  Il volume monetario mosso dall’auto è inferiore a quello immobiliare, ma purtroppo qui il fronte della crisi è più complicato, perché il cliente non solo non paga più, ma vuole essere risarcito e non ci sta a passare per un complice dell’inquinamento. Il contenzioso sarà enorme, una manna per gli avvocati.

 

C’è di più. Volkswagen, nel bel mentre organizzava la truffa del secolo (venne ideata nel 2007), raccoglieva attestati di macchina ecologica, e con questo sgravi fiscali e incentivi piuttosto cospicui, sia dal governo americano che dai governi europei. Probabile che debba restituire il maltolto. Ma è sulla «valutazione del danno» che si giocherà la battaglia. Secondo studiosi dell’Epa, il ministero dell’ambiente americano che ora deve decidere le sanzioni e i nuovi standard per il futuro, «ogni diminuzione di 100 microgrammi per metro cubo di polveri sottili equivale ad un aumento di aspettativa di tre anni di vita della popolazione generale». 

BLABLACARBLABLACAR

 

Tra le polveri sottili, il biossido d’azoto scaricato dalla VW fino al 40 per cento in più di quanto dichiarato, sarà al centro della battaglia scientifica e legale. La VW proverà a sostenere che non ci sono prove della sua nocività, ma si scontrerà con la volontà politica di diminuire le emissioni di gas per limitare il surriscaldamento del pianeta; e si troverà nella pessima compagnia delle miniere di carbone. 

L’amministrazione americana (se resterà democratica) sarà sempre meno amica dell’auto inquinante.

 

BLABLACARBLABLACAR

 In Europa, dove il diesel copre circa la metà del parco macchine, clamoroso è il caso di Parigi, dove si è proposto di «mettere fuorilegge il diesel» nel giro di pochi anni, incentivando sempre di più l’uso della bicicletta (già ora vengono offerti 60 euro al mese a chi va al lavoro in bici), del car sharing, delle auto elettriche. L’aria pulita al primo posto sarà sicuramente un cavallo di battaglia delle prossime campagne elettorali.

 

Se Big Tobacco reagì all’ostilità ambientale inventando la sigaretta light, tutti pensano che per l’auto il futuro sarà nell’elettrico totale, più ancora che nell’ibrido. Ma i volumi di una volta difficilmente verranno raggiunti: le analisi di mercato mostrano che il possesso di un’auto per un diciottenne non è più il simbolo di indipendenza o di status. Più cool avere nel portafoglio l’abbonamento a tre car sharing differenti. 

 

DIESEL PRIMA PAGINA LIBERATION DIESEL PRIMA PAGINA LIBERATION

Per avere un’idea di che cosa potrà succedere, di nuovo è utile osservare la California. Banali osservazioni che tutti facciamo (perché le strade sono invase da automobili con una sola persona a bordo? Perché le persone usano l’auto per andare a fare la spesa? Perché vecchi taxi hanno il monopolio del trasporto pubblico? Perché non mettono le colonnine di ricarica delle auto elettriche vicino ai distributori di benzina?) cominciano a ricevere risposte pratiche: la Google car senza autista, l’avanzata di Uber, il boom della bicicletta, ogni giorno una nuova coop di car sharing, i droni per la consegna delle merci, l’auto elettrica Tesla per super ricchi, la crescita esponenziale di Charge Point, una nuova azienda che fabbrica stazioni di ricarica elettrica con l’obiettivo di rendere pulito e supereconomico tutto il pendolarismo casa-lavoro in un raggio di cinquanta chilometri.

 

L’auto tradizionale ha ancora un futuro? Difficile dirlo. A un mese di distanza dallo scandalo, si viene a sapere che il colosso tedesco era gestito in modo molto, molto autoritario («una Corea del Nord cui mancavano solo i lager», secondo il settimanale Der Spiegel) e che la corruzione politica era semplicemente una voce di bilancio. È evidente che avere leggi e incentivi a proprio favore da oggi sarà più difficile. 

DIESEL DIESEL

 

Ma se Wolfsburg trema, Detroit non sta certo tranquilla. La sede delle tre grandi (GM, Ford e FCA) si è goduta un periodo buono di vendite, ma si prepara a tempi difficili. Ad agitare le acque, ci ha pensato il finanziere italiano Sergio Marchionne, l’eroico salvatore della fallimentare Chrysler. Da un anno almeno chiede a General Motors di «unire le forze», almeno nel campo della ricerca, «altrimenti nessuno sarà in grado di reggere i costi».

 

GM  rifiuta sdegnosa, sospetta che Sergio le voglia rifilare un pacco. Intanto a Detroit, per la prima volta dopo vent’anni, si discute di un inaudito sciopero proprio contro Sergio Marchionne, diventato famoso proprio come domatore di sindacati.

 

Gli operai della Chrysler hanno scoperto di essere pagati troppo poco: c’è qualcosa che non quadra quando un’azienda macina profitti, ma in dieci anni il costo del lavoro per ogni automobile prodotta è passato da 4.167 dollari a soli 1.771. Che seccatori! E non si può neanche licenziare tutti e spostare la baracca in Messico, perché l’anno prossimo ci sono le elezioni. 

Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler

Davvero, l’automobile ha un sacco di problemi. Non si fa più amare.

 

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…