zelensky trump putin

STALLO ALL’UCRAINA – LA CONTROPROPOSTA DI ZELENSKY AL PIANO DI TREGUA AMERICANO PER IL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA, PRESENTATA A TRUMP DURANTE L’INCONTRO IN VATICANO, È CONSIDERATA UN PASSO IN AVANTI DA PARTE DI KIEV (CHE PER LA PRIMA VOLTA NON HA EVOCATO L'ADESIONE ALLA NATO NE' IL PIENO RECUPERO DEI TERRITORI OCCUPATI) – PUTIN ANNUNCIA LA RICONQUISTA DEL KURSK (GERASIMOV HA ELOGIATO L'AIUTO DEI NORDCOREANI) E NON FA ALCUN CENNO ALLA TREGUA, MOTIVO PER CUI TRUMP S'E' INCAZZATO: “FORSE PUTIN NON VUOLE FERMARE LA GUERRA, MI STA SOLO PRENDENDO IN GIRO, E FORSE DEVE ESSERE TRATTATO IN MODO DIVERSO” 

1 - TRE PROPOSTE PER TORNARE AL TAVOLO VOLODYMYR RILANCIA

Estratto dell’articolo di Fa.To.per “la Repubblica”

 

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

Con una forsennata agenda di incontri bilaterali, tutti concentrati nell’arco di poche ore prima e dopo le esequie papali in Vaticano, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella trasferta di Roma si rimette al centro della scena diplomatica internazionale. […]

 

Il primo colloquio è stato proprio con il tycoon all’interno della basilica di San Pietro, in mattinata: quindici minuti durante i quali Zelensky ha potuto illustrare per sommi capi la sua controproposta al piano di tregua americano per raggiungere il cessate il fuoco con la Russia. Per entrambe le parti, il dialogo è stato «produttivo ».

 

Nella versione di Zelensky, come rivela il New York Times, la road map verso la tregua si raggiunge con un compromesso basato su tre punti: nessuna restrizione alle dimensioni delle forze armate ucraine e, anzi, a garanzia per Kiev di non essere invasi di nuovo dall’esercito russo, vorrebbe mettere in campo «un contingente di sicurezza europeo» sostenuto dagli Stati uniti. Infine, terzo punto, gli asset russi congelati dovranno essere utilizzati come riparazioni di guerra.

 

LA TELEFONATA PUTIN TRUMP SECONDO OSHO

Secondo il giornale americano, queste tre disposizioni difficilmente saranno considerate dal Cremlino un livello di partenza accettabile per il negoziato, anche perché contraddicono le richieste avanzate nell’«offerta finale» di Steve Witkoff. […] Tuttavia alcune parti della controproposta ucraina suggeriscono la ricerca di un terreno comune e possono essere valutate come passi in avanti.

 

Non si fa cenno, per esempio, al pieno recupero da parte dell’Ucraina di tutto il territorio conquistato dalla Russia in questi tre anni di guerra (si tratta delle quattro regioni del Kherson, Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia, occupate parzialmente, più la Crimea che è stata annessa unilateralmente dalla Russia nel 2014) né all’insistenza sull’adesione dell’Ucraina alla Nato, due questioni che Zelensky ha da tempo dichiarato non essere oggetto di negoziati.

I QUATTRO LIVELLI DI PROTEZIONE DELL UCRAINA IN CASO DI CESSATE IL FUOCO

 

[…] Lo schema è stato tra gli argomenti degli incontri che Zelensky ha avuto col premier inglese Starmer, col presidente francese Macron e con la presidente dell’Ue Ursula von der Leyen.

 

La distanza con le concessioni che Trump intende fare a Putin in cambio della fine del conflitto, però, sono evidenti. L’«offerta finale» del presidente americano prevede infatti il riconoscimento statunitense della Crimea come parte della Russia e il riconoscimento “de facto” dell’autorità russa sulle aree occupate. Una soluzione che non convince Zelensky, il quale ancora ieri, nei suoi colloqui, ha ripetuto che la Crimea appartiene all’Ucraina e che la posizione di Kiev a riguardo non è cambiata.

