vulcano vesuvio eruzione 1944

LA LUNGA FURIA DEL VESUVIO, 80 ANNI FA – ALLE 16 E 30 DEL 18 MARZO 1944 INIZIÒ L'ULTIMA ERUZIONE DEL VULCANO, DURATA 11 GIORNI. IN TOTALE CAUSÒ 216 VITTIME E MIGLIAIA DI SFOLLATI – IL DIRETTORE DELL'OSSERVATORIO VESUVIANO, GIUSEPPE IMBÒ, RESTÒ NELLA SUA STANZA E RISCHIÒ LA VITA PER DOCUMENTARE LE QUATTRO FASI DELL’EVENTO – GLI ALLEATI AMERICANI E BRITANNICI FILMARONO E FOTOGRAFARONO LE FONTANE DI LAVA, LA CENERE E I LAPILLI – L'EFFIGE DI SAN GENNARO RIVOLTA DAI NAPOLETANI VERSO IL VESUVIO… – VIDEO

 

Estratto dell’articolo di Simona Brandolini per https://napoli.corriere.it/

 

eruzione del vesuvio - 1944

Il 15 marzo i bombardieri americani B25 Mitchell dell’operazione Strangle si levarono in volo per andare a colpire le truppe naziste a Cassino. Tre giorni dopo, il 18 marzo, il Vesuvio eruttò.

 

Erano le 16 e 30 del 18 marzo 1944 quando iniziò l'ultima eruzione del vulcano, che terminò undici giorni dopo. Se noi oggi possiamo raccontarla nel dettaglio lo dobbiamo a un uomo che, mettendo a repentaglio la propria vita, la studiò da vicino, documentando quell'evento e raccogliendo dati preziosi per il futuro. Giuseppe Imbò era il direttore dell'Osservatorio vesuviano. Costretto a vivere in una stanza dopo che gli alleati occuparono la struttura.

 

eruzione del vesuvio - 1944

Nel '43, Cassandra inascoltata, predisse che un'altra eruzione sarebbe stata imminente.  Nessuno gli diede retta. Imbò non lasciò mai quei pochi metri quadrati, neanche nel momento più tragico e pericoloso. È grazie a lui che conosciamo le quattro fasi di quell'evento.

 

Ed è grazie alla presenza delle truppe britanniche e americane a Napoli che abbiamo foto e video di cosa accadde. Per gli scienziati l'eruzione del '44 è una sorta di secondo tempo di quella del 1906. In totale causò 216 vittime e migliaia di sfollati. Ma soprattutto trasformò la montagna: da vulcano con attività a condotto aperto a condizioni di condotto ostruito, in cui ci troviamo ora, caratterizzate esclusivamente da attività fumarolica e bassa sismicità.

 

La prima fase: la effusiva

eruzione del vesuvio - 1944

«L'atteso parossismo (eruzione) aveva inizio con la brusca ripresa di energiche attività effusiva ed esplosiva poco prima del tramonto del 18 marzo. Dall'Osservatorio notai la repentina riapparizione dei fumi, elevantisi in rapide volute, assumevano poi l'aspetto di gigantesco pennacchio inclinato a N e intensamente rossigno, per vivaci riverberi, sulla parte inferiore», ecco cosa scrive Giuseppe Imbò.

 

Alle 16 e 30 cominciò la prima fase: la effusiva.  Un'esplosione distrusse il cono di scorie, colate di lava iniziarono a scendere verso Nord, Sud e Ovest, correndo a 50 e 300 metri all'ora. L'esercito alleato evacuò i paesi di San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma. Nelle prime ore del 21 marzo le due città, infatti, furono invase dalla lava. Il 22 marzo le due colate si arrestarono.

 

Seconda fase: fontane di lava

La seconda fase: delle fontane di lava. Intorno alle 17 del 21 marzo iniziò una nuova fase esplosiva stromboliana. Le fontane di lava erano alte tra gli 800 e anche i mille metri. In tutto furono otto. L'ultima durò cinque ore. Le ceneri vennero trasportate nell'aria e coprirono i paesi vesuviani e quelli dell'agro nocerino, le più leggere arrivarono a 400 chilometri di distanza. […]

 

eruzione del vesuvio - 1944

La terza fase delle esplosioni miste

La terza fase fu quella delle esplosioni miste. Cominciò il 22 marzo: le fontane di lava furono sostituite da lancio di bombe e lapilli. Sulla montagna si alzò una colonna di gas e ceneri a 5 chilometri di altezza (ma gli studiosi oggi pensano che sia stata di dieci chilometri). Piccoli collassi causarono flussi piroclastici. Ma a causare 23 vittime fu la cenere nera che posandosi sui tetti della case ne provocò il crollo.

 

Quarta fase: sismo-esplosiva

eruzione del vesuvio - 1944

La quarta e ultima fase: la sismo-esplosiva. Dalle 12 del 23 marzo le esplosioni divennero meno frequenti e l'attività passò ad intense esplosioni con emissione di cenere e piccole colonne eruttive non più alte di 2 chilometri. Ma soprattutto in questa fase ci fu un'intensa attività sismica.

 

Il 24 marzo il Vesuvio si imbiancò e non certo per la neve, era cenere chiara. Il segno che l'attività stava diminuendo. Il 29 marzo terminarono. Il 7 aprile il cratere si presentò completamente ostruito dando così inizio all'attuale periodo a condotto chiuso.

 

I paesi e le vittime

il vulcanologo Giuseppe Imbo

I paesi più danneggiati dalla caduta del materiale piroclastico furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera, Poggiomarino e Cava de' Tirreni.  Gli abitanti di San Sebastiano, di Massa e di Cercola, circa 10.000 persone, furono costrette all’evacuazione. Napoli, in qualche modo, si salvò dalla furia della montagna. Favorita dalla direzione dei venti che allontanarono dalla città la nuvola di cenere e lapilli.

 

Lo si evince anche dalla testimonianza di Giuseppe Luongo che ha diretto l'Osservatorio fino al 1993: «Avevo sei anni. Ricordo il flusso lavico osservato dopo l'imbrunire, evidente per il colore rosso della lava incandescente. Non ricordo caduta di cenere. Osservavo da Posillipo, bagno Elena, Villa Gercia, vicino al casino di Lady Emma. Per osservare il Vesuvio mi spostavo sul pontile di cemento di Bagno Elena che si prolungava in mare. C'era la guerra e l'eruzione non destava preoccupazione. Sicuramente il riferimento a San Gennaro era molto frequente negli adulti».

 

Napoli e San Gennaro

eruzione del vesuvio - 1944

Quello che racconta Luongo è in alcune cronache. In molti videro i napoletani rivolgere l'effige di San Gennaro verso lo sterminator Vesevo. Dana Craig, attendente dello squadrone di soccorso americano scrisse sul suo diario: «Capimmo quello che stava succedendo la mattina del 23 marzo. Fino al giorno prima il Vesuvio aveva soltanto fumato. Ricorderò per sempre il momento in cui il Vesuvio ha eruttato. Non ho mai visto nessuna bomba fare tanto. Noi dovevamo lavorare tra pietre che cadevano e cenere. Tutti avevamo i giubbotti di protezione e i caschi. Poi arrivò l’ordine di evacuare verso Napoli». […]

cratere del Vesuvio

turisti sul vesuvio 2

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