akio toyoda toyota

SOL LEVANTE E FONDENTE - SCAMBIO AZIONARIO TRA TOYOTA E SUZUKI: IL COLOSSO NIPPONICO AGGIUNGE UN'ALTRA PERLINA AI GIOIELLI CHE GIÀ POSSIEDE, TRA I QUALI IL 51% DELLA MAZDA, IL 16,8% DELLA SUBARU, E LA TOTALITÀ DELLA DAIHATSU - IN EUROPA SI TRACCHEGGIA SULLE FUSIONI, MA QUELLA TRA FCA E RENAULT RESTA SEMPRE SULLO SFONDO DAVANTI AL TRACOLLO DELLE VENDITE E ALL'URGENZA DI SVILUPPARE MOTORI ECOLOGICI

 

Flavio Pompetti per ''Il Messaggero''

 

toyota prototipo idrogeno

Si allarga il portfolio di partecipazioni azionarie della Toyota. La più grande delle case automobilistica del Giappone acquisterà il 4,9% del capitale della Suzuki, al costo di 908 milioni di dollari. A sua volta la quarta per dimensione tra le case giapponesi comprerà lo 0,2% delle azioni Toyota, con 454 milioni di dollari di spesa. L'accordo è stato giustificato dalla necessità di entrambe le aziende di tagliare i costi della ricerca, specialmente nel campo della ricerca e sviluppo di auto elettriche. Ma uno sguardo più in profondità al mercato globale dell'automobile rivela piuttosto che la manovra è un passaggio obbligato in un modello di sviluppo che sta puntando in una direzione univoca in tutto il mondo: la concentrazione tra le aziende di settore. La Toyota aggiunge la perla Suzuki ai gioielli che già possiede, tra i quali il 51% della Mazda, il 16,8% della Subaru, e la totalità della Daihatsu.

 

L'AVVICINAMENTO

toyota i road

La collaborazione permette alla casa fondata 110 anni fa da Michio Suzuki di tirare le redini nel mercato indiano nel quale aveva finito per puntare gran parte delle sue carte, e che si trova al momento in una dura fase di recessione. La Toyota guadagna invece un accesso al mercato indiano e a quello africano, nei quali le microvetture costruite dalla Suzuki hanno stabilito finora una presenza significativa. L'accordo è allo stesso tempo un segnale di avvicinamento delle due aziende, in un mercato maturo nel quale non c'è più spazio per la frammentazione che ha caratterizzato finora il Giappone.

 

toyota fv2

La stessa dinamica ha favorito negli ultimi anni una serie di collaborazioni che hanno avvicinato sulle altre piazze occidentali la Volkswagen alla Ford, la Daimler alla Bmw, e quest'ultima alla Jaguar-Land Rover, oltre alle acquisizioni di Chrysler ad opera della Fiat, e di Opel, nelle mani di Peugeot. L'urgenza sta ora contaminando anche piazze che fino a ieri consideravamo in espansione, come la Cina e l'India. Nella prima le tensioni commerciali e una saturazione del mercato interno hanno portato ad una caduta della domanda di nuove auto del 14%, e al paradosso che una delle prime aziende di bandiera la Brillance, deve oggi l'85% dei suoi utili alla joint venture con la Bmw, mentre il resto delle attività locali sono in perdita.

 

LA PROSPETTIVA

Questa contingenza ha spinto lo scorso febbraio la capofila delle case cinesi: la Gely, a stringere a sua volta un accordo di partnership con la Daimler. In India l'emergenza è ancora più acuta, con il mercato in picchiata (-18,4%), e la prospettiva che gli attuali 5 milioni di lavoratori del settore diventino 4 milioni entro il 2020. Non va meglio negli Usa, dove una recente analisi della Merril Lynch prevede la perdita del 30% delle vendite di auto entro il 2022.

 

fca renault

L'esperienza ci dice che le unioni di maggior successo tra case automobilistiche vengono decise in tempi di crisi (vedi Fca), mentre quelle fatte in tempi di espansione (Daimler e Chrysler nel '98) possono fallire. Non è una sorpresa quindi se le difficoltà che stanno insidiando la Nissan, costretta a tagliare 12.500 posti di lavoro, finiscono per riportare in primo piano la trattativa per un accordo a tre con Renault e Fca, collassata lo scorso 6 di giugno con il ritiro dell'offerta che John Elkann aveva messo sul tavolo.

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…