mafia albanese elvis demce

"GELATARO, SEI UN INFAME" - LA FEROCIA DELLA MAFIA ALBANESE A ROMA CHE PRIMA FOTOGRAFA E POI FA CIRCOLARE IN CHAT L'IMMAGINE DI UN 41ENNE, DETTO "ER GELATARO", ACCUSATO DI AVER FATTO IL NOME DEGLI ALBANESI IN QUESTURA, INGINOCCHIATO E CON UN PISTOLA PUNTATA ALLA TESTA - AL SUO RAPIMENTO, CON IL FINE DI ESTORCERGLI 50MILA EURO, PARTECIPA LA BANDA DI ELVIS DEMCE: "LO ANDIAMO A PIJA, LO BUTTAMO DA QUALCHE PARTE, NON LO FAMO RITROVÀ PIÙ A STO INFAME" - L'IDEA DI UCCIDERE IL PM FRANCESCO CASCINI, TITOLARE DELL'INDAGINE CHE POI HA SMANTELLATO LA BANDA, LANCIATA DA ALESSANDRO CORVESI, GIÀ NELLA PRIMAVERA DELLA LAZIO ED EX DELLA SHOWGIRL ANTONELLA MOSETTI

1 - «GELATARO, SEI UN INFAME» NELLE CHAT LA FEROCIA DELLA MAFIA ALBANESE

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera - ed. Roma”

 

la mafia albanese minaccia un gelataio a roma

Un uomo in ginocchio, lo sguardo basso, una pistola alla tempia sorretta da un braccio teso e tatuato. La ferocia della mafia albanese che sta scalando la criminalità romana è in questa foto estratta dal server usato per le comunicazioni segrete dalla banda di Elvis Demce.

 

Il sistema di messaggistica «Sky Ecc», espugnato dai carabinieri del Nucleo investigativo in collaborazione con Europol, sta fornendo agli investigatori spunti, tracce e conferme di reati su un perimetro molto più ampio di quello che a metà gennaio ha portato in carcere per narcotraffico lo stesso boss chiamato Spartaco , già in affari con Fabrizio Piscitelli Diabolik , insieme a 26persone.

 

La vittima nell'immagine, scattata con un telefono e circolata tra gli associati come un «meme» del quale ridere, è un romano di 41 anni, detto il Gelataro per aver lavorato in un bar nonché «reggente» della piazza di spaccio «Dei due Leoni» a Tor Bella Monaca. È sospettato di aver fatto il nome degli albanesi in Questura.

 

francesco e giuseppe cascini

Al suo rapimento, con il fine di estorcergli 50mila euro, partecipano Demce, Alessio Lori detto Chiappa , Cristiano Zeppettella Braccio , Nikolin Shkrepi alias Frato/cugino e un altro soggetto identificato solo come Pongo . Le intenzioni sono da subito chiare: «Lo andiamo a pija, lo buttamo da qualche parte, non lo famo ritrovà più a sto infame».

 

Ma prima Lori chiede a Demce il permesso di agire: «Me dai l'ok, lo faccio tremà, lo porto in mezzo a un prato, gli metto il ferro in bocca». Lori incarica del rapimento Pongo: «Me lo carica e me lo porta. Gli dico: "ho la sicurezza che sei 'na spia, brutto infame". Lo faccio piscià sotto. Se non dà i soldi lo apriamo, vuoi che ti mando la foto?».

 

la mafia albanese minaccia un gelataio a roma 2

Detto fatto, a missione compiuta la banda ne ride assieme: «Ho mandato i vocali con Frato che sto infame parlava e piagneva, Frato gli diceva "infame, stai co' via Genova (sede della squadra mobile, ndr), ahahhah».

 

I carabinieri annotano che: «Per fornire ulteriore conferma della potenza criminale del sodalizio da lui capeggiato, Demce inoltra la foto anche a un suo sodale, scrivendogli di aver ricevuto le sue scuse e i soldi e spiegandogli che questa è la fine che fanno le persone che non lo rispettano».

 

Ancora più inquietante il proposito di uccidere il pm Francesco Cascini, titolare insieme al collega Mario Palazzi dell'indagine «Aquila Azzurra» che poi ha smantellato il gruppo. «Sabato è la festa mia.. che mi fai per regalo?» chiede un affiliato a Demce alludendo al progetto di eliminare «Il pm che me vo vede morto». Le chat intercettate mostrano anche la pistola e il fucile mitragliatore che dovevano servire allo scopo: «Ce fa c... co' a macchina blindata, je la trito».

 

il fucile da guerra che la banda di albanesi si era procurata per l'attentato

La primogenitura dell'idea era stata di Alessandro Corvesi, già nella Primavera della Lazio ed ex della showgirl Antonella Mosetti, arrestato a luglio a Ponte Milvio con 27 chili di cocaina: «Hanno mai ucciso un pm? Sono scortati? Lo voglio uccide. Lo sparo fuori a piazzale Clodio». E Demce, dopo aver convenuto che «Stanno cercando de distrugge la cerchia nostra», ma appurata la difficoltà di un attentato, propone un'alternativa: ingaggiare una prostituta per girare un video compromettente con il quale ricattarlo: «A questi per faje male più che sparaje, faje qualche video o ave qualcosa per tenerli x le palle».

