1. AL TELEFONO GIULIA LIGRESTI COSI’ ATTACCAVA AL MURO IL BANCHIERE PIERGIORGIO PELUSO, FIGLIO DEL MINISTRO CANCELLIERI, ASSUNTO IN FONSAI ESCLUSIVAMENTE PER SALVAGUARDARE GLI INTERESSI DELLA FAMIGLIA: “E PELUSO... GLI HANNO DATO UNA BUONA USCITA DI CINQUE MILIONI, TI RENDI CONTO? CINQUE MILIONI, È STATO UN ANNO, HA DISTRUTTO TUTTO: GLI DANNO UNA LIQUIDAZIONE, INVECE CHE CHIEDERGLI I DANNI!” 2. ‘’IN CONSIGLIO NESSUNO HA FIATATO. SI', APPROVATO ALL’UNANIMITÀ. CHE SE FOSSE STATO IL NOME DI QUALCUN ALTRO... A MIO PADRE DI 85 ANNI AVREBBERO CONTESTANO QUELLA CIFRA. QUESTO QUI HA 45 ANNI, È UN IDIOTA. PERCHÉ VERAMENTE È VENUTO A DISTRUGGERE UNA COMPAGNIA. PERCHÉ LO HA FATTO PROPRIO SU MANDATO LA DISTRUZIONE... 5 MILIONI, È ANDATO IN TELECOM, E L’ITALIA NON SCRIVE NIENTE…AL CONTRARIO C’È UN ARTICOLO SU SUA MAMMA, SAI CHE È IL MINISTRO CANCELLIERI, PIENO DI LODI, FIGURATI... SECONDO ME QUELLA È UN’AREA INTOCCABILE PROPRIO. PAZZESCO.... L’ITALIA È UN PAESE DISTRUTTO, È VERAMENTE UNA MAFIA. I GIORNALI CHE SCRIVONO TUTTI UGUALI, POI APPENA UNO ALZA LA TESTA...”

1. LE PRESSIONI DEI LIGRESTI SU PELUSO, EX MANAGER FONSAI E FIGLIO DEL MINISTRO
Laura Galvagni per Sole 24 Ore

Piergiorgio Peluso «era una figura gradita a tutti». È arrivato al vertice di Fondiaria Sai, come chiariscono ambienti legali, perché «era la sintesi perfetta» delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti. A suo favore ha giocato il lungo legame con la famiglia Ligresti, sia personale che professionale, ha avuto consuetudine con l'Ingegnere fin dai tempi di Capitalia, ed ha avuto responsabilità crescenti ai vertici di UniCredit (ai tempi in procinto di diventare socio della compagnia assicurativa) e infine la stima di Mediobanca, dove pure ha gravitato per qualche anno.

L'arrivo ai vertici di FonSai è stato dunque "benedetto" da tutti, banche, famiglia e mercato. Ora, quell'incarico, alla luce delle intercettazioni che attribuiscono alla madre, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, un ruolo nella scarcerazione di Giulia Maria Ligresti, sembra assumere un profilo del tutto diverso. Come se il manager, nella primavera del 2011, fosse stato chiamato in Fondiaria esclusivamente per salvaguardare gli interessi della famiglia, salvo poi andarsene appena un anno dopo con una ricca buonuscita (3 milioni di euro).

Salvatore Ligresti, spiegano ancora fonti legali, probabilmente «contava sul fatto che il banchiere avrebbe rattoppato i buchi», che avrebbe nascosto le falle. D'altra parte, come detto, l'Ingegnere e Peluso avevano da tempo buoni rapporti sul fronte professionale e, sul piano personale, il forte legame di amicizia tra la compagna di Salvatore Ligresti e la madre del manager sembrava garantire un'ulteriore protezione istituzionale. Abbastanza per far pensare all'Ingegnere di avere imbarcato un amico fidato.

