
IL 29 LUGLIO 2025 È MORTO ALL’OSPEDALE "BUSINCO" DI CAGLIARI CLAUDIO LAZZARO, GIORNALISTA DE “L’EUROPEO” E DEL “CORRIERE DELLA SERA” E FILM-MAKER: DA ANNI LOTTAVA CONTRO UN TUMORE ALLA PROSTATA – LE FIGLIE HANNO PRESENTATO UNA DENUNCIA PERCHÉ SOSPETTANO UNA CONDOTTA NEGLIGENTE DEL PERSONALE SANITARIO DELL’OSPEDALE, CHE POTREBBE AVER DETERMINATO, O QUANTOMENO ACCELERATO IL DECESSO - ORA UN DOTTORE È INDAGATO PER OMICIDIO COLPOSO – MEDICI ASSENTI, DISIDRATAZIONE, MANCATA ASSISTENZA: LA RICOSTRUZIONE DEGLI OTTO GIORNI IN OSPEDALE...
A.G. per www.professionereporter.eu
Claudio Lazzaro, giornalista dell’Europeo e del Corriere della Sera, film-maker, antifascista, uomo bellissimo (avrebbe potuto fare l’attore), mite, educato, rispettoso, è morto il 29 luglio 2025 nell’ospedale di Cagliari.
Aveva un tumore che lo tormentava da alcuni anni ed era andato nella sua casa in collina a Chia: voleva guardare un po’ il mare.
Lì si sente male e viene ricoverato all’ospedale Businco del capoluogo sardo, dove dopo otto giorni non ce la fa. La figlia Diana, 31 anni, che lo ha assistito a Cagliari con la sorella Gaia, 29 anni, presenta una denuncia poiché ha “il fondato timore che la condotta negligente, imprudente e imperita del personale sanitario dell’ospedale abbia determinato o quantomeno accelerato il decesso, riducendo significativamente le chances di sopravvivenza”.
Diana chiede all’autorità giudiziaria che proceda nei confronti di chiunque sia responsabile ai sensi dell’articolo 590 sexies del codice penale (responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario) e per altre eventuali ipotesi di reato.
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OTTO GIORNI
Lazzaro aveva un tumore alla prostata che era arrivato a linfonodi e ossa e stava facendo chemioterapia. La continuava in Sardegna, dove era arrivato il 17 giugno. Diana racconta la fine del padre, dal 22 luglio, quando ha avuto episodi di vomito e difficoltà a ingerire solidi e Gaia lo ha accompagnato a Cagliari.
In sei fitte pagine ci sono gli otto giorni in ospedale, che si concludono alle 18,31 del 29 luglio, con una voce anonima che annuncia il decesso. Ci sono le assenze dei medici, le difficoltà a trovarli e a parlarci, le difficoltà nei rapporti con gli infermieri, la disidratazione, causata possibilmente da una cattiva gestione delle flebo, la mancata assistenza nella somministrazione del cibo e altre cose che i giudici dovranno accertare attraverso la documentazione sanitaria e l’autopsia. Diana Lazzaro è assistita dall’avvocata Alessia Sangiorgio del Foro di Roma.
RESISTENZA IN LIGURIA
Claudio Lazzaro è nato nell’ottobre del 1944 a Camogli, in provincia di Genova. Il papà è un pittore attivo nelle avanguardie artistiche; quando iniziano i reclutamenti forzati della Repubblica di Salò decide di prendere parte alla Resistenza in Liguria.
La madre, Bruna Gualazzi, a volte lo segue nelle missioni. Alla fine della guerra, la famiglia si stabilisce a Milano, dove Claudio si laurea in Scienze Politiche. Nel 1992 si sposa con Elena Somarè, fotografa, musicista, regista di documentari, virtuosa del fischio melodico. Restano insieme trent’anni, organizzano feste memorabili -cibo, musica e chiacchiere- sul grande terrazzo della loro casa in via Cernaia.
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Dal 1973 Lazzaro lavora all’Europeo, al fianco di Oriana Fallaci, Alberto Ongaro, Massimo Fini, Ferdinando Scianna. Scrive l’inchiesta sul misterioso incidente d’auto in cui perde la vita Alexandros Panagulis, oppositore della dittatura dei colonnelli greci e compagno di Fallaci. Nel 1977 realizza L’Europeo Cinema e intervista Garcia Marquez, Spielberg e Fellini, favolose attrici e celebri attori.
