giorgia meloni ministri in senato governo

LA CASTA NON MUORE MAI – NEL CENTRODESTRA QUASI TUTTI PRENDONO LE DISTANZE DALLA NORMA CHE ALZA DI 7MILA EURO LORDI AL MESE GLI STIPENDI A MINISTRI E SOTTOSEGRETARI NON ELETTI IN PARLAMENTO. EPPURE L'EMENDAMENTO ALLA MANOVRA NON È STATO RITIRATO – NEL GOVERNO C'È IMBARAZZO: SALVINI SI DEFILA (“NON NE SAPEVO NULLA”) E MELONI FINORA È RIMASTA MUTA – GLI ATTUALI OTTO MINISTRI NON ELETTI IN PARLAMENTO HANNO GIÀ ABBONDANTI RISORSE PER STAFF E CONSULENTI: IN TUTTO UN ESERCITO DI 210 PERSONE CHE COSTA OLTRE 3 MILIONI DI EURO L'ANNO…

1 - MINISTRI, RESTA L’AUMENTO MA NESSUNO SE LO INTESTA

Estratto dell’articolo di Andrea Bulleri per “il Messaggero”

 

GIORGIA MELONI CONSIGLIO DEI MINISTRI

Bersagliata dalle opposizioni. Disconosciuta da un pezzo di governo e maggioranza. Non ancora rinnegata ma neanche difesa, se non da qualche voce isolata di chi sa che rischia di finire fischiato. Se ancora non è chiaro che fine farà la contestatissima norma per alzare (di circa 7mila euro lordi al mese) gli stipendi a ministri e sottosegretari non eletti in Parlamento, l'emendamento alla Manovra già ribattezzato come il "bonus di Natale" in nome della lotta ai privilegi della "casta", una cosa è certa: nessuno o quasi sembra più disposto a intestarsi il provvedimento. Non in pubblico, almeno.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI COME ALICE E IL CAPPELLAIO MATTO - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Tanto che, fiutata l'aria dello scaricabarile, ora dalle parti dell'esecutivo c'è chi spera in un intervento in prima persona della premier, per fare «chiarezza» con gli elettori. E magari sbrogliare la matassa, rimediando a quello che qualcuno già bolla come un patatrac comunicativo.

 

Precisando insomma che «non si parla di politici che si svegliano la mattina e decidono di alzarsi lo stipendio. Ma di sancire la spiega chi fuori dai microfoni difende la misura che un ministro un sottosegretario con incarichi anche complessi non dovrebbe guadagnare meno di un parlamentare». […]

 

Al netto delle prese di distanza e dei «non so», in ogni caso, l'orientamento che prevale nel governo sull'emendamento firmato da tutti e quattro i relatori di maggioranza (e già depositato) al momento sarebbe quello di andare avanti. Una retromarcia ora, ragionano in maggioranza, avrebbe l'unico effetto di far cantare vittoria alle opposizioni, e forse potrebbe persino peggiorare il cancan mediatico sull'argomento.

 

guido crosetto - atreju - foto lapresse

Né sembra aver fatto breccia il "lodo Crosetto", la proposta del ministro della Difesa di approvare ora la modifica (che avrebbe effetti per 8 ministri e 10 sottosegretari, parificando i loro emolumenti a quelli dei colleghi con l'aggiunta dei rimborsi per le "spese per l'esercizio del mandato" e quelli per le spese telefoniche e di viaggio), ma di farla valere solo dal prossimo governo in poi. «Se così fosse bisognerebbe ritirare la norma dalla legge di Bilancio e procedere con un provvedimento di altro tipo. Ma a che pro?», si chiede qualcuno dentro FdI.

 

elly schlein sciopero generale 29 novembre 2024 foto lapresse

[…]  L'attacco a testa bassa delle opposizioni è atteso e il fronte del centrosinistra è deciso a cavalcare la polemica. Elly Schlein ha già colpito: «Con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l'altra bloccano il salario minimo». I 5S annunciano le «barricate» contro la norma, e insieme ad Avs domandano: «Neanche Meloni sapeva?».