Così, assicurano fonti informate, non è stato e Salvatore Ligresti lo avrebbe mal digerito. Tanto che, rileggendo l'ordinanza di arresto della famiglia Ligresti e dei manager (Antonio Talarico, Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni), in un passaggio in cui si esamina la posizione di Erbetta, la procura di Torino commenta in questi termini l'operato dell'ex banchiere: «Merita sin da subito evidenziare come l'inversione di tendenza all'interno di FonSai (di cui parla l'indagato), anche con riferimento alle modalità di determinazione attuariale della riserva sinistri, sia stata in realtà determinata dall'assunzione, in qualità di direttore generale, di Peluso Pier Giorgio e di altri manager da lui selezionati, i quali hanno dato un significativo impulso in tale direzione (Perco Gianandrea per il settore immobiliare e Motta Claudia per quello della gestione contabile), e non grazie ad Erbetta. In proposito, giova ricordare la deposizione dello stesso Peluso, nonché, più in particolare, quella di Ghizzoni Federico, amministratore delegato di Unicredit, il quale ha rappresentato di aver preteso (in occasione dell'ingresso di Unicredit nel capitale azionario di FondiariaSai) un cambio nella governance più significativo rispetto alla mera sostituzione, nel ruolo di amministratore delegato, di Marchionni con Erbetta, considerata soluzione interna non sufficiente a provocare un cambiamento gestionale rispetto al passato».

La procura di Torino, dunque, promuove l'intervento di Peluso sul bilancio di FonSai e la tesi, tra l'altro, trova conferma anche nella deposizione di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca: la scelta di Peluso in Fonsai è stata «fatta direttamente dalla famiglia Ligresti, avendo egli un rapporto storico con gli stessi». Peluso, però, fin da subito «iniziò a rendersi conto della gravità della situazione patrimoniale ed economica di Fondiaria» che, causa lo spread si aggravò nel corso del terzo trimestre, cosa che il manager «segnalò mettendo in luce problemi di solvency». Nagel poi chiude così: «Preciso ancora che personalmente non feci, né in generale UniCredit fece, pressioni per indicare il manager da inserire all'interno di Fondiaria».

Ancora una volta, dunque, si attribuisce ai Ligresti la scelta di Peluso come direttore generale e poi si ribadisce che fu proprio il manager a mettere in chiaro criticità fino a quel momento celate, intervenendo sulle riserve e sul patrimonio immobiliare.

Una volta uscito dall'orbita di Fondiaria il manager, scrive il nucleo di polizia Tributaria della Gdf di Torino, avrebbe comunque continuato a dedicare parte del proprio tempo alla compagnia intrattenendo «rapporti con alcuni dirigenti del Gruppo, interessandosi sia alle vicende giudiziarie che di quelle societarie» e ciò è testimoniato da diverse conversazioni telefoniche.

La ragione? Probabilmente per verificare gli sviluppi. Il suo addio ha coinciso con l'ascesa di Unipol e di Carlo Cimbri nel capitale dell'ex galassia Ligresti. Intervento che ha portato nel 2012 a un nuovo sensibile aggiustamento delle riserve, poi tradotto nei rapporti di concambio. La barra, dunque, sarebbe stata ulteriormente raddrizzata. Dell'intera vicenda FonSai, confermano ambienti investigativi, Peluso è al momento solo un testimone.

2. AL TELEFONO GIULIA LIGRESTI ATTACCAVA IL FIGLIO DEL MINISTRO: "E PELUSO... GLI HANNO DATO UNA BUONA USCITA DI CINQUE MILIONI, TI RENDI CONTO? CINQUE MILIONI, È STATO UN ANNO, HA DISTRUTTO TUTTO"
Gianluca Paolucci, Niccolò Zancan per La Stampa

Eppure non si amavano tanto. «Sono giornatacce, veramente, un incubo.... Ho degli sconforti, credimi. Ieri hanno fatto 'sta cosa alla Procura di Torino. Poi il commissario arriva in Fondiaria a sparare contro di noi. E Peluso... Gli hanno dato una buona uscita di cinque milioni, ti rendi conto? Cinque milioni, è stato un anno, ha distrutto tutto».

Questa è la voce di Giulia Maria Ligresti. La mattina del 19 ottobre 2012 si sta sfogando al telefono con un'amica. Sono già tempi molto difficili, la bufera giudiziaria si sta addensando nel cielo di Fonsai. Ma ancora nessuno ne conosce l'esatta portata. Giulia Ligresti parla della liquidazione concessa a Piergiorgio Peluso, il figlio del ministro Annamaria Cancellieri.

