DISPERATO O ISTIGATO? L’ATTENTATO A PALAZZO CHIGI PUO’ ESSERE TUTT’ALTRO CHE UN “CASO ISOLATO”

Giovanni Bianconi per "Il Corriere della Sera"

Chissà se il manovale disoccupato Luigi Preiti aveva previsto anche questo. Chissà se immaginava di diventare una specie di icona non solo e non tanto della crisi economica che miete vittime, ma di chi vuole (o vorrebbe) rivoltarsi al potere costituto.

Forse no, ma forse sì, se è vero che inizialmente ha pensato di uccidersi in albergo e solo dopo ha deciso di presentarsi a Palazzo Chigi armato di una calibro 7,65, per non essere un semplice e anonimo numero da aggiungere alla già nutrita lista di suicidi per disperazione.

Lui stesso ha spiegato che dietro il suo gesto non ci sono ideologie né progetti rivoluzionari, che s'è trattato solo di un atto di disperazione ribelle. Ed è possibile che pure questa sorta di nichilismo senza radici contribuisca a far presa su chi da cinque giorni inneggia al suo nome e ai suoi spari.

Le prime scritte sono comparse su qualche muro di Roma («sei uno di noi, più sbirri morti»); l'altro ieri al corteo torinese la faccia del manovale arrestato è stata issata insieme a quelle dei suicidi, sopra la scritta «Il Primo Maggio è per voi, la crisi uccide»; ieri a Genova qualcuno ha composto nuovi graffiti firmati dal simbolo dell'anarchia: «Luigi Preiti eroe del popolo», «Gloria eterna a Preiti», «Più Preiti meno preti».

E in un paese della Val di Susa, a Bussoleno, cuore della protesta contro l'Alta velocità, l'altra notte sono stati affissi dei volantini dai toni molto decisi: «Preiti ha semplicemente fatto quello che tutti dicono in un buon bar d'Italia... Ha lucidamente individuato i responsabili della sua miseria e ha preferito rivolgere l'arma contro i suoi oppressori, una volta tanto non contro se stesso». Quanto ai carabinieri feriti, «non passavano certo lì per caso, erano lì apposta, armati, a difesa della Casta... Il minimo che si può dire è che se la sono cercata».

Le divise come simboli del potere da combattere e da abbattere, secondo schemi e linguaggi d'altri tempi e di altri contesti sociali, quando agli angoli di strada si sparava pressoché quotidianamente.

Stando a quel che dicono i suoi avvocati, in carcere l'attentatore s'è già pentito di quel che ha fatto, chiede notizie sulle condizioni dei feriti e si augura che guariscano al più presto. Ma per i suoi improvvisati supporter questo conta poco; vale il moto di rivolta espresso dai sette colpi di rivoltella scaricati su tre sottufficiali dell'Arma di guardia al palazzo del governo, e nient'altro.

Chi per mestiere raccoglie e interpreta gli umori di piazze e movimenti, anche quelli meno visibili, per tentare di prevenire eventuali problemi e contraccolpi, ritiene che questo tipo di echi fossero in una certa misura prevedibili. Perché dietro un uomo che aggredisce i rappresentanti delle forze dell'ordine, inevitabilmente si concentra una più o meno vasta area di consenso fatta non solo di radicalismo estremo, ma anche di pulsioni di rivolta e contrapposizione alle istituzioni, senza precisi riferimenti politici.

Come accade quando ai cortei di protesta che sconfinano nella violenza si aggregano gli ultras degli stadi vogliosi solo di scontrarsi con i celerini e gli altri reparti, che possono radunarsi indifferentemente sotto qualunque insegna, di destra o di sinistra.

Non a caso c'è chi prevede che domenica prossima, in qualche curva, compariranno striscioni o si udiranno slogan in favore di Preiti. Come accadde nove anni fa con Luciano Liboni detto «il Lupo», il rapinatore che nella sua fuga seminò morti e feriti finché non fu freddato nell'ultimo scontro a fuoco coi carabinieri.

A celebrarlo furono soprattutto i seguaci dell'acronimo Acab (All cops are bastards, Tutti gli sbirri sono bastardi), dagli incerti e confusi orientamenti ideologici. Ma anche estremisti di entrambe le sponde. Il luogo degli spari di Preiti e le sue giustificazioni evocano assonanze maggiormente politiche, che potrebbero innescare fenomeni emulativi più inquietanti.

Un rischio che desta ulteriori preoccupazioni. Sebbene chi ha in mente di propagandare o mettere in pratica manifestazioni violente - sostengono gli investigatori -, di piazza o selettive che siano, non ha bisogno dell'esempio di un manovale disoccupato che dice di essersi sentito perso.

 

PREITI SPARA CONTRO I CARABINIERI DAVANTI PALAZZO CHIGIPREITI PRENDE IL TRENO A GIOIA TAUROLUIGI PREITI L ATTENTATORE DI PALAZZO CHIGIluigi preiti full arcangelo preiti fratello di luigi foto lapresse LUIGI PREITI CON ALCUNI AMICI DEL BILIARDOMOGLIE DI LUIGI PREITIDOPO LA SPARATORIA A PALAZZO CHIGICARABINIERE FERITO DALLA SPARATORIA A PALAZZO CHIGI

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...