
DAGLI USA ALL’EUROPA, LA VOCE DEI MERCATI FA TREMARE L’OCCIDENTE – PER LA PRIMA VOLTA DA LUGLIO, IL TASSO DEI TITOLI DI STATO STATUNITENSI A 30 ANNI HA SUPERATO QUOTA 5%. COLPA DEI DAZI TRUMPIANI E DEL DEFICIT MONSTRE – LO STRESS SUI BOND DI FRANCIA E REGNO UNITO CONTINUA CON L’AUMENTO DELL’INCERTEZZA POLITICA E I DUBBI SULLA TENUTA DEI CONTI PUBBLICI DI PARIGI E LONDRA – SULL’ONDA DELLE TURBOLENZE L’ORO TOCCA NUOVI RECORD, OLTRE I 3.550 DOLLARI L’ONCIA – L’ALLARME DELLA PRESIDENTE DELLA BCE, CHRISTINE LAGARDE: “RISCHI DA CRIPTOVALUTE E FONDI D’INVESTIMENTO”
Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per www.lastampa.it
Non si placa l’ondata di tensione sui mercati finanziari. Il tasso dei titoli di Stato statunitensi a 30 anni ha superato quota 5% per la prima volta da luglio, con fibrillazioni crescenti anche per le scadenze più basse. Lo stress sui bond di Francia e Regno Unito continua con l’aumento dell’incertezza politica e i dubbi sulla tenuta dei conti pubblici di Parigi e Londra.
Sull’onda delle turbolenze l’oro tocca nuovi record storici sopra 3.550 dollari l’oncia e si moltiplicano gli allarmi. La presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, mette in guardia sul settore finanziario non bancario e sulle stablecoin, che possono innescare nuove crisi di liquidità.
E Ray Dalio, fondatore del fondo hedge Bridgewater, afferma che gli Stati Uniti possono provocare «un attacco cardiaco economico provocato dal debito». Quello che è certo, evidenzia Bnp Paribas, è che gli scossoni sono destinati a continuare.
Cosa succede sui mercati finanziari?
Dopo una pausa estiva all’insegna della calma apparente, la policrisi globale è tornata al centro dei pensieri degli investitori. Dai dazi statunitensi all’aumento del debito pubblico a livello mondiale, passando per le fragilità geopolitiche e le crisi politiche, come quella francese, il mix di sfiducia è diventato sempre più intenso.
donald trump e jerome powell 5
Oltre a ciò, come evidenziato da più di una banca centrale, ci si domanda se il dollaro possa mantenere il suo status di riserva mondiale anche sotto l’amministrazione Trump e se l’indipendenza della Federal Reserve potrà essere messa in discussione dalle ingerenze della Casa Bianca. Ne deriva, come sottolineato da Bnp Paribas, che a essere più colpiti dalla crescita dei rendimenti sono le obbligazioni governative di lungo periodo.
Come i titoli trentennali. È stato così per Londra, con i dubbi sulle coperture di bilancio. È così per Parigi, alle prese con una nuova crisi politica. Ed è così per Washington.
C’è il rischio di un possibile contagio europeo?
DONALD TRUMP I DAZI E I MERCATI
La fragilità dell’Europa in questa fase storica è evidente. Da un lato, per motivi geopolitici. La guerra in Ucraina non trova una conclusione, nemmeno dopo il summit in Alaska fra il presidente statunitense Donald Trump e il corrispettivo Vladimir Putin. Ne deriva che fra gli investitori c’è timore che crisi politiche come quella francese e lo stallo sulle spese per la Difesa possano danneggiare la reputazione dell’Europa nella sua interezza.
E l’Italia?
La posizione debitoria italiana è elevata, ma la stabilità politica e il consolidamento fiscale degli ultimi anni hanno dato i suoi frutti. Al punto che anche la Bce ha lodato gli sforzi del Tesoro.
Finora, come evidenziato dalle agenzie di rating, non c’è una particolare attenzione su Roma. Il sentimento potrebbe cambiare qualora ci fosse una rottura del rapporto di fiducia fra governo e investitori, che per ora non sembra esserci.
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Perché Lagarde lancia l’allarme su criptovalute e settore finanziario non bancario?
jerome powell e christine lagarde al forum della bce a sintra
La banchiera centrale francese ha messo in guardia gli operatori sulla possibilità di crisi di liquidità capaci di destabilizzare i mercati. Da qui il monito: «Gli echi del rischio restano familiari: tensioni di liquidità, leva finanziaria, improvvise perdite di fiducia e interconnessioni nascoste. Conosciamo i pericoli. E non dobbiamo attendere una crisi per prevenirli». Nuovi choc finanziari possono manifestarsi all’improvviso, secondo Francoforte.
Cosa c’entrano gli Stati Uniti con questa crisi di fiducia?
effetto dei dazi di trump sui mercati
Ci sono tre ragioni, come sottolineato dalle principali banche d’affari. Primo, il bilancio del Big Beautiful Bill, il maxi piano di stimolo fiscale voluto da Trump. Le coperture sono poche, il deficit molto.
Secondo, la poca chiarezza sulla guerra tariffaria in corso, fra accelerate e retromarce. Terzo, l’accerchiamento della Fed, con gli evidenti dubbi sulla credibilità degli Stati Uniti come emittente. Tutti elementi che riducono la reputazione di Washington agli occhi dei mercati.