È arrivato da Unicredit nel 2011 con il ruolo di direttore generale. Stanno parlando della sua liquidazione dopo un anno di lavoro. L'amica è solidale con Giulia Ligresti: «Gli danno una liquidazione, invece che chiedergli i danni!». «Sì, invece di chiedergli i danni! Mi hanno detto che in consiglio nessuno ha fiatato. Sì, sì.. Approvato all'unanimità. Che se fosse stato il nome di qualcun altro... A mio padre di 85 anni avrebbero contestano quella cifra. Questo qui ha 45 anni, è un idiota. Perché veramente è venuto a distruggere una compagnia. Perché lo ha fatto proprio su mandato la distruzione... 5 milioni, è andato in Telecom, e l'Italia non scrive niente». «Cavolo, potessero scrivere qualcosa», dice l'amica. E Giulia Ligresti: «Al contrario c'è un articolo su sua mamma, sai che è il ministro Cancellieri, pieno di lodi, figurati... Secondo me quella è un'area intoccabile proprio. Pazzesco.... L'Italia è un paese distrutto, è veramente una mafia. I giornali che scrivono tutti uguali, poi appena uno alza la testa... ».


Fa uno strano effetto rileggere queste parole, alla luce di quanto è emerso successivamente nelle indagini. E cioè che la famiglia Ligresti si è rivolta proprio al ministro Cancellieri per chiedere aiuto. A luglio Giulia Maria è in carcere. Non mangia, soffre di anoressia. I suoi avvocati chiedono senza successo gli arresti domiciliari. È in quel momento che Gabriella Fragni, la compagna di Salvatore Ligresti, intercettata, dice: «La persona che potrebbe fare qualcosa per Giulia è il ministro Cancellieri». Chiedono aiuto al ministro. E il ministro Cancellieri, accolta la richiesta, si spende personalmente. Come ha spiegato lei stessa in un verbale datato 22 agosto 2013. Quando è stata sentita in qualità di testimone, dal procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi: «Ligresti mi ha rappresentato la preoccupazione per lo stato di salute della nipote Giulia Maria, la quale, come peraltro riportato in articoli di stampa, soffre di anoressia e rifiuta il cibo. In relazione a tale argomento ho sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati. Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso, in considerazione del rischio connesso con la detenzione».

Criticava la pesantissima buonuscita pagata al figlio del ministro. È stata aiutata dal ministro in persona. Questo è successo a Maria Giulia Ligresti. Finita in carcere il 7 luglio con il padre Salvatore e la sorella Jonella. Tutti accusati di falso in bilancio aggravato e aggiotaggio. Finora lei è stata l'unica a patteggiare la pena. Il 19 settembre è stata condannata a due anni e otto mesi. La sua versione dei fatti è raccontata in cinque diversi verbali, l'ultimo è del 24 luglio. «Mi sono occupata più da vicino delle vicende della Premafin-Fondiaria dal dicembre 2011, quando vi era la pressione di Peluso per un nuovo aumento di capitale e mio padre era in difficoltà. Allora ritenni che dovevo offrire un mio contributo più energico. Ma come ho già detto, mio padre era ed è ancora - se pur in modo più limitato - persona molto carismatica. Quindi era lui ad assumere le decisioni che riguardavano il gruppo. Io ero quella che faceva la beneficenza, che si occupava di pubblicità e comunque avevo un ruolo in una holding non operativa... ».

Ma com'era arrivato Peluso in Fonsai? Lo spiega la sorella Jonella in un verbale del 23 luglio 2013: «Peluso era un manager di Unicredit che conosceva perfettamente i conti Fondiaria. Era persona che noi conoscevamo da tempo per via dell'amicizia tra i genitori di Peluso e mio padre. Per cui siano stati proprio noi a proporgli di venire in Fonsai, sapendo che era al tempo stesso gradito a Unicredit». Anche nel verbale del 2 ottobre , uno degli ultimi atti formali d'indagine, Jonella Ligresti precisa: «Peluso era gradito anche alla mia famiglia. Quando è giunto in Fondiaria in suoi incarichi erano già stati stabiliti. Peluso ha accettato con le deleghe che lui stesso intendeva ricoprire (bilancio, area immobiliare). Ritengo che, prevenendo da Unicredit, sua intenzione fosse fare un salto di qualità».

 

 

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