1- IL “SOLE” BRUCIA GIUSEPPE ORSI SVELANDO NUOVE INDAGINI GIUDIZIARIE CHE SI STANNO APPROFONDENDO TRA LA PROCURA DI NAPOLI E DI BUSTO ARSIZIO E DI ROMA, DOVE IL NUOVO PROCURATORE PIGNATONE HA TUTTA L’ARIA DI NON VOLER ARCHIVIARE LA PRATICA 2- IL “SOLE” ARRIVA AL PUNTO DI SCRIVERE CHE DALL’ATTIVITÀ DEGLI INQUIRENTI, AFFIANCATA DAI CARABINIERI GUIDATI DAL FAMOSO SERGIO DE CAPRIO (NOTO COME “CAPITANO ULTIMO”, DIVENTATO ORMAI UN FEDELISSIMO DI WOODCOCK), POTREBBERO EMERGERE PRESTO NOVITÀ ESPLOSIVE (IN BALLO LE TANGENTI ALLA LEGA, NEGATE DA FINMECCANICA) 3- ALCOA-GLENCORE: A CHE GIOCO GIOCA IL MINISTRO DEL (PROPRIO) SVILUPPO PASSERA? 4- COLAO MERAVIGLIAO, AMMINISTRATORE DELEGATO DAL 2008 DEL COLOSSO VODAFONE, SE NE FREGA ALTAMENTE DELLE SORTI DEL GRUPPO RCS DA CUI È USCITO SENZA GLORIA NELL’OTTOBRE DI SEI ANNI FA: DICHIARA DI GUADAGNARE 17 MILIONI DI EURO L’ANNO

1- CACCIA ALL'ORSI
Gli uscieri di Finmeccanica si sentono spiazzati dalle ultime notizie sulle presunte consulenze all'ex-moglie (separata ma non divorziata) del ministro Grilli.

Appena tornati dalle ferie, che non hanno interrotto per andare a sentire le banalità del comandante supremo Giuseppe Orsi al Meeting di Rimini, pensavano che l'unico argomento da seguire con interesse fosse la battaglia tra i due candidati per la presidenza degli Stati Uniti che può toccare la presenza del Gruppo in America. E sono rimasti particolarmente colpiti da un articolo uscito ieri sul quotidiano "MF" dove la giornalista Angela Zoppo ha scritto che dall'esito della competizione il Gruppo italiano potrebbe correre il rischio di una ‘'sequestration''.

Nonostante la perfetta conoscenza dell'inglese gli uscieri si sono precipitati per capire che cosa significa questa parola inquietante, ma la traduzione in italiano la spoglia di ogni contenuto criminale e indica "isolamento".

È ciò che potrebbe accadere se in caso di vittoria di Barack il Congresso non dovesse trovare un accordo sul budget e tagliare drasticamente le spese per la Difesa colpendo al cuore le attività della controllata americana Drs Technologies i cui ricavi dipendono quasi interamente da contratti con il Pentagono.

Secondo il quotidiano milanese "il fattore sequestration" preoccupa al punto da poter indurre il top management "a interrogarsi persino sulla necessità di nuove svalutazioni".

È un'ipotesi che non trova conferma ai piani alti di piazza Monte Grappa dove invece l'attenzione è salita alle stelle dopo le ri-rivelazioni del "Corriere della Sera" sulle consulenze alla moglie del ministro del Tesoro (erano già trapelate a giugno).

I più preoccupati sono i centurioni e i consulenti che curano la comunicazione di Finmeccanica (sotto la guida sempre più difficoltosa di Marco Forlani) ai quali è toccato fino a tarda sera lavorare ai fianchi i giornali amici e nemici per smentire categoricamente qualsiasi implicazione del loro capo-azienda.

Il risultato è una robusta marcia indietro che appare oggi sui principali organi di informazione a cominciare dal "Corriere della Sera" che aveva lanciato il siluro per mano di Fiorenza Sarzanini, la giornalista che insieme a Milena Gabbanelli e a Gianni Dragoni rappresenta un'autentica spina nel fianco.

