bergoglio bassetti

SE QUESTO È DIALOGO - L’ANNUNCIO UNILATERALE DELLA CEI SUL TEMA DELLA GIORNATA DEL DIALOGO TRA EBREI E CATTOLICI HA COLTO DI SORPRESA I RABBINI ITALIANI. DI SOLITO IL TEMA VIENE CONCORDATO TRA LE PARTI E POI COMUNICATO. QUEST’ANNO NON È SUCCESSO. E ORA LA GIORNATA DEL 17 GENNAIO RISCHIA DI SALTARE…

 

 

il papa con il rabbino capo della comunita' ebraica di roma riccardo di segni 4

DAGONOTA

L’annuncio unilaterale del tema sui cui avrebbe dovuto vertere la giornata del dialogo tra ebrei e cattolici da parte della Cei ha colto di sorpresa i rabbini italiani. Di solito infatti il tema viene concordato tra le parti e poi comunicato, creando così non poco fastidio tra i rabbini italiani. Ora la giornata del dialogo del 17 gennaio rischia di saltare.

 

Giornata cattolici-ebrei, Cei: occasione di dialogo, rispetto e conoscenza

Roberta Barbi per www.vaticannews.va

PAPA FRANCESCO CON GUALTIERO BASSETTI

 

Intraprendere un cammino sulla Profezia: è questo l’invito contenuto nel messaggio dei vescovi della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana per la 33.ma Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei del 17 gennaio 2022.

 

Un’occasione, fanno sapere i presuli, “per sottolineare il vincolo particolare che lega Chiesa e Israele” e che quest’anno si vuole dedicare a un tema particolare, visto il protrarsi dell’esperienza della pandemia mondiale.

gualtiero bassetti

 

Nella Lettera di Geremia esilio paragonato a “nuovo Esodo”

La proposta è quella di rileggere la Lettera agli esiliati, significativo passo del Libro del profeta Geremia in cui l’esilio di Israele tra i pagani, ben distante dalla “terra promessa” di Dio e dal tempio, ricorda la condizione del medesimo popolo durante l’Esodo.

 

Da qui la missione che affida Dio al suo popolo: ripartire dalle cose semplici come le relazioni, la famiglia, il lavoro, per ricominciare, per “mettere radici”. Ma da queste indicazioni sul come vivere il tempo dell’esilio, scaturisce anche un’importante promessa per il futuro: abbandonarsi, lasciar andare il passato e il desiderio che tutto torni come prima.

 

RICCARDO DI SEGNI BERGOGLIO

I rischi dell’esilio come i rischi della pandemia

Sono fondamentalmente due i rischi che correva il popolo durante l’esilio, che in sostanza sono gli stessi che corre ancora oggi in questo tempo di pandemia mondiale che stiamo vivendo: perdere ogni speranza nel futuro, ma anche costruire una comunità chiusa, prigioniera dell’autoreferenzialità.

 

“Nella pandemia, come credenti, abbiamo avuto le stesse tentazioni – spiegano i vescovi nel messaggio – le stesse tentazioni che proviamo di fronte alla situazione di esculturazione del fenomeno religioso”.

 

SINAGOGA ROMA

Quando vediamo, infatti, che Dio e la fede vengono spinti sempre più fuori dalla vita dell’uomo, il rischio è proprio quello di rinchiudersi in se stessi, mentre la sfida che il mondo pone alle religioni è esattamente l’opposto: “Stare positivamente dentro la realtà, metterci radici e starci in modo generativo – sottolineano i presuli – uscire dal rischio della depressione e dell’autoreferenzialità. Come cristiani e come ebrei possiamo aiutarci ad affrontare tale sfida, perché la Promessa resta costante nella storia. Il Signore lavora per ‘rigenerare’, per ‘far ricominciare’”.

 

L’ospite e lo straniero: una risorsa per tutti

gualtiero bassetti 5

La Lettera di Geremia evidenzia come, in un contesto quale quello dell’esilio, l’ospite e lo straniero, “colui che viene da fuori” sia una risorsa per il paese, addirittura una benedizione: “L’ospitalità, così centrale nelle tradizioni ebraica e cristiana può essere lo stile con cui oggi i credenti stanno nella storia e animano la società”, affermano ancora i vescovi nel messaggio.

 

“La Lettera di Geremia è dunque un testo che può aiutarci a collocare la nostra esperienza di fede nell’odierna stagione di cambiamento epocale” concludono i vescovi, ricordando le parole di Papa Francesco secondo cui queste iniziative comuni aiutano “vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola, come pure condividere molte convinzioni etiche e la comune preoccupazione per la giustizia e lo sviluppo dei popoli”. 

ghetto roma sinagoga

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