ELIA DEL GRANDE, IL PLURIOMICIDA 50ENNE FUGGITO IERI DA UNA CARCERE DI MINIMA SICUREZZA A MODENA, AVREBBE CON SÉ UNA COSPICUA DISPONIBILITÀ ECONOMICA – PER SCAPPARE, GLI È BASTATO COSTRUIRE UNA FUNE CON DEI CAVI ELETTRICI E CALARSI DAL MURO DI CINTA DELLA STRUTTURA –CONDANNATO A 30 ANNI PER AVER UCCISO A FUCILATE I GENITORI E IL FRATELLO E RICONOSCIUTO COME INFERMO DI MENTE, È CONSIDERATO ANCORA PERICOLOSO SOCIALMENTE: IN SEMILIBERTÀ INFASTIDIVA I VICINI, PER QUESTO ERA STATO SPOSTATO IN UNA CASA LAVORO – IL VIAGGIO A SANTO DOMINGO, LA DROGA, IL RAPPORTO CON LA MADRE E I MOLTI SOLDI EREDITATI…
@cronacanera3 Risposta a @Laura Era il 7 gennaio 1998 quando la fuga di Elia Del Grande, autore dell'omicidio dei genitori, Enea (58 anni) e Alida (53) e del fratello Enrico (27) venne interrotta dalle autorità svizzere. Il suo tentativo di raggiungere cugano per poi scappare a Santo Domingo si infranse a Ponte Tresa dove venne arréstato dalla polizia cantonale alla quale rilasciò la sua confessione. VareseNews, nato soltanto da pochi anni, seguì allora il caso raccontando la vicenda e le indagini e pubblicò l'audio di quella drammatica ammissione. Per il triplice omicidio di Cadrezzate Del Grande, allora 22enne, fu condannato a 30 anni #cronacanera #cronacaneraitaliana #storiemaledette #francaleosini #delittiinfamiglia #patricidio #matricidio ? suono originale - Cronacanera
Estratto dell’articolo di Filippo Fiorini per “La Stampa”
Un omicida è in fuga nelle campagne del Nord Italia. Si chiama Elia Del Grande, ha appena compiuto 50 anni, 27 dei quali trascorsi in carcere. La notte dell'Epifania del 1998, poco più che ventenne, stravolto dall'odio e dalla cocaina, sparò ai genitori e al fratello, portando la minuscola località di Cadrezzate, Varese, a una fama scomoda, per quella che fu chiamata «la strage dei fornai». Li uccise perché non accettavano la sua relazione con una ragazza di Santo Domingo, che aspettava un figlio da lui.
Avrebbe potuto già essere libero, ma è ancora considerato pericoloso. Per questo fino a venerdì si trovava in un carcere di minima sicurezza a Castelfranco Emilia, dieci chilometri a sud di Modena: ha costruito una fune con dei cavi elettrici e si è calato dal muro di cinta.
Irreperibile, si teme abbia una cospicua disponibilità economica. Il penitenziario in questione ha sbarre alle finestre più che altro come retaggio di quando era un forte militare. È una struttura modello, tecnicamente una "casa lavoro": c'è un'azienda agricola, si fanno corsi formativi e chi ha un impiego può uscire di giorno.
Ora viene messa in discussione l'efficacia di un impianto in cui si applica l'approccio "trattamentale" per il reinserimento, con percorsi di formazione al lavoro. Ospita 97 persone, 40 detenuti e 57 internati. Elia Del Grande era tra i secondi. «Soggetti socialmente pericolosi, sottoposti a misure di sicurezza all'interno di un penitenziario», secondo il ministero di Giustizia.
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La pericolosità sociale è legata al fatto che, già in regime di semilibertà, ha infastidito i vicini nella località sarda in cui fu messo alla prova. Elia stesso, che ha alle spalle un precedente tentativo d'evasione a Pavia, ammise in un'intervista a Franca Leosini: «Sono l'assassino della mia famiglia e ho sensi di colpa enormi. Mi sveglio e sorrido al giorno. Mia madre, mio padre e mio fratello, non lo possono fare. Non per una disgrazia, ma per mano mia. Sono un mostro».
È stato un delitto maturato nell'arco di anni, premeditato in sei ore e confessato il giorno dopo. Lo psichiatra Vittorino Andreoli, che esaminò Del Grande, stabilì che nel rapporto con la madre era nato il suo senso di inadeguatezza. «Ci picchiava spesso. Con il manico della scopa, con lo zoccolo. Ci chiamava bastardi e ci rincorreva», raccontò.
Parlava di Alida Frosio, 53 anni quando l'uccise, e di come trattava lui, suo padre Enea e suo fratello Enrico, di 27. Erano ricchi senza ostentazione. Poche parole, molto lavoro nei tre forni in paese. Il primo ricordo che ha raccontato di avere con i genitori è di quando suo padre sfruttò la sua statura di bambino per farlo intrufolare in una camera chiusa dall'interno, in cui la madre aveva tentato il suicidio. Poi un'adolescenza difficile, con abuso di sostanze, all'ombra dell'altro figlio, ritenuto un modello.
Nel 1997 fu spedito a Santo Domingo per investire in una struttura alberghiera. Finì per comprare il Dama de Piedra, un night club in cui «la droga correva a fiumi». Là, conobbe una donna che si prostituiva. Se ne innamorò, lei restò incinta. Fu il fratello a riportarlo forzosamente in Italia. Ma lui voleva sposarla e crescere il bimbo, nonostante i genitori gli dicessero che la ragazza non andava bene, perché era «nera e povera».
Così parlarono anche nella pizzeria in cui consumarono il loro ultimo pasto insieme.
Salutarono Elia alle 21 e lui si ripresentò a casa alle 3 armato di fucile. Aveva preso molta droga e sparò due volte a tutti.
[…] Riconosciuto infermo di mente in appello, la pena è stata ridotta dall'ergastolo a 30 anni. In quella stessa sentenza, è stato anche designato unico erede.
Per questo chi ora gli dà la caccia teme che possa contare su un'importante somma di denaro. […]