UNICO SENZA ARMI
Nel 1995 L’Europeo chiude e Lazzaro viene trasferito al Corriere della Sera, in Cronaca di Roma. Il Corriere è un mondo a parte, che digerisce a fatica gli inserimenti dall’esterno e Lazzaro, con il suo carattere gentile e dignitoso, soffre momenti di non considerazione, a via Tomacelli. Parte comunque come inviato in Kosovo e in Iraq. Tornato da Pristina, una sera dice al collega ex Europeo Paolo Brogi: “Sai, lì ero in pratica l’unico a non possedere un’arma”.
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Nel 2005, dopo dieci anni di Corriere, si dimette e costituisce la Nobu Productions, vuole realizzare documentari a basso costo. “Nobu -spiega- significa No budget, i soldi non ci sono, ma il film si fa. Come? Lavorando con chi è disponibile a non guadagnare nell’immediato, scommettendo su progetti che cercano la loro forza, anche commerciale, nella totale libertà con cui vengono realizzati ”.
MUSICA E “CUORE NERO”
Il primo documentario si chiama “Camicie verdi- Bruciare il tricolore”, viaggio all’interno della Lega Nord nella sua fase iniziale, eversiva e xenofoba.
Il secondo è “Nazirock- Come sdoganare la svastica e i saluti romani”. Viene distribuito in Dvd nel 2008 da Feltrinelli Real Cinema, racconta l’estrema destra italiana e il suo inserimento nei governi Berlusconi.
Mostra il rapporto tra i giovani dal “cuore nero” e la musica cosiddetta identitaria, utilizzata come strumento di proselitismo politico da Forza Nuova e altri gruppi della destra estrema. L’autore e i cinema che mettono Nazirock in cartellone ricevono minacce dalla destra neofascista. Molte proiezioni vengono cancellate. Alcune librerie non espongono il dvd negli scaffali, per timore di rappresaglie.
Lazzaro deve difendersi in sei diversi procedimenti giudiziari, a seguito delle denunce di personaggi della destra estrema che si ritengono diffamati o danneggiati. Viene sempre assolto in primo grado, con l’eccezione della causa intentata da Gigi Guerzoni, pregiudicato vicino a Forza Nuova (con cui si candida alle elezioni politiche), leader di una rock band, i Legittima Offesa, che inneggia ai combattenti di Salò (ecco che torna Salò, da cui il papà di Lazzaro era fuggito).
ROVINA ECONOMICA
Lazzaro è dichiarato innocente dopo dieci anni vissuti con l’angoscia di una rovina economica. Aveva inserito l’intervista al cantante nel racconto di una Woodstock della destra estrema, organizzata da Forza Nuova, in cui si alternano gli interventi di un condannato per la strage di Bologna, Luigi Ciavardini, a quelli di nostalgici del nazifascismo provenienti da tutta Europa e dal Libano, con le esibizioni di gruppi rock che inneggiano alla Repubblica di Salò. Nel maggio 2015 il Tribunale di Roma, sezione proprietà industriale e intellettuale, decide che ha ragione il cantante.
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CAUSE “TEMERARIE”
Racconta Lazzaro: “La motivazione della sentenza dice grossomodo così: ‘Tu hai fatto informazione correttamente, non ti si può rimproverare nulla, ma siccome le notizie che dai finiscono per danneggiare tizio, allora tu tizio lo devi risarcire’”.
Lazzaro deve versare al querelante, in solido con Feltrinelli, la somma di 15.000 euro, più gli interessi maturati, più 4.000 euro di spese legali, più altri 4.000 euro per quelle sostenute da Feltrinelli (nel contratto la casa editrice si è messa al riparo dalle questioni legali).
Lazzaro non paga, resiste. Nel giugno del 2016, una raccomandata di Feltrinelli gli dà 15 giorni per saldare un debito di 25.393,70 euro più interessi. L’editore ha pagato il cantante e ora chiede il rimborso. Lazzaro decide di non pagare neanche Feltrinelli.
Un giovane avvocato romano, Andrea Sangiorgio, fa vincere Lazzaro in appello e poi in Cassazione. “Ma dieci anni di attesa sono troppi, vivi con l’ansia -ha detto Lazzaro- E con le leggi vigenti chi ha denaro da spendere può bombardarti con procedimenti giudiziari pretestuosi. Sarebbe fondamentale la possibilità, per giornalisti indipendenti, di indagare e raccontare stando fuori dai grandi gruppi editoriali. Ma questa possibilità non esiste se non si fa una legge su queste cause in malafede, che nel linguaggio giuridico vengono definite ‘temerarie’”.
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