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IL GIARDINO DELLE ANORESSICHE SUICIDE - SU WHATSAPP GIRA UNA CHAT DOVE LE RAGAZZE SI ISTIGANO A VICENDA NELL’IMPORSI IL DIGIUNO E COMPIERE ATTI DI AUTOLESIONISMO FINO ALL’ESTREMO - "HO UNA VOGLIA ASSURDA DI IMPUGNARE LA LAMA”, “PRENDI LASSATIVI, MUORI DI FAME, PRENDITI A PUGNI LO STOMACO", "MORTIFICA IL TUO CORPO”

Azzurra Noemi Barbuto per Libero Quotidiano

 

ANORESSIA

Si sono appena affacciate alla vita, eppure sognano di morire le circa ottanta adolescenti del gruppo di Whatsapp clandestino nel quale sono ancora infiltrata, dove le partecipanti si scambiano consigli sui metodi ed i modi per dimagrire fino all' osso, supportandosi a vicenda in questo tragico iter che conduce al sepolcro.

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Le piccole donne della chat, di età compresa tra i dodici ed i ventidue anni, hanno in comune l' adorazione nei confronti della loro migliore amica, che chiamano «Ana», diminutivo di anoressia.

 

In questo gioco a perdere la vita, Ana detta le regole: «prendi lassativi, muori di fame, fai di tutto pur di sembrare più magra»; «punisciti dopo avere mangiato»; «quando hai fame, prenditi a pugni lo stomaco»; «mortifica il tuo corpo, nutri la tua anima»; «digiuna più che puoi» e così via.

 

Il trapasso non spaventa le suddite di Ana, anzi, all' interno del gruppo, è diffuso il culto della morte, che viene sfidata ed esaltata. Le utenti condividono video e foto che inneggiano al suicidio. Coloro che hanno il coraggio di togliersi la vita sono percepiti dalle adolescenti della chat alla stregua di eroi ed eroine, perseguitati da fantasmi interiori che non lasciano scampo.

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In questi personaggi le ragazze ritrovano loro stesse. La morte sta lì, è sempre al loro fianco, esserle vicino vuol dire essere finalmente magre, non avere più nulla da togliere, essere perfette. No, la morte non fa paura alle anoressiche. Esse, semmai, temono la vita. Uscire dal proprio rifugio, mangiare, ridere, amare, stare con gli amici, scoprire il proprio corpo, sono azioni che generano ansia e senso di inadeguatezza.

 

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Quando la vita assesta i suoi colpi, per sentirsi forti, o si digiuna ad oltranza, o si divora tutto ciò che si trova, per poi rivalersi sul wc, vomitando tutto, lacerandosi la gola, sputando sangue. È cronaca quotidiana nella chat degli orrori.

 

Qualche giorno fa Nadia, diciassettenne, ha narrato che tre anni fa è stata violentata dal suo ragazzo e dagli amici di lui. Nadia tremava, non riusciva a parlare o ad opporsi. Piangeva. Non lo ha mai confidato a nessuno, ma finalmente è riuscita a vomitare la sua verità sul display del suo smartphone.

 

«Lo dico a voi, perché non mi conoscete, quindi mi risulta più facile aprirmi. Mi vergogno tanto di questa cosa e ho paura di sembrarvi stupida. Per favore, non giudicatemi. Non ridete, vi prego. Se lo sapessero i miei, so che non capirebbero, urlerebbero come sempre, mi direbbero che è colpa mia ed io starei ancora più male.

 

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Incontro ancora questi ragazzi per strada, poi torno a casa e mi taglio le braccia o le gambe, per sentirmi meglio. Vorrei che pagassero per quello che mi hanno fatto. Non dimenticherò mai la loro risate mentre lo facevano», racconta Nadia, che aggiunge: «Forse è per questo che voglio le ossa, perché sarebbero poco attraenti per gli altri. Io le amo».

 

Essere magre è un modo di essere forti e di proteggersi. Regredire, tornare bambine, non crescere più, almeno nelle forme, non diventare mai donne, non dovere fare i conti con lo sguardo di certi uomini addosso, essere invisibili, non fare rumore, scomparire, poter volare, è questo ciò che desiderano le adolescenti pro-ana, in bilico tra infanzia e maturità, tra vita e morte.

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Farsi male è un modo di sopportare il dolore dell' esistenza. Tagliarsi le braccia, le gambe, i polsi, bruciarsi con il ferro da stiro, sono metodi per non sentire più niente ed anestetizzare il cuore per queste giovani che nel gruppo condividono suggerimenti su dove poter comprare le lamette più taglienti o i coltelli più affilati.

 

«Fa tanto male ma quanto sollievo!», scrive Sara. «Mio zio fa l' infermiere e mi ha regalato questo» dichiara entusiasta Vittoria, postando la foto di quello che sembra un bisturi. Moltissime ragazze della chat hanno le braccia e le cosce piene di cicatrici, che testimonieranno per tutta la vita le pene che con spietatezza si sono autoinflitte, perché incapaci di urlare i propri drammi, di chiedere aiuto, o, semplicemente, di catturare l' attenzione di chi le circonda.

AUTOLESIONISMO 2

 

Ed è proprio di questo che ci si ammala: di mancanza di ascolto, che altro non è che mancanza di amore. «Non ne esco più, non riesco a non tagliarmi», afferma Fra. «Ieri stavo per rifarlo anche io, ero nel panico, ma devo farcela, devo smettere. Ho ancora una voglia assurda di impugnare la lama, e continuo ancora a comprare i coltelli, ma non voglio ricaderci», le risponde Vera.

 

«Io volevo togliermi questo sfizio. Erano tre giorni che stavo impazzendo dalla voglia. L' ho appena fatto», comunica Erica, postando la foto del suo braccio sanguinante in più punti. «Anch' io mi sono fatta tagli sulle gambe oggi.

 

AUTOLESIONISMO

Avevo promesso che non l' avrei più fatto. Ma non ho saputo resistere», confessa Giada. «Io ti capisco, è bellissimo quando mi fa male. Se non sei autolesionista, non puoi capire», spiega Luana. La misericordia non ha accesso alla chat.

 

Non è ammissibile quella verso se stesse. Non può essere tollerata, né perdonata. Chi sgarra paga. Chi cede si punisce. La morbidezza è nemica. Si va avanti così tutto il giorno. E tutta la notte.

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