
DISABILI SI', MA NON A TROMBARE - LA VITA SESSUALE DELLE PERSONE AFFETTE DA DISABILITÀ È ANCORA UN TABÙ DIFFICILE DA SCALFIRE IN ITALIA: SONO PERCEPITI COME "ETERNI BAMBINI" E I LORO PARTNER DELLE PERSONE CHE SI "SACRIFICANO" IN NOME DELL'AMORE - SUL WEB SPOPOLANO PROFILI CHE CERCANO DI ABBATTERE IL MURO DELL'"ABILISMO" TRA LE LENZUOLA, COME QUELLO DI GIANGIACOMO TEDESCHI: "UNA VOLTA SONO USCITO CON UNA RAGAZZA. QUANDO HO AVUTO UN’EREZIONE LEI MI HA DETTO 'AH, MA PERCHÉ, CE LA FAI?'" E QUELLO DI MARINA CUOLLO: "ANCHE I DISABILI A VOLTE INTRATTENGONO RELAZIONI TROMBO-SENTIMENTALI, MA…"
Estratto dell'articolo di Luigi Gaetani per “la Repubblica”
«Una volta sono uscito con una ragazza. A fine serata ho tentato un approccio e ho avuto un’erezione. Lei mi ha guardato stupita e mi ha detto: “Ah, ma perché, ce la fai?” Non ci siamo mai più visti, ma in compenso ho trovato un titolo per il mio primo libro». Giangiacomo Tedeschi – attivista e scrittore (nel 2021 è uscito il suo romanzo, Ce la fai? ) – sui social cerca di sfatare falsi miti e pregiudizi sulla vita dei disabili. In particolare su quella sessuale. […]
Uno dei suoi video su Instagram affronta un luogo comune diffuso, e cioè che alla base di una relazione erotica tra una persona disabile e un “normodotato” debba esserci per forza un grande amore. […] «Perché l’amore è legato al sacrificio. Stare vicino a una persona disabile, nell’opinione comune, è un sacrificio che accetti solo se ami davvero – spiega Tedeschi – E se scegli di portare questo fardello sei una brava persona. Così a volte, per gli altri, noi diventiamo un’azione caritatevole, la chiave per il paradiso». Tedeschi, invece, il sesso occasionale lo rivendica.
E quindi reclama anche il “diritto” alle pene del cuore: «Mi è capitato spesso che le mie ex non abbiano avuto il coraggio di lasciarmi apertamente, di dirmi “ascolta, è finita, addio”. Mi hanno semplicemente ghostato (sono sparite nel nulla senza spiegazioni, ndr ). Perché se essere buoni è il passaporto per il paradiso, causare un dolore a una persona disabile è come un biglietto per l’inferno. Invece dobbiamo poter anche soffrire, come tutti, non c’è nulla di sbagliato».
Tedeschi è in buona compagnia: tra le varie piattaforme, i profili di lotta all’abilismo – anche in tema erotico-affettivo – non mancano. Su TikTok, per esempio, spopola “beagabbo”, l’account di una coppia di ragazzi, Beatrice e Gabriele: lei ha una disabilità, lui no. […] Marina Cuollo – ricercatrice, autrice, conduttrice – si occupa di questi temi da anni.
Nel 2022 ha pubblicato il suo primo romanzo, Viola (Fandango), ma come scrittrice ha esordito nel 2017 con A Disabilandia si tromba (Sperling & Kupfer). «Anche i disabili a volte intrattengono relazioni trombo-sentimentali e quindi… sì, scopano», si legge in un capitolo «eppure non se ne parla. Basta nominare l’argomento in presenza di un normodotato, e si alzano barricate “non-vedo-non-sento- non-parlo”». Negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, molto lentamente, anche in Italia.
[…] Questa ritrosia a riconoscere la dimensione erotica e sentimentale dei disabili secondo Cuollo si spiega «con la forte infantilizzazione che subiscono i corpi» non conformi. I disabili sono percepiti come eterni bambini e «quando rivendicano la propria adultità – compresa una sessualità piena – gli altri si straniscono».
In più c’è «un’idea della sessualità associata solo a certi tipi di corpi. Quando l’erotismo viene accostato a fisici non considerati canonici, c’è subito una forte resistenza». […] Cambiare questa mentalità è una sfida ardua. Qualcuno ci prova: qualche anno fa, per esempio, è nato il progetto “Sensuability”, pensato da Armanda Salvucci, che organizza mostre d’arte con «l’obiettivo di cambiare l’immaginario collettivo» su sesso e disabilità.
Non è un tema secondario. Venticinque anni fa la World Association For Sexual Health ha redatto la prima Dichiarazione dei diritti sessuali, secondo la quale «la sessualità è parte integrante della personalità di ogni essere umano» e il suo pieno sviluppo «è essenziale per il benessere individuale, interpersonale e sociale ». È un diritto fondamentale, oltre che una questione di salute psichica, e lo Stato dovrebbe farsene carico.
Innanzitutto aiutando le persone a viverla, la propria sfera erotica e sentimentale. L’ultima proposta di legge per istituire la figura dell’assistente sessuale, presentata in Senato e caduta nel vuoto, è del 2014. Poi più nulla. Nel frattempo a Bologna il Comitato LoveGiver di Maximiliano Ulivieri, attivista e membro del Diversity team del Comune, ha continuato – unico in Italia – a formare decine di “Operatori di assistenza all’emotività, all’affettività e alla sessualità”( Oeas). Un corso privato, non riconosciuto dallo Stato, che però produce figure delle quali c’è molto bisogno.
ASSISTENTE SESSUALE PER I DISABILI
[…] «Gli operatori non sono sex workers – precisa il fondatore di LoveGiver – non ci sono mai rapporti sessuali, al massimo un accompagnamento alla masturbazione». Ulivieri ha lavorato a una nuova proposta di legge, presentata alla Camera lo scorso anno (dal Pd), ma non ancora calendarizzata: «L’abbiamo concepita insieme a Iacopo Melio, è leggermente aggiornata rispetto a quella del 2014, speriamo che questa sia la volta buona». […]
«Io faccio sempre una battuta – prosegue Ulivieri – Se le dico che una persona sulla carrozzina può fare sport lei ci crede? Sì, perché le Paralimpiadi hanno sdoganato il concetto. Allora, mi chiedo, per cambiare mentalità su erotismo e disabilità dobbiamo organizzare le Paralimpiadi del sesso?».