
IL PIÙ GRANDE ERRORE GIUDIZIARIO DELLA STORIA – UN UOMO INGLESE DI 68 ANNI NE HA TRASCORSI 38 IN PRIGIONE PER UN OMICIDIO CHE NON AVEVA COMMESSO – IL 13 MAGGIO LA CORTE D’APPELLO DI LONDRA HA ANNULLATO LA CONDANNA DEL 1986 A PETER SULLIVAN PER LA VIOLENZA SESSUALE E L’OMICIDIO DI UNA BARISTA. A SCAGIONARLO SONO STATE LE NUOVE PROVE RICAVATE DALL'ANALISI DEL DNA...
Estratto da www.ilfattoquotidiano.it
peter sullivan al momento dell arresto
Una mano portata alla bocca per soffocare un singhiozzo, gli occhi lucidi di chi finalmente vede la fine di un incubo durato quasi quattro decenni.
Peter Sullivan, 68 anni, ha trascorso 38 anni in prigione per un omicidio che non ha commesso.
Il 13 maggio, la Corte d’Appello di Londra ha annullato la sua condanna del 1986 (o 1987, le fonti variano leggermente sull’anno esatto del verdetto di primo grado) per l’omicidio e la violenza sessuale ai danni di Diane Sindall, una barista di 21 anni.
A scagionarlo, in maniera definitiva, sono state le nuove prove del Dna.
“Come Dio mi è testimone, si dice che la verità vi renderà liberi”, sono state le prime, commosse parole di Sullivan, che ha assistito all’udienza in video-collegamento dal carcere di massima sicurezza di HMP Wakefield, nel nord dell’Inghilterra.
“È un peccato che non ci sia un calendario per la risoluzione dei torti subiti. Non sono arrabbiato, non sono amareggiato”, ha aggiunto, esprimendo solo il desiderio di riabbracciare i suoi cari.
La vicenda di Peter Sullivan è destinata a entrare negli annali come il più lungo ed eclatante errore giudiziario nella storia contemporanea della giustizia britannica. Aveva 30 anni quando fu condannato, ne esce a 68, tardivamente scagionato.
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Per quasi quattro decenni, Sullivan ha rivendicato la sua innocenza. La svolta è arrivata lo scorso anno, quando la Criminal Cases Review Commission (CCRC) – l’organismo statale indipendente che indaga su potenziali errori giudiziari – ha rinviato il suo caso alla Corte d’Appello.
La decisione della CCRC si basava sui risultati di nuovi test del Dna effettuati nel 2024 su un campione di liquido seminale conservato dalla scena del crimine.
Un campione che, con le tecnologie dell’epoca, non era stato pienamente analizzabile. I moderni esami hanno invece rivelato la presenza di un profilo genetico riconducibile a un aggressore sconosciuto, diverso da quello di Sullivan.
Di fronte a questa prova scientifica inoppugnabile, Duncan Atkinson KC, rappresentante della Procura della Corona (Crown Prosecution Service), ha dichiarato martedì in aula che le prove del Dna minavano la sicurezza della condanna di Sullivan e che, di conseguenza, non ci sarebbe stata alcuna richiesta per un nuovo processo. La Corte d’Appello ha quindi proceduto all’annullamento della condanna.
Con l’assoluzione di Peter Sullivan, si riapre ufficialmente la caccia al vero assassino di Diane Sindall. La polizia del Merseyside ha dichiarato di aver riaperto le indagini mentre era in corso il processo d’appello e di essere “impegnata a fare tutto il possibile” per assicurare il colpevole alla giustizia, a quasi quarant’anni dal delitto.
il pub dove fu uccisa diane sindall
peter sullivan in tribunale oggi
la prigione di wakefield