E SE CI FOSSE LA MANO DI BARBARA? L’ADDIO DI IBRA ULTIMA CHANCE PER PATO ED ENNESIMO SMACCO PER GALLIANI - TIFOSI INCAZZATI PIU’ PER LA CESSIONE DI THIAGO SILVA CHE PER QUELLA DELLO SVEDESE - SUPERMARIO (SCONCERTI) FISCHIA IL RIGORE: “NON SI PUO’ ESSERE UN PAESE IN CRISI E AVERE UN CALCIO RICCO” - IRONIA WEB: “MA I 150 MILIONI SERVIRANNO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE?” - TEOCOLI RASSEGNATO: “SOCIETA’ IN DECADENZA, CI VORREBBE ZEMAN…”

Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"

Da un punto di vista tecnico senza Ibrahimovic scompare il Semplice, quella soluzione alle partite senza gioco che è stata un anno fa la differenza con la Juve. Loro giocavano, dovevano giocare bene, il Milan vinceva senza sforzo tutte le partite in cui pesava la differenza di Ibrahimovic. Perché è fondamentalmente vero, Ibra sbaglia i momenti importanti, ma realizza tutti gli altri, che sono di più e senza i quali i momenti importanti nemmeno esisterebbero.

Thiago Silva è invece il giocatore moderno per eccellenza, sa difendere e giocare a calcio, sa cominciare l'azione, sa anche concluderla. In Francia farà molti gol, in Italia era l'esempio di tutti. Forse con troppa leggenda dietro le spalle, come spesso i migliori. Però gli altri, la squadra, i compagni, lo sentivano un riferimento anche più grande di Ibrahimovic. Uno è un singolo, un individuo, un'isola. L'altro è l'inizio di tutti gli altri. Berlusconi ora dice che non si poteva rifiutare un'offerta così, sarebbe stato da irresponsabili.

Ha ragione, ma il suo Milan è andato avanti solo a forza di acquisti irresponsabili. O pensava davvero di essere il migliore, l'unico capace di coniugare risparmio e qualità? La mia impressione è che il Milan sia ancora una squadra fortissima, solo normalizzata. Dovrà faticare come gli altri per fare un gol. Passeremo da Ibrahimovic a Pato o El Shaarawy, troveremo altre strade, altre illusioni, ci divertiremo comunque. È il problema di fondo che resta e che non è più nemmeno nuovo: ci siamo impoveriti.

Non si può pretendere alla lunga di essere un paese in crisi e avere un calcio ricco. Il nostro calcio è retto dai migliori imprenditori del paese, Fiat, petrolio, Mediaset, Della Valle, De Laurentiis, Giochi Preziosi. La crisi del calcio è prima di tutto la loro crisi industriale. Il cinepanettone ha più anni del rapporto tra Berlusconi e il Milan, ma è finito anche lui. Si chiude una fase del capitalismo del calcio che va oltre la grande crisi europea. E credo ci sia per questo anche una ragione molto italiana, quasi inconfessabile. Per anni il calcio ha perso il suo vero azionista di riferimento, la Juve.

Questo ha permesso a tutti di abbassare la guardia e cercare di reinventarsi virtuosi. L'arrivo della prima crisi economica (2007-2008) ha fatto pensare si potesse comunque tutti sopravvivere con poco. La grande differenza nella spartizione dei diritti tv, ha perpetrato l'illusione. Poi si è toccato con mano.

È stato come se la Formula 1 avesse perso la Ferrari, si correrebbe ancora ma sarebbe tutto molto più povero. Il calcio ha dovuto mantenere un circo che non poteva permettersi in generale e di sicuro non senza la Juve. Alla fine di questa corsa il Milan è arrivato stremato perché Berlusconi ha di colpo pagato anche la sua lunga militanza politica. Ora è tutto vero, quello che il Milan sta facendo non è da vecchio Milan. Ma quel Milan non esiste più.

2 - UN POPOLO ROSSONERO DI RABBIA «ALLORA MEGLIO VENDERE TUTTO»... Giacomo Valtolina per il "Corriere della Sera"

C'è una frase pronunciata da Silvio Berlusconi che ha il sapore amaro dell'epoca che finisce. «I tifosi capiranno. Altrimenti si trovino qualcun altro che investa più soldi di quanto non abbia fatto io in tutti questi anni». Ventisei stagioni di vittorie svaniscono in un istante. Una risposta all'appello berlusconiano, in realtà, i tifosi rossoneri ce l'avrebbero ben chiara: «Ma non era meglio vendere agli arabi direttamente tutta la società?». Sulla Rete, per strada e via telefono cellulare, i milanisti imprecano. Si sfogano. Con la rabbia impotente di chi non vuole accettare, con il fatalismo di chi, in questa dirigenza, non sa credere più.

Le due perle rossonere vanno a Parigi, novella colonia rossonera, e sui forum montano collera e dolore: «Il numero 10 a Ibrahimovic e la fascia a Thiago Silva, le promesse si sono rivelate menzogne». In molti, giurano, non faranno l'abbonamento: «Per vedere chi? Una difesa da serie B?». Qualcuno ha già rinnovato e intorno a lui sente lo spettro del raggiro. C'è chi non ci crede e chi chiede lumi ai compagni di sventura. C'è chi getta la spugna («Calcio addio, avrò più tempo per mia moglie») e chi prova a sperare in qualche coup de théâtre spettacolare («La stampa sudamericana dice che arriverà Neymar per Robinho e soldi»).

Tra piagnistei e prese di coscienza, spuntano i distinguo. Qualcuno che appoggia la strategia societaria c'è. Anche sui blog del Corriere: «Meglio così, dobbiamo abituarci a un calcio diverso». Fair play finanziario e settori giovanili: «Vincere subito non serve».
Leggendo i commenti sul web, l'impressione è che di Ibrahimovic si era disposti a fare a meno: «Supponente», «accentratore», «mercenario». Mesi di ire represse liberate. Su Thiago Silva no, tutti d'accordo, impossibile transigere. Da lui bisognava ripartire. E, nel caso, rifondare. «Via Nesta, Seedorf, il brasiliano: e adesso chi farà da maestro a questi giovani?».

Sui social network, Twitter e Facebook, prevalgono invece le ironie: «Ma i 150 milioni serviranno per la campagna elettorale?». Si tirano in ballo i costi delle escort e dei parlamentari. Si ricordano le rassicurazioni di Adriano Galliani: «I tifosi stiano tranquilli».
Due illustri rossoneri, si uniscono al mesto coro crepuscolare. Diego Abatantuono e Teo Teocoli. Il primo si chiede il perché di tanto tira e molla. Incolpa Ibra per i suoi comportamenti, per il suo stipendio milionario, vero peccato originale della società. Poi s'interroga: «Sto guardando una partita under 19, tutti sono neojuventini, neointeristi. Ma nessun neomilanista».

Teocoli invece è rassegnato: «La società è in decadenza. Si era capito con le vendite di Kakà e Pirlo. Gli obiettivi sono cambiati, la Champions ormai solo un miraggio. Speriamo almeno di entusiasmarci e di vincere qualche derby, ma l'allenatore è quello giusto? Ci vorrebbe Zeman». Pensiero diffuso. I milanisti delusi già cercano surrogati. Improvvisi, impensabili gemellaggi: il Psg su SportItalia, o lo spettacolo boemo di scena all'Olimpico.

 

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