aperitivo coronavirus

CHE COVIDA DEMMERDA - CONTE: ''NON È TEMPO DI PARTY''. DOPO I RUNNER, IL NUOVO CAPRO ESPIATORIO SONO QUELLI CHE PRENDONO L'APERITIVO, ALL'APERTO E MAGARI MANTENENDO LE DISTANZE. MA MENTRE ABBIAMO MIGLIAIA DI CASI DIMOSTRATI DENTRO OSPEDALI E CASE DI RIPOSO, O IN FABBRICA, O CHIUSI IN CASA CON LA FAMIGLIA, NON CI RISULTANO FOCOLAI NATI DA UNA BIRRA SUL MURETTO

 

CONTE, NON È TEMPO DI PARTY, MOVIDA, ASSEMBRAMENTI

 (ANSA) - "In questa fase più che mai resta fondamentale il rispetto delle distanze di sicurezza e ove necessario l'uso delle mascherine. Non è il tempo dei party, delle movide, e degli assembramenti". Lo dice il premier Giuseppe Conte nell'informativa in Aula alla Camera sulla fase 2.

aperitivo coronavirus

 

 

LA “MOVIDA” È IL NUOVO GRANDE CAPRO ESPIATORIO DELLA POLITICA ITALIANA

Simone Cosimi per www.wired.it

 

Prima i runner inseguiti dai droni. Poi i solitari bagnanti, raggiunti e multati in tutta fretta da zelanti agenti a bordo di quad. Agli inizi (pochi se lo ricordano perché la seconda parte di marzo è già masticata da un ingranaggio di rimozione collettiva) si sparava – retoricamente – pure sui cani e i loro padroni, coraggiosi anarchici a due e quattro zampe alla conquista degli spazi desertificati della città. Adesso, dopo i fatti dei Navigli, è la movida nel suo complesso a finire nel mirino della fase 2.1. Un termine, movida, di cui forse dovremmo sbarazzarci: Treccani ci spiega che l’ispanismo ci arriva dagli anni Ottanta e dal clima sociale e culturale “tornato vivace dopo la fine del regime franchista” e, per estensione, passato a definire la vita serale e notturna di una città. Una parola che in effetti usano ben più i giornali che le persone, ma per la quale non abbiamo un sinonimo altrettanto efficace.

 

Abbiamo tolto l’autocertificazione perché la curva era sotto controllo, ma nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione. Non è il tempo dei party e della movida” ha detto il premier Conte a una persona che lo ha avvicinato ieri all’uscita dal Senato, secondo Repubblica. A dire il vero, l’autocertificazione è stata tolta perché non avrebbe senso alcuno, con negozi e attività di ogni genere in funzione e aperti al pubblico. Cosa dovrei mai certificare, agente, vado a comprare le scarpe? E il primo punto è esattamente questo: cosa ci si poteva aspettare, in un paese che peraltro si prepara ad accogliere senza controlli chiunque arrivi dal più sperduto angolo dell’area Schengen dal 4 giugno?

 

aperitivo

Il cuore della questione è però un altro: la logica ottundente del capro espiatorio. Certo, c’è chi manca di buonsenso, chi mette a rischio gli altri (anzitutto le proprie famiglie) col suo fatalismo, e chi se ne frega di tutto e delle regole. Ma non ha alcun senso il gioco facile dell’accusa per fasce sociali o anagrafiche: è una questione di rispetto reciproco, prima che di regole. E di rispetto ci si manca a ogni età, da vecchi e da giovani. Sarà anche vero che basta poco per vanificare i sacrifici di due mesi chiusi in casa, ma quei sacrifici può vanificarli chiunque. Non fermiamoci alle piazze e agli aperitivi: guardiamo al rispetto delle norme negli esercizi, ai familiari di quei ragazzi, ai capannelli anche di fronte a negozi, non solo alla covida. E soprattutto, verrebbe da dire: teniamo d’occhio quel che accade nelle fabbriche e negli uffici, o negli ospedali ancora in difficoltà con i dispositivi di protezione.

 

Montagne di testimonianze individuali, inchieste ad ampio raggio, analisi di ogni tipo e studi provano da mesi la raggelante impreparazione degli apparati dello stato nelle prime settimane della pandemia, senza un piano a cui fare riferimento né la capacità di mettere a fuoco fonti e notizie provenienti dalla Cina a cui la cittadinanza non aveva ancora accesso. Alle lacune, a quasi tre mesi di distanza, le istituzioni continuano a rispondere con un misto di speranza, paternalismo e narrazione sbilenca.

 

padova centro, movida in fase due 1

Non è così dappertutto: nel Lazio, per esempio, è appena partito un programma molto chiaro e lineare di test su larga scala: le analisi sierologiche sono disponibili per tutti i cittadini al prezzo massimo di 15 euro nel pubblico e 45 nel privato. Se danno esito positivo occorre fare un tampone in una postazione drive-in, alla coreana per intenderci. Bisognerà capire se funzionerà (alcuni resoconti evidenziano difficoltà, specie in ospedale), ma almeno lo schema è chiaro e la campagna è partita con un obiettivo di 300mila test sierologici somministrati dalla regione, più tutti quelli che i cittadini vorranno liberamente effettuare. Queste sono risposte che servono e che dovevano arrivare prima. A livello nazionale però non è ancora così: non si testa, quindi non si traccia e non si isola a dovere nei Covid-hospital. La chiave era e continua a risiedere in questa formula mancata, non nello spritz.

 

Il ministero dell’Interno sta lavorando a un piano che prevede controlli mirati nelle piazze e in altri luoghi di ritrovo con pattugliamenti fino a tarda sera per intervenire “prima che sia troppo tardi” spiega il CorriereMa chi è davvero in ritardo? Non sono forse le strutture del ministero della Sanità e della presidenza del Consiglio? Non sono i governatori ad aver marciato in ordine sparso e grottesco, salvo mettersi d’accordo solo una volta e sull’unico aspetto in cui forse una diversificazione avrebbe avuto senso, cioè quello delle riaperture? Perché, invece di correre dietro al virus e anzi anticiparlo fotografandone la diffusione, corriamo dietro agli inevitabili capannelli di ragazzini (e non), scritti fra le righe del dpcm sulle riaperture?

padova centro, movida in fase due 2

 

Raccontare questo momento come uno scatenato rave stradale senza fine, crocifiggendo una generazione che alla pari di altre ha fatto la sua parte dall’11 marzo al 18 maggio significa mancare il vero tema di questi giorni. È un errore colossale pensare – a ogni età – che sia tutto finito. Ma dopo 32mila morti, la battaglia dell’aperitivo – ennesimo bersaglio mobile di un paese senza bussola – era l’ultima cosa che ci meritavamo.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....