 

2 - IL CREMLINO RISPONDE “RIPRESO TUTTO IL KURSK ORA SIAMO PRONTI A TRATTARE”

Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/esteri/2025/04/27/news/putin_pronto_trattare_pace_ucraina-424150803/

 

VLADIMIR PUTIN IN MIMETICA A KURSK

Convitato di pietra ai funerali di Papa Francesco teatro dello storico incontro in San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, costretto all’assenza e alla lontananza dalle molteplici sanzioni e da un mandato d’arresto internazionale, il presidente russo Vladimir Putin prova a riprendersi la scena annunciando la riconquista della regione meridionale di Kursk.

 

 «L’avventura del regime di Kiev è completamente fallita», esulta il leader del Cremlino dopo aver ascoltato in video- collegamento il rapporto dal fronte del capo di stato maggiore delle forze armate Valerij Gerasimov sull’espulsione delle truppe ucraine dall’ultimo villaggio ch’era rimasto in loro possesso, Gornal, nove mesi dopo la loro incursione a sorpresa, […]

 

Poco importa che l’Ucraina liquidi la rivendicazione come «stratagemma propagandistico » pur ammettendo che «la situazione è difficile» e che le sue forze controllerebbero soltanto una trentina di chilometri quadrati dei circa 1.300 conquistati lo scorso agosto.

VLADIMIR PUTIN IN MIMETICA A KURSK

 

Gerasimov dice che l’Ucraina ha subito «ingenti perdite» e riconosce per la prima volta il contributo degli ufficiali e dei soldati nordcoreani che hanno combattuto «spalla a spalla» coi russi elogiandoli per «alta professionalità, forza d’animo, coraggio ed eroismo». Putin risponde soddisfatto: «La completa sconfitta del nemico nella regione di confine di Kursk crea le condizioni per ulteriori azioni di successo delle nostre forze su altre parti importanti del fronte e avvicina la sconfitta del regime neonazista».

 

E, a riprova, Gerasimov annuncia che le forze di Mosca che già controllano «un’area di 90 chilometri quadrati» nella regione ucraina confinante di Sumy cercheranno di avanzare «per creare una zona di sicurezza lungo il confine». Nessun accenno a cessate-il-fuoco o negoziati.

 

Non stupisce perciò che Trump, reduce dal faccia a faccia con Zelensky, sul volo per Washington, scriva sul social Truth di «pensare che Putin forse non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro, e che deve essere trattato in modo diverso, attraverso “sanzioni bancarie” o “secondarie”». Parole che a Mosca suonano come un pericoloso avvertimento.

ZELENSKY E DONALD TRUMP PARLANO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

 

Tanto che il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov è costretto a intervenire eccezionalmente di sabato per dire che, il giorno prima, nel suo incontro al Cremlino con l’inviato statunitense Steve Witkoff, Putin ha assicurato di essere «pronto a riprendere il processo negoziale con l’Ucraina senza precondizioni». […]

 

La verità è che, negli oramai quasi cento giorni al potere di Trump, il presidente russo non ha mai rinunciato alle sue richieste massimaliste e ha respinto la proposta di cessate- il-fuoco totale offrendo in cambio una tregua energetica mai rispettata e una promessa di tregua marittima irrealizzabile. Fumo negli occhi del leader della Casa Bianca nel tentativo di rabbonirlo e non spazientirlo.

 

volodymyr zelensky donald trump

Se Trump ha davvero subodorato la «presa in giro», ora Putin sarà costretto a concedere di più. Secondo la politologa russa indipendente Tatiana Stanovaja, potrebbe spingersi a dirsi disposto ad «accettare una pace vergognosa, nonostante numerosi compromessi inaccettabili» perché «il suo principale incentivo risiede nel mantenere Trump contento della Russia, anche se non a qualsiasi costo». Qualsiasi accordo accettato da Putin, avverte però Stanovaja, non sarebbe che «una manovra tattica » in vista di «un’altra opportunità, militare o di altro tipo, per perseguire il suo obiettivo originario di un’“Ucraina amica”».

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETROvolodymyr zelensky in polo alla casa bianca con donald trumpDONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCOEMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCOTRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO

 

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…