trump zelensky san pietro

È UN PICCOLO CASO QUELLO DELLA “TERZA SEDIA”, SPOSTATA ALL’ULTIMO MOMENTO (ERA PER MACRON) PER LASCIARE CHE ZELENSKY E TRUMP PARLASSERO FACCIA A FACCIA, SENZA ALTRE PERSONE VICINE - FUBINI: “IN UNO SPAZIO VUOTO DELLA CATTEDRALE INIZIALMENTE I PRELATI VATICANI AVEVANO SISTEMATO TRE SEDIE E SI ERA AVVICINATO ANCHE EMMANUEL MACRON, DOPO UN VELOCE CAPANNELLO CHE AVEVA INCLUSO IL BRITANNICO KEIR STARMER; MA TRUMP SEMBRA SPIEGARE AL LEADER DI PARIGI CHE VUOLE PARLARE A ZELENSKY DA SOLO, MENTRE ZELENSKY ANNUISCE..."

1 - LA TERZA SEDIA SPARITA

Dal “Corriere della Sera”

 

TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO

È diventato un caso, quello della «terza sedia». Ovvero quella che è stata spostata all’ultimo momento — tanto che, nei video resi pubblici dall’ufficio della presidenza dell’Ucraina, la si può ancora scorgere — per lasciare che Volodymyr Zelensky e Donald Trump parlassero faccia a faccia, senza altre persone vicine. Emmanuel Macron e gli altri due leader si sono defilati insieme, in un angolo della cattedrale: nelle immagini si vede il presidente francese stringere la mano dell’omologo ucraino, e poco dopo parlare con l’inquilino della Casa Bianca per pochi istanti prima del colloquio. Per chi era quella sedia? Per Macron, «escluso» all’ultimo dalla conversazione? O per un traduttore che alla fine non è servito?

 

2 - IL COLLOQUIO DENTRO SAN PIETRO: ORA TRUMP ASCOLTA ZELENSKY

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

Dalle urla nello Studio Ovale due mesi fa al raccoglimento, occhi negli occhi, sotto gli affreschi di San Pietro. Dopo la sua cacciata dalla Casa Bianca, Volodymyr Zelensky è tornato a incontrare Donald Trump, parlandogli quasi sottovoce prima della cerimonia per papa Francesco nell’atmosfera rarefatta della basilica. E stavolta, se non altro, è riuscito a farsi ascoltare.

 

Dall’Air Force One, di ritorno negli Stati Uniti, il presidente americano ha affidato a un post quello che sembra il suo ennesimo cambio di prospettiva dopo i quindici minuti con il leader di Kiev: «Non c’era ragione perché Vladimir Putin lanciasse missili sui civili negli ultimi giorni — ha scritto —. Mi fa pensare che forse (il presidente russo, ndr ) non vuole la pace». Del resto era stato lo stesso Trump a volere l’incontro a San Pietro senza cerimoniale né testimoni. Di nessun tipo.

 

In uno spazio vuoto della cattedrale inizialmente i prelati vaticani avevano sistemato tre sedie e si era avvicinato anche Emmanuel Macron, dopo un veloce capannello che aveva incluso il britannico Keir Starmer; ma Trump — ripreso in un breve video — sembra spiegare al leader di Parigi che vuole parlare a Zelensky da solo, mentre Zelensky annuisce. Di certo il presidente francese e quello ucraino parleranno a lungo poco dopo «del percorso verso una tregua», nei giardini dell’ambasciata di Parigi in Vaticano a Villa Bonaparte.

 

ZELENSKY E DONALD TRUMP PARLANO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

Poi Zelensky attraversa il centro di Roma per confrontarsi con Starmer nello spettacolare parco archeologico dell’ambasciata di Londra a Villa Wolkonsky e quindi, ancora, fino a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni (di cui il leader ucraino apprezza, ha detto, «la posizione chiara e di principio»).

 

[…] L’incontro con Trump era stato preparato con cura, a Kiev. Serviva a inserire nel puzzle di un accordo di pace i pezzi senza i quali l’Ucraina non potrà mai firmare perché il suo disegno, per ora, serve solo al Cremlino. C’è l’impegno degli Stati Uniti ad accettare il controllo russo dei territori occupati da Mosca; a non lasciar mai entrare l’Ucraina nella Nato; e a riconoscere lo status della Crimea come ufficialmente russa.

 

Da Washington si lasciano filtrare alcune parziali rassicurazioni: né Kiev né altre capitali europee dovrebbero riconoscere la Crimea quale parte della Russia — si è detto — né dovrebbero rinunciare alla candidatura ucraina nella Nato; inoltre, dagli Stati Uniti si fa capire che una futura amministrazione potrebbe sempre cambiare posizione su entrambe le questioni.

 

DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

Zelensky, quanto a questo, non si fa illusioni. Da oltre un anno riconosce che il suo esercito per adesso non è in grado di recuperare la Crimea o gli altri territori occupati e nei giorni scorsi lo ha ripetuto. Ma ieri a San Pietro deve aver fatto capire a Trump che per l’Ucraina accettare un accordo come quello abbozzato fra Mosca e Washington sarebbe suicida, perché il Paese imploderebbe politicamente e sui confini diventerebbe più vulnerabile al prossimo attacco di Mosca.

 

Piuttosto, secondo il New York Times , il leader di Kiev ha un piano di cui fanno parte altri tre capitoli: garanzie di sicurezza grazie al dispiegamento di un «contingente europeo» (con sostegno logistico americano, richiesto a gran voce da Londra); diritto per Kiev di mantenere un esercito senza restrizioni; e l’accesso alle riserve congelate della Russia per circa 300 miliardi di euro, in modo da finanziare la ricostruzione e una robusta difesa antimissile. Si tratta di punti essenziali per una pace che tenga, ma proprio per questo restano poco accettabili dal Cremlino.

 

[…] Zelensky e Trump capiscono però che almeno un fattore oggi mette Putin sotto pressione: il crollo del prezzo del petrolio a causa dei dazi fa sì che il greggio russo si venda oggi a circa 50 dollari a barile, mentre il bilancio di Mosca prevederebbe di finanziare lo sforzo di guerra con un prezzo medio di 69,7 dollari nel 2025; intanto i soldati a contratto del Cremlino costano sempre di più, ormai non riescono ad avanzare in Ucraina, mentre continuano a registrare oltre mille fra morti e feriti ogni giorno. […]

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?