
TOGHE A LUCI ROSSE - NON BASTAVA LA PAGINA INSTAGRAM CHE HA FATTO ARRAPARE MEZZO PALAZZO DI GIUSTIZIA A TORINO: ORA SI PARLA ANCORA DI PIÙ DELLE AVVOCATE ALESSANDRA DEMICHELIS E FEDERICA CAU PERCHÉ SU WHATSAPP STA GIRANDO UN VIDEO IN CUI DEMICHELIS PRONUNCIA FRASI ESPLICITE SULLA SUA VITA SESSUALE - ORA VUOLE SPORGERE DENUNCIA ALLA POLIZIA POSTALE, MENTRE I NOMI DELLE DUE SONO SCOMPARSI DAL SITO DELLO STUDIO LEGALE IN CUI LAVORAVANO...
“DOVEVA ESSERE UN'INIZIATIVA INNOVATIVA, MA HA PRESO UNA PIEGA CHE HA DATO ADITO A POLEMICHE E MALDICENZE” - DUE AVVOCATESSE DI TORINO…
Irene Famà per “La Stampa”
Non sono la prescrizione o i tempi dei processi a tenere banco, in questi giorni, nelle conversazioni tra gli avvocati al Palazzo di Giustizia di Torino. Nei corridoi si parla di un unico argomento: «Dc_LegalShow». Ovvero? Una pagina Instagram creata da due avvocate che ora, complice il chiacchiericcio, la curiosità, il voyerismo, conta più di 12mila followers.
Perché una pagina di «marketing legale» dovrebbe creare uno scalpore tale da smuovere l'Ordine degli avvocati di Torino, che le ha convocate e della questione lunedì scorso ha discusso sino a tarda sera? E anche, da richiedere l'intervento del presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, che alle due esprime completa solidarietà?
Per raccontare questa vicenda, iniziata tra il serio e il faceto e diventata grottesca e offensiva, bisogna iniziare dal primo post, pubblicato il 31 dicembre 2020. Alessandra Demichelis e Federica Cau sono due avvocate («avvocato, al maschile» precisa Demichelis in un'intervista televisiva), colleghe e amiche.
Conducono una vita «glamour», così la descrivono loro, tra corsi di yoga e palestra, abiti e borse griffate, cene stellate. E fascicoli e udienze in Tribunale. Tutto questo lo postano su una pagina Instagram dove è un susseguirsi di ricchezza ostentata, sorrisi, brindisi, hastagh #lawerlife, #law, #avvocati e così via.
Scimmiottando i telefilm americani che raccontano di legali e della loro «vita al top». L'idea iniziale, così è stato detto, era quella di postare «contenuti legali» in maniera divulgativa. E «patinata». Il primo contenuto è dedicato alla pianificazione successoria e compare quattro giorni fa. Il secondo, un colloquio sulle «vittime di reati violenti», è dell'altro ieri.
In quanti li hanno visti? Chissà, perché ormai la questione è tutt'altra. Da qualche giorno, infatti, è diventato virale su WhatsApp un video in cui Demichelis, una sera in vacanza a casa di amici, pronuncia frasi esplicite e dirette sulla sua vita sessuale.
Cosa c'entra con la pagina Instagram? Nulla. Cosa c'entra con la sua vita professionale? Nulla. Eppure è tutto un condividere, darsi di gomito, insinuare. Il filmato è passato di cellulare in cellulare, di chat in chat. Comprese quelle di alcuni avvocati che l'hanno condiviso.
Al di là dell'aspetto etico, del rispetto e del buon senso, trascurando che la condivisione di materiale privato può comportare anche rischi legali che ben dovrebbero conoscere. «Sporgerò querela», annuncia Demichelis, pronta a rivolgersi alla Polizia Postale. Ce l'ha con l'amico o l'amica che quel video l'ha fatto girare.
«Come reazione ho anche pensato di condividerlo io su Facebook, ma la mia famiglia non capirebbe». Ormai è un cortocircuito di messaggi, reazioni e commenti. E anche di conseguenze istituzionali: l'Ordine degli avvocati di Torino ritiene la faccenda «delicata», da trattare con il massimo riserbo.
A partire dalla pagina Instagram, ancora online, che a giudizio delle toghe solleva la questione del rispetto dei criteri di decoro e delle forme di pubblicità imposte dalla deontologia. Il filmato di Demichelis solleva la questione del rispetto della sfera privata. E soprattutto della persona.
Lei è diventata oggetto di scherno dei colleghi. In questa storia ogni aspetto, anche quello più grave, diventa un post su Instagram. Il detto «Basta che se ne parli» riassume diverse posizioni, compresa quella di Demichelis. Eppure i temi in ballo sono diversi.
«Dc_LegalShow» avrebbe potuto aprire un dibattito sul rapporto tra social e vita professionale; è diventato una chiacchiera su quale «dress code» è più o meno glamour per un avvocato. I nomi delle due sono scomparsi dal sito dello studio legale in cui lavoravano. Nessuna dichiarazione ufficiale, anche di questo si è parlato sui social. Federica Cau, intanto, getta la spugna. Si è sfilata dal progetto.
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