hacker pedro sanchez fbi messico spagna

LA GUERRA MONDIALE DEGLI HACKER È GIÀ IN CORSO – IN SPAGNA DUE 19ENNI SONO STATI ARRESTATI PER AVERE VIOLATO E DIFFUSO DATI PERSONALI DEL PREMIER, PEDRO SANCHEZ, E DI NOVE MINISTRI DEL SUO GOVERNO – IL DOCUMENTO DI 500 PAGINE, DIFFUSO DAI PIRATI INFORMATICI SU TELEGRAM, INCLUDE ANCHE INFORMAZIONI SUI PRESIDENTI DEL SENATO E DEL CONGRESSO, GOVERNATORI E SINDACI – IN MESSICO UN MEMBRO DEL CARTELLO DI SINALOA È RIUSCITO AD HACKERARE IL TELEFONO DI UN AGENTE DELL’FBI PER SCOPRIRE, MINACCIARE E UCCIDERE I SUOI INFORMATORI. L’EPISODIO RISALE AL 2018, MENTRE L’AGENZIA USA DAVA LA CACCIA AL “CHAPO” GUZMÁN…

ARRESTATI 2 HACKER IN SPAGNA, 'VIOLATI DATI PREMIER E MINISTRI' 

pedro sanchez foto lapresse

(ANSA) - MADRID, 01 LUG - Due presunti hacker, accusati di aver violato e diffuso dati personali di figure di spicco della politica nazionale e giornalisti in Spagna, sono stati arrestati oggi dalla polizia nazionale iberica, che ne dà notizia sul suo account sul social X.

 

Gli arrestati nella provincia di Las Palmas, sull'isola di Gran Canaria nell'arcipelago atlantico, sono due giovani di 19 anni, ritenuti responsabili della filtraggio di dati che ha esposto informazioni sensibili del presidente del governo, Pedro Sanchez, - tra cui il documento di identità, data di nascita e indirizzo - e altri nove ministri, fra i quali i titolari dell'Interno e della Giustizia, Fernando Grande Marlaska e Felix Bolanos.

 

hacker

L'incidente, emerso lo scorso 27 giugno, non si limita a membri del governo. Il documento di 500 pagine, diffuso dagli hacker tramite un canale Telegram, include anche i dati dei presidenti del Senato e del Congresso, dei governatori dell'Andalusia e di Estremadura, dell'ex sindaca di Barcellona, Ada Colau.

 

E coinvolge circa 3.000 affiliati al partito della sinistra Podemos ed ex dirigenti del conservatore Partito Popolare, i cui dati sono stati usati per accedere al loro sito web privato. Un giudice del tribunale dell'Audiencia Nacional che indaga sul filtraggio dei dati e ipotizza un reato di terrorismo, ha secretato gli atti dell'inchiesta.

 

COSÌ UN HACKER DEI NARCOS HA VIOLATO L’FBI

Estatto dell’articolo di Gabriele Carrer per https://formiche.net/

 

fbi 1

Nel 2018, un episodio passato sotto traccia, ha mostrato quanto siano vulnerabili anche le agenzie investigative più potenti del mondo nell’era della sorveglianza digitale. A rivelarlo è un audit pubblicato nei giorni scorsi dall’ispettorato generale del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti: un hacker assoldato dal cartello messicano di Sinaloa è riuscito a ottenere informazioni riservate da un funzionario dell’Fbi in servizio presso l’ambasciata americana a Città del Messico.

 

La vicenda è emersa nel contesto di un’analisi strategica dedicata a un fenomeno definito “Ubiquitous Technical Surveillance” (UTS), cioè la raccolta, conservazione e analisi continua e pervasiva di dati tecnologici capaci di tracciare movimenti, comportamenti e comunicazioni delle persone. Secondo il rapporto, UTS rappresenta oggi una minaccia esistenziale per le operazioni di intelligence e di sicurezza nazionale.

 

Il caso

el chapo guzman

L’hacker al soldo del cartello – guidato allora da Joaquín Guzmán, detto El Chapo – ha osservato a lungo il personale dell’ambasciata statunitense nella capitale messicana, riuscendo a individuare un assistente legale dell’Fbi.

 

Tramite il suo numero di telefono, ha avuto accesso a dati sulle chiamate effettuate e ricevute, oltre che alle informazioni di geolocalizzazione. Non solo: ha sfruttato il sistema di videosorveglianza di Città del Messico per seguire gli spostamenti dell’agente e identificare le persone con cui si incontrava.

 

I dati così raccolti sono stati utilizzati dal cartello per ricattare, intimidire e in alcuni casi assassinare collaboratori e potenziali testimoni che stavano fornendo informazioni agli Stati Uniti. Nessuno dei soggetti coinvolti – né l’hacker né l’agente né le vittime – è stato identificato nel documento.

 

Un problema sistemico

ARRESTO DI CHAPO GUZMAN

L’episodio non è un caso isolato. Il rapporto denuncia che organizzazioni criminali e governi stranieri sono in grado di accedere a dati commerciali, finanziari e di localizzazione con relativa facilità. Bastano pochi elementi – come quattro transazioni con carta di credito – per identificare con elevata precisione una persona. E le informazioni possono essere incrociate con contenuti pubblici e semipubblici per compromettere operazioni di sorveglianza e investigazione.

 

Il dipartimento di Giustizia ora spinge l’Fbi a dotarsi di una strategia coerente per affrontare la minaccia. Oggi, infatti, i team interni che si occupano del problema lavorano senza coordinamento, i programmi di formazione sono insufficienti e le analisi sulle vulnerabilità spesso rimangono a livello teorico e superficiale. [...]

hacker

agenti fbi

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