La smentita del manager piacentino che ha preso il posto di Guarguaglini è stata categorica perché i fatti risalirebbero al 2010, un anno prima della sua nomina al vertice della società. Resta però il fatto che nelle intercettazioni si parla di una consulenza di 100mila euro alla moglie che Grilli ha lasciato da più di tre anni. I quattrini sarebbero andati a una piccola società romana che si chiama "Made in Museum" dove la signora Lisa Lowenstein si interessa di design e di oggettistica.

Adesso vive in America e probabilmente sta seguendo con attenzione la Convention di Obama come ha fatto in passato secondo quanto ha scritto tempo fa la giornalista Maria Latella. Non fa commenti e in questo senso è perfettamente allineata alla posizione del suo ex-marito che fino ad oggi non ha sentito il bisogno di smentire una vicenda delicata dove rischia di compromettere il suo profilo di tecnico estraneo a qualsiasi tipo di scambio.

L'atteggiamento del pallido Grilli è davvero curioso e fa pensare che il ministro non voglia entrare nel ventilatore delle chiacchiere proprio nel momento in cui si devono prendere decisioni importanti per Finmeccanica.

Sul tavolo c'è sempre il dossier delle dismissioni, prima fra tutte quelle di Ansaldo Energia che fa gola ai tedeschi di Siemens e sulla quale anche l'amministratore delegato Zampini ha messo il silenziatore.

Secondo gli uscieri la vicenda delle presunte consulenze potrebbe essere un capitolo della guerra sotterranea tra Orsi e Alessandro Pansa, il manager bocconiano che a maggio 2011 è diventato direttore generale e direttore finanza. Questa interpretazione non trova - salvo rare eccezioni - alcuna conferma anche se il legame tra il 50enne manager e il responsabile del Tesoro non è un mistero.

Ben più preoccupante è il siluro che appare oggi a pagina 18 del "Sole 24 Ore" dove si mette il dito sulle vicende giudiziarie di Orsi che si stanno approfondendo tra la Procura di Napoli e quella di Busto Arsizio dove è arrivato da poco un nuovo procuratore che ha tutta l'aria di non voler archiviare la pratica.

Il giornale di Confindustria arriva al punto di scrivere che dall'attività degli inquirenti, affiancata dai carabinieri guidati dal famoso colonnello Sergio De Caprio (noto come "capitano Ultimo"), potrebbero emergere presto novità esplosive.


2- UNA FIGURA DA PASSERA
Corradino Passera è troppo impegnato a curare il suo processo di beatificazione che dovrebbe portarlo a vele spiegate dentro la politica.

Ormai la reticenza manifestata a dicembre nel salotto del parroco Fabio Fazio ha lasciato il posto a dichiarazioni esplicite e gli specchietti della sinistra rimbalzano la sua immagine come un leader del futuro governo. Alla festa democratica di Reggio Emilia sembrava che la benedizione dell'ex-sindacalista Franco Marini fosse soltanto un afflato senile, poi è arrivata quella di D'Alema che l'ex-banchiere dovrebbe scongiurare visti i precedenti.

La passione per entrare nella mischia è talmente forte da fargli perdere di vista la pienezza delle sue responsabilità come ministro dello Sviluppo. A parte i bofonchiamenti sui miliardi da investire nella crescita, Corradino negli ultimi giorni ha dimostrato una disattenzione nei confronti delle crisi industriali più drammatiche.

Sul caso Fiat evita di pronunciarsi e lascia che la Fornero continui a inviare inviti lacrimevoli a Sergio Marpionne, ma è soprattutto la vicenda Alcoa a mettere in dubbio le sue capacità di governo.

Due giorni fa ha dichiarato con un cinismo simile a quello dei banchieri che si vedono nei quadri del pittore tedesco Grosz che la soluzione per l'Alcoa era semplicemente impossibile.

