ruffini calenda renzi schlein

CERCO UN CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE! C’È VITA OLTRE GLI ETERNI DUELLANTI RENZI& CALENDA E RUFFINI, AUTOCANDIDATOSI ALLA GUIDA DEL RASSEMBLEMENT CENTRISTA E GIA ’IMPALLINATO - COME DAGO DIXIT, IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DI SINISTR-ELLY SCHLEIN E I POPOLARI SONO SEMPRE PIU’ A DISAGIO NEL PD - A FEBBRAIO È PREVISTA “UNA GRANDE COSTITUENTE” A ROMA. PER FARE COSA? UN NUOVO PARTITO? “PIUTTOSTO UN NUOVO SPARTITO” – L’ATTIVISMO DI ROMANO PRODI CHE NON FA MISTERO DI CONSIDERARE NON SUFFICIENTE LA LEADERSHIP DI SCHLEIN PER BATTERE L’ARMATA MELONIANA - DAGOREPORT

DAGOREPORT

HTTPS://WWW.DAGOSPIA.COM/POLITICA/DAGOREPORT-CERCO-CENTRO-GRAVITA-PERMANENTE-NELL-AREA-MODERATA-FU-POLO-418094

 

 

 

LA CONFUSIONE TRA CENTRISTI CHE FAVORISCE FORZA ITALIA

Massimo Franco per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

ernesto maria ruffini

C’è una differenza vistosa, tra la confusione che regna nella nebulosa centrista delle opposizioni e le certezze nell’area moderata del governo. Già suona singolare, perché alla fine potrebbe risultare un complimento a Giorgia Meloni, quanto ha detto ieri polemicamente il leader di Azione, Carlo Calenda.

 

E cioè che quello della premier è «un governo democristiano», ligio alle indicazioni di Bruxelles. Ma soprattutto, colpisce l’agitazione seguita alle dimissioni dall’Agenzia delle Entrate, annunciate al Corriere da Ernesto Maria Ruffini. Filtra una freddezza che non depone a favore di un’investitura a «federatore» dell’arcipelago centrista aggregato al partito di Elly Schlein.

 

Sottolinea semmai come lo schema di un’alleanza tra sinistra e cattolici appaia tutto da ripensare; e comunque sia difficile da realizzarsi per i veti reciproci che i potenziali protagonisti continuano a manifestare. Più che un cantiere, l’istantanea delle opposizioni assomiglia a un rebus irrisolto tra il ruolo del Pd, quello di Avs, del M5S e dei «centristi».

calenda renzi

 

Il primo ha scelto una linea di sinistra, che porta la segretaria davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi, e ieri nei controversi centri di accoglienza preparati dal governo in Albania, desolatamente deserti. Il movimento di Giuseppe Conte opta per un ambiguo «progressismo indipendente» che replica l’idea di una forza «postideologica», attenta a ogni alleanza.

 

(...)

È un quadro confuso e incapace di qualsiasi sintesi; e accusato di subalternità nei confronti del Pd. E questo permette al vicepremier Antonio Tajani di rivendicare la funzione di calamita di FI per un mondo che gravita intorno alla maggioranza. «Al centro c’è Forza Italia, non vedo altre realtà.

 

Il centrosinistra non esiste più, esiste la sinistra. Non vedo politiche di centro, non vedo scelte di centro». È una descrizione nella quale si avverte anche il calcolo di chi non solo ritiene ma spera che la fotografia sia fedele alla realtà.

ernesto maria ruffini

 

Ma il post-berlusconismo può contare sulle accuse rivolte al Pd dagli stessi centristi che dovrebbero essere suoi alleati; e che sottolineano costantemente quanto sia controproducente la «scelta unitaria» di Schlein nei confronti dei post-grillini. È un inseguimento del dialogo con Conte, che porta magari qualche voto ma rimuove la spaccatura sulla politica estera.

 

Rende l’agenda del Pd sbilanciata. Sottovaluta le conseguenze anche elettorali della frattura che si è prodotta nei 5 Stelle, ridimensionandoli. E cristallizza uno schema che renderà più difficile la costruzione di un’alternativa vincente.

