gravina

MA GABRIELE GRAVINA NON HA PENSATO DI DIMETTERSI? LA DECADENZA DEL CALCIO ITALIANO CONTINUA MA IL PRESIDENTE FIGC NON HA ALCUNA INTENZIONE DI FARE UN PASSO INDIETRO, NONOSTANTE LA COLLEZIONE DI FLOP E SCANDALI - DALLA MANCATA QUALIFICAZIONE AI MONDIALI 2022 ALL’ENNESIMO DISASTRO DELL’UNDER 21, IL CASO PLUSVALENZE DELLA JUVENTUS, L’AFFAIRE ARBITRI, IL NODO DEI DIRITTI TV DELLA SERIE A (CHE VALGONO SEMPRE MENO), LA MANCATA RIFORMA DEI CAMPIONATI E L’ENIGMA MANCINI (IL CT SEMBRA SVOGLIATO E DEMOTIVATO)

gabriele gravina

Dagoreport

 

Ma Gabriele Gravina non ha pensato di dimettersi? Il disastro del calcio italiano continua ma il presidente Figc, impegnato nella battaglia per portare gli Europei del 2032 in Italia, non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro nonostante la collezione di flop.

 

Sul conto dell’ex demiurgo del “miracolo” Castel di Sangro (su cui si rimanda al libro scritto da Joe McGinniss che parla di una presunta combine per una partita con il Bari), ci sono la mancata qualificazione ai mondiali 2022 e l’ennesimo flop dell’Under 21, eliminata in un girone con le non irresistibili Svizzera e Norvegia. Passo falso che ci costerà, per la quarta volta di fila, la partecipazione ai Giochi olimpici.  

gravina mancini

 

Se non ci fosse stato l’Europeo vinto nel 2021 con le prodezze di Donnarumma ai calci di rigore, Gravina sarebbe da tempo ai giardinetti.

 

Quel successo non ha garantito un rilancio al pallone tricolore: da quella notte a Wembley, abbiamo collezionato solo ceffoni. Lo stesso ct, Roberto Mancini, appare sempre più demotivato, confuso, distante dal “Mancio” gagliardo e pieno di idee visto all’inizio del suo incarico azzurro.

gabriele gravina antonio matarrese foto di bacco (3)

 

Sotto la presidenza Gravina il calcio italiano è stato funestato da scandali e inchieste. Su tutti il processo plusvalenze per la Juventus concluso, in un vortice impazzito di penalizzazioni date e tolte a campionato in corso, con un patteggiamento che ha lasciato tutti a bocca aperta. La chiusura del “caso Juve”, che genera stupore soprattutto per i gravi illeciti contestati dai pm alla gestione Agnelli, non ha certo giovato all’immagine del nostro calcio.

 

Invece di dare spiegazioni a un epilogo così controverso per una vicenda giudiziaria grave finita sui quotidiani di tutto il mondo, il presidente federale ha osato l’inosabile sul patteggiamento: “E’ il risultato più bello per il calcio italiano”. Flaiano avrebbe detto: la situazione è Gravina, ma non seria.

 

MANCINI GRAVINA

 

 

Il presidente federale ha dovuto fronteggiare nel suo mandato anche lo scandalo arbitri con l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti di Rosario D’Onofrio messo a capo della procura arbitrale dal presidente dei fischietti Trentalange (che poi si è dimesso). Una indagine che ha scoperchiato un vaso di Pandora, a partire dalla questione dei rimborsi gonfiati, per retrocedere e promuovere i direttori di gara.

Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT41

 

Gravina aveva promesso a più riprese la riforma dei campionati che, nonostante i continui annunci, non è mai riuscito a portare a termine viste le resistenze, i veti incrociati e i conservatorismi di un sistema federale che punta all’autoconservazione.

 

Basti pensare che dal 2006 a capo dell’Aiac, l’associazione italiana allenatori di calcio, c’è l’82enne Renzo Ulivieri, coinvolto nello scandalo calcioscommesse nel 1986 e condannato a tre anni di squalifica.

 

Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT24

 

 

Non stupisce che, secondo un sondaggio “Demos”, per più di un italiano su due il campionato sia sempre meno credibile. Le società, affogate dai debiti, rischiano di finire gambe all’aria.

 

Anche perché sui diritti tv, che rappresentano la principale fonte di ricavi dei club, le offerte non sarebbero andate oltre i 700/750 milioni. Si resta lontani dall’obiettivo dei presidenti (1,2 miliardi). Ma quale allocco viene a buttare denaro su un calcio italiano screditato, pieno di scandali, impoverito e incapace di riformarsi?

 

Al pesce in barile Gravina non resta che pigolare: “Sui diritti tv ci eravamo illusi con i risultati dei club in Europa. La domanda che ci dobbiamo porre è se sia giusta la qualità del prodotto che noi offriamo”.

 

Una sfilza di risultati deludenti e scandali non puo’ lasciare immobile il mondo del pallone italiano. E invece anche la stampa sportiva non osa battere ciglio né chiedere di più: ci siamo rassegnati alla modestia calcistica di una dimensione che non ci è mai appartenuta. Nessuno fiata, tutto va bene Madama la marchesa. Dritti verso il precipizio, con entusiasmo. Nel disinteresse generale, viene da chiedersi: Gravina non avverte mezza responsabilità per quel che sta avvenendo al nostro calcio? Se va bene a lui, buona camicia a tutti.

vialli gravina mancini

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…