 

2 - "SPARIAMO A DUE PM DAVANTI AL TRIBUNALE" COSÌ IL BOSS ROMANO CERCAVA LA VENDETTA

Andrea Ossino per “la Repubblica”

 

L'arresto va vendicato. Il magistrato che ha chiesto la condanna deve essere punito. Poco importa se i pm «sono scortati», se «sono protetti», se hanno la «macchina blindata». Basta procurarsi un fucile da guerra, perché «quando me parte a ciavatta co questo vado a sparare a Cascini fori a piazzale Clodio».

 

antonella mosetti alessandro corvesi novella 2000

Un boss albanese e un aspirante calciatore, intercettati, lo dicono chiaramente: sono pronti a prendere le armi e a uccidere uno dei magistrati del pool Antimafia, Francesco Cascini. E vorrebbero ammazzarlo fuori dal tribunale romano di piazzale Clodio. Anzi, vorrebbero fare fuori anche il fratello del pm, Giuseppe Cascini, oggi membro del Consiglio superiore della magistratura. In passato il Consigliere era un pubblico ministero in forze alla procura di Roma, un investigatore capace di fare condannare all'ergastolo uno dei criminali più sanguinari della capitale, Elvis Demce.

alessandro corvesi

 

E adesso l'albanese vuole vendicarsi. Conversa con un ex giocatore della Primavera della Lazio, Alessandro Corvesi, ricordato anche per la relazione con la showgirl Antonella Mosetti. E lo fa liberamente, pensando di non essere intercettato. L'albanese si sente al sicuro perché utilizza un'applicazione per i messaggi criptati, "Sky Ecc".

 

Non può sapere che il mese dopo aver pronunciato i suoi propositi, nel marzo 2021, l'Europol avrebbe coordinato «le attività svolte dalla polizie francese, belga e olandese », trovando il server che racchiude i messaggi di migliaia di criminali, anche quelli tra Demce e l'ex calciatore. Parte delle conversazioni sono state depositate nel procedimento che un mese fa ha portato all'arresto di 27 persone, tra cui il protagonista della Gomorra albanese della capitale, Elvis Demce, 36 anni.

 

antonella mosetti alessandro corvesi

I carabinieri del Nucleo Investigativo hanno scoperto ogni cosa: Alessandro Corvesi, che nel febbraio 2021 è stato arrestato con 27 chili di cocaina e oltre 200 mila euro in contanti, vuole vendicarsi con il pm che si è occupato del suo caso, Francesco Cascini. Nutre «un evidente sentimento di astio», scrivono i carabinieri, «tale da ingenerare nello stesso la volontà di pianificare un progetto omicidiario ai danni del magistrato». Ne parla «con il capo dell'organizzazione, Elvis Demce, il quale sembra offrire al suo interlocutore pieno appoggio per l'esecuzione dell'agguato, sebbene poi proponga di ricattarlo previa acquisizione di materiale compromettente».

 

Anche Demce ha i suoi sassolini nella scarpa con la famiglia di magistrati. Ritiene Giuseppe Cascini, il fratello di Francesco, responsabile della sua condanna all'ergastolo per un omicidio da cui poi è stato assolto in Appello. Condividono un nemico: «Sono due fratelli pm, uno più infame dell'altro, con in comune da distruggè a noi, la cerchia nostra », scrivono. Il 24 febbraio Corvesi è deciso: «Lo voglio uccide». E cerca di capire come fare: «Hanno mai ucciso un pm? Loro sono scortati? Sono protetti?».

antonella mosetti alessandro corvesi.

 

E Demce: «Certo che so protetti, scorta e macchina blindata». Le parole del capo confondono Coversi. Da un lato è disposto a pagare «un'ingente somma di denaro», pur di sa pere dove abita il magistrato. Dall'altro dice «non se po' uccidere». Demce ha la soluzione: «Queste tipo Nency ce potrebbero da na mano - dice - A questi per faje più male che sparaje, faje qualche video o avè qualche cosa per ricattarli e tenerli per le palle. Sarebbe il top». Il piano B è chiaro, scattare foto o video compromettenti per ricattare i pm. Ma non convince gli interlocutori.

 

antonella mosetti alessandro corvesi

Demce parla della faccenda anche con un altro criminale, Massimiliano Rasori. «Le conversazioni fanno trasparire come il capo dell'organizzazione non abbia abbandonato il proposito omicidiario nei riguardi del magistrato, anzi evidenziano come egli si sia procurato già delle armi da guerra potenzialmente idonee a perforare le blindature delle auto di scorta dei magistrati». I due interlocutori si scambiano anche le foto delle armi: una pistola e un fucile. Ma non metteranno mai in atto il loro piano. La faccenda è comunque allarmante. È «un attentato contro le Istituzione e in particolare contro i magistrati». È «l'aspetto più grave e inquietante emerso nell'intera attività di indagine».

alessandro corvesi

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