Nello stesso giorno alle ore 18,30 sul tavolo del suo ministero e delle istituzioni sarde è arrivata una lettera degli svizzeri di Glencore che conteneva una manifestazione di interesse per le sorti dell'alluminio prodotto in Italia. A dire il vero la missiva non portava la firma dei responsabili della società svizzera, ma di Carlo Lolliri, amministratore delegato della Porto Vesme srl, che opera in Italia per conto di Glencore. Questo comunque non è un motivo sufficiente per snobbare le proposte di una delle più grandi multinazionali al mondo.

Oggi il 60enne Lolliri spiega che se il governo saprà rimuovere gli ostacoli sul costo dell'energia, le infrastrutture e il numero elevato dei dipendenti, Alcoa potrebbe intervenire nel salvataggio. E la stessa cosa pare sia scritta anche in un'altra lettera spedita da Ginevra dove si trova il quartier generale di Klesch, un'altra multinazionale svizzera.

Di fronte a questa corrispondenza Passera si è trovato letteralmente preso in contropiede proprio nel momento in cui pronunciava drammatiche parole sul funerale dello stabilimento sardo.

A questo punto c'è da chiedersi perché l'ex-banchiere McKinsey, che vuole entrare sotto l'ombrello protettivo del nuovo governo, non abbia saputo costruire con il suo intervento un'ipotesi alternativa.

Eppure nel 2008 quando al governo c'era Berlusconi impegnò i 21 livelli del suo encefalo per salvare l'Alitalia con la cordata dei patrioti italiani e con i soldi di IntesaSanPaolo. Forse la vera ragione è che in quell'epoca al governo c'era Berlusconi mentre adesso a Palazzo Chigi siede un Professore che lo considera ininfluente nella politica industriale.


3- DIO PERDONA, CAPROTTI NO: BARABINO SGANCIA UN ASSEGNO 2 MILIONI A "ESSELUNGA"

Quando si fa il nome di Bernardo Caprotti si ricorda un arzillo vecchietto di 87 anni che a partire dal 1965 ha costruito l'impero dei supermercati "Esselunga".

Di lui sono note le polemiche scoppiate dopo la pubblicazione del suo libro "Falce e carrello" che attaccava Coop Italia. È un uomo fin troppo vivace che non ha esitato a far fuori i figli dalla gestione della sua società e non perde occasione per difendere i suoi interessi.

Lo sa bene Luca Barabino, il titolare dell'omonima società di pubbliche relazioni, che si è scontrato con l'arzillo Caprotti trovando sulla sua strada un osso più duro di lui. È successo infatti che l'imprenditore milanese si sia accorto che qualcosa non quadrava nei conti della pubblicità gestita dalla "Barabino & Partners", una delle società leader nella comunicazione. Così è partito un contenzioso legale al termine del quale il buon Barabino, che amerebbe molto di più dilettarsi con la squadra del Genova di cui è vicepresidente, pare abbia dovuto sborsare un assegno di 2 milioni a parziale ristoro dei conti che secondo Caprotti non tornavano.


4- COLAO SEMPRE PIU' MERAVIGLIAO

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Colao Meravigliao, amministratore delegato dal 2008 del colosso Vodafone, se ne frega altamente della spaventosa crescita in Borsa e delle sorti del Gruppo Rcs da cui è uscito senza gloria nell'ottobre di sei anni fa.

In un'intervista che appare oggi su "Panorama" l'ex-McKinsey dichiara di guadagnare 17 milioni di euro l'anno, e cerca di spiegare le ragioni di questo compenso che lo porta in cima alla classifica dei manager più pagati in Europa.

Con un rigurgito di umiltà abbastanza sospetto Colao dice: "non posso negare che 17 milioni di euro siano una cifra enorme. Ne ho parlato anche con mia moglie che in famiglia è quella più di sinistra".

A quanto pare la discussione ideologica tra le mura domestiche non ha generato particolari pentimenti".

 

 

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