 

Il riferimento è alle parole di Matteo Salvini, che prima di intervenire al congresso della Lega lombarda spiega ai cronisti che sul caso dell'aumento di stipendio per ministri e sottosegretari «non ne sapevo nulla, non ho seguito la vicenda». […]

 

2 - MINISTRO QUANTO MI COSTI

Estratto dell’articolo di Anna Maria Angelone per “la Stampa”

 

GIORGIA MELONI E I MINISTRI ALLA CAMERA

Un esercito di 210 persone fra staff a stretto riporto dei ministri, collaboratori esterni e consulenti che costano, nel complesso, oltre 3 milioni di euro. È questo il conteggio effettuato da La Stampa sulle strutture organizzative degli otto ministri non parlamentari finiti nel mirino a causa dell'emendamento alla manovra destinato ad aumentarne lo stipendio.

 

All'origine della misura proposta, la volontà di equiparare il trattamento economico - per loro ma anche per un'altra decina fra viceministri e sottosegretari che si trovano nella stessa condizione - a quello oggi più alto dei colleghi che hanno anche uno scranno in Parlamento. Aumento che riconoscerebbe indennità oggi non previste come quelle del rimborso spese per l'esercizio del mandato, per le spese di viaggi e spostamenti, per la telefonia. Scontate le polemiche. Eppure, questi ministri beneficiano di ampie risorse per l'esercizio del loro mandato.

 

GLI 8 MINISTRI NON PARLAMENTARI - COSTO DEGLI STAFF - LA STAMPA

[…]

 

La doverosa premessa è che si tratta di una ricostruzione parziale perché, nonostante l'obbligo di amministrazione trasparente, non tutti i siti dei ministeri rendicontano alla stessa maniera. E dunque, alcuni ministri più solerti potrebbero apparire più faraonici o "spendaccioni" di altri ma non è detto sia così.

 

Resta il fatto che in testa alla classifica, almeno per numero di assistenti, c'è la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone: 83 i contratti in essere nell'anno in corso per un totale di spesa pari a 304.725 euro. E questo senza contare tutti i numerosi dipartimenti che afferiscono al suo Ministero.

 

Segue il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: 13 gli incarichi a collaboratori estranei all'amministrazione negli uffici di diretta collaborazione del ministro (spesa 365 mila euro), 14 contratti per esperti di particolare professionalità e specializzazione (395 mila euro di costo) a cui si aggiungono quattro tecnici per i progetti legati al Pnrr, quest'ultimi della durata di un anno (in tutto altri 140 mila euro). In definitiva, coadiuvano il ministro a vario titolo 31 professionisti per una spesa di 900 mila euro.

MARINA CALDERONE GIANCARLO GIORGETTI

 

Venendo al ministro della Cultura Alessandro Giuli, subentrato all'ex ministro Gennaro Sangiuliano proprio per una consulenza considerata da taluni discutibile, ha 21 assistenti: nove istituzionali, dieci consiglieri, due per i sottosegretari e una posizione ancora aperta. Totale spesa dei contratti: 792.959 euro.

Più articolata, di contro, la composizione dello staff di Guido Crosetto.

 

Il ministro della Difesa conta sette incarichi nell'ufficio di gabinetto (428 mila euro di spesa), altri dieci come collaboratori e consulenti per l'esercito, un consulente per le segreterie ai sottosegretari di Stato in corso di definizione. Il costo complessivo dei contratti in essere è di 663.880 euro.

 

giuseppe valditara - foto lapresse

Anche il ministro della Salute Orazio Schillaci ha una macchina organizzativa ramificata: vanta 17 incarichi, due dei quali a esperti del calibro di Guido Rasi (ex capo dell'Agenzia del farmaco europea) e la microbiologa Maria Rita Gismondo. Entrambi hanno avuto un contratto di consulenza come esperti da 36 mila euro ma oggi prestano la propria assistenza a titolo gratuito essendo ormai andati in pensione.

 

Molto complessa anche la struttura del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Diciotto i contratti in essere a esterni fra staff, collaboratori, personale per le varie segreterie del Ministero, esperti giuridici, comunicazione e rapporti con la stampa. Spesa totale, in questo caso, pari a 813.542 euro. E anche qui, senza tenere conto di tutti i dipartimenti del dicastero.

 

ALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSE.

Meno il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. Sedici gli assistenti a vario titolo del primo, sei i contratti di consulenza esterna della seconda. Per loro, tuttavia, non è possibile ricostruire il trattamento economico di tali incarichi.

 

In definitiva, il totale arriva a 210 contratti a collaboratori e consulenti in carica per una spesa complessiva di 3.835.089 euro.

matteo piantedosi - foto lapresse

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...