 

RUFFINI E GLI ALTRI, IL NETWORK DEI CATTOLICI CHE SOGNANO IL GRANDE RITORNO

conte renzi schlein

Francesco Bei per “La Repubblica” - Estratti

 

C’è vita oltre Ruffini. Il mondo cattolico si è rimesso in movimento, ben prima della “discesa in campo” di Mr Fisco. Da mesi la foresta cresce in silenzio, con la benedizione discreta dei vescovi, anche se quasi nessuno se n’è accorto. «Siamo partiti un anno fa con una chat di trenta persone – ricorda oggi Francesco Russo, ex senatore Pd e consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia – e oggi siamo un network di 400 amministratori locali di tutti i partiti».

renzi schlein

 

L’idea è quella di ridare voce ai cattolici in quanto tali, a quelli impegnati in politica e nel sociale. Dopo il lungo oblio iniziato con il cardinal Camillo Ruini, che aveva appaltato la rappresentanza dei cattolici ai teocon berlusconiani, è in corso un risveglio che interessa tutta l’area.

 

La pallina ha iniziato a rotolare da Trieste, all’inizio dell’estate, a margine della settimana sociale della Chiesa (aperta da Mattarella e chiusa da papa Francesco). Quello che avrebbe dovuto essere un incontro di una ventina di amministratori locali, si è trasformato in una riunione con solo posti in piedi. Se ne sono presentati spontaneamente quattro volte tanti.

 

Da lì in poi non si sono più fermati, con altri incontri a Roma e Napoli sempre più affollati, segno che la domanda c’è. «Alla base c’è sicuramente un po’ di disagio – spiega un altro dem come Graziano Delrio -, il fatto di non sentirsi pienamente rappresentati nella propria soggettività. Ieri a Macerata si celebrava il settantesimo della morte di Alcide De Gasperi, ma nel Pd non se l’è filato nessuno. Perché dobbiamo lasciare De Gasperi alla destra?».

ernesto maria ruffini

 

E’ chiaro che questo sommovimento riguarda in questo momento soprattutto il centrosinistra, per quanto gli animatori della “scossa” ci tengano molto alla loro trasversalità, alla possibilità di rivolgersi anche ai moderati del centrodestra. Ma con una leadership come quella attuale del Pd, ritenuta distante sul piano dei valori e troppo sbilanciata a sinistra, il “disagio” di cui parla Delrio è anche verso il Nazareno: «Schlein a parole afferma la volontà di un partito che sappia essere inclusivo – ammette - ma è chiaro che lei è un’altra cosa».

 

ERNESTO MARIA RUFFINI

A questa inquietudine cattolica fa da specchio la Chiesa, specie dopo che la presidenza della Cei è stata affidata a una personalità come il cardinale Zuppi. Il giacimento identitario da cui trae forza questa “onda” è naturalmente iI magistero di Bergoglio, sul quale Zuppi – cresciuto a Sant’Egidio - modella un’agenda costruita su alcuni temi chiave: pace, ambiente, diritti degli ultimi, disagio sociale, partecipazione. Gli appuntamenti per discutere e ritrovarsi, per creare massa, si susseguono. L’impressione è che sia in corso un’accelerazione, di cui l’uscita di Ernesto Maria Ruffini, con l’intervista “programmatica” al Corriere, sia solo l’ultimo epifenomeno.

 

romano prodi elly schlein

A Milano, ad esempio, domani - sabato 14 dicembre – la rete di amministratori cattolici nata a Trieste si rivedrà all’Ambrosianeum per continuare il confronto. Non si fermeranno, visto che a febbraio hanno in mente di convocare “una grande costituente” a Roma. Per fare cosa? Un nuovo partito? «Piuttosto un nuovo spartito», spiegano giocando con le parole. Le idee le hanno raccolte in un libro uscito pochi mesi fa – “Piano B, uno spartito per rigenerare l’Italia” – dove hanno scritto personaggi come Leonardo Becchetti, Marco Bentivogli, Marta Cartabia, Enrico Giovannini, Elena Granata, Giorgio Vittadini.

 

Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 3

(…) La lectio principale di geopolitica è affidata a Romano Prodi, che non fa mistero di considerare non sufficiente la leadership di Schlein per battere l’armata meloniana. E in platea è atteso proprio Ruffini.

 

L’onda insomma non si ferma. Gli interlocutori crescono. L’approdo finale di tutto questo movimentismo non è ancora chiaro, forse neppure agli stessi protagonisti. Ci si conta, si discute, ci si riconosce. L’ala più politica immagina anche un grosso colpo a sorpresa in primavera, un po’ alla Marco Pannella, per farsi finalmente vedere. Una mozione da presentare lo stesso giorno in tutti i comuni e i consigli regionali d’Italia, “per ricominciare a dettare l’agenda”. Per il futuro, chissà. La messa è appena iniziata.

camillo ruini romano prodiMatteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 2Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 1romano prodi MATTEO ZUPPIERNESTO MARIA RUFFINI

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...