gianmarco mazzi salvini domenico muti

IL GOVERNO METTE LE MANI SUI TEATRI: PRONTA LA RIFORMA MAZZI SUI SOVRINTENDENTI - IL MINISTERO DELLA CULTURA LAVORA AL DECRETO PER AVERE PIÙ RAPPRESENTANTI NEI CONSIGLI DI INDIRIZZO. LA MOSSA DEL SOTTOSEGRETARIO MAZZI HA LO SCOPO DI METTERE SOTTO SCACCO GLI ENTI LOCALI VISTO CHE I COMUNI RICOPRONO UN RUOLO DECISIVO NELL’INDICAZIONE DEI VERTICI – LA PROTESTA DELLA LEGA CON GIULI - LO O STRAPPO SULLA NOMINA DI MICHELE GALLI AL TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA E LA DISFIDA DEL PETRUZZELLI DI BARI DOVE MAZZI PROVA A INCUNEARSI CON IL NOME DI DOMENICO MUTI, FIGLIO DI RICCARDO MUTI…

Stefano Iannaccone per editorialedomani.it

 

gianmarco mazzi

Le nomine nei più prestigiosi teatri italiani sono destinate a finire ancora di più sotto il controllo del sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, già deus ex machina per l’assegnazione degli incarichi di sovrintendente delle fondazioni lirico sinfoniche.

 

Mazzi sta per aggiungere l’ultimo – decisivo – tassello per accentrare il potere nelle proprie mani.

 

Nella bozza di decreto della direzione generale Spettacolo del ministero della Cultura, è previsto un cambiamento nelle fondazioni: ci saranno nuove modalità di composizione dei consigli di indirizzo, gli organismi chiamati a indicare i possibili sovrintendenti, sottraendo la maggioranza numerica agli enti locali. I comuni ricoprono un ruolo decisivo nell’indicazione dei vertici nei teatri: senza un accordo con i sindaci, gli incarichi non vengono assegnati.

 

giuli meloni

 La normativa rende necessarie interlocuzioni, che non sempre conducono all’esito sperato dal ministero. Uno degli ultimi casi è il teatro dell’Opera di Roma, dove il sindaco Roberto Gualtieri ha voluto la conferma di Francesco Giambrone, scontrandosi con la richiesta di cambiamento avanzata da Mazzi. Il primo cittadino della capitale aveva dalla sua parte i numeri. Se il decreto dovesse diventare esecutivo, il Collegio romano, sede del Mic, avrebbe un peso sempre maggiore.

 

In sostanza il Mic proporrebbe un ulteriore profilo da prendere o lasciare alle amministrazioni nei consigli di indirizzo, sottraendolo proprio agli enti locali. La riforma, spiegano fonti qualificate, è «in dirittura d’arrivo».

 

salvini freni

(...)

La riforma era peraltro un vecchio pallino dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano. Il sottosegretario sta portando avanti il progetto senza che l’attuale ministro della Cultura, Alessandro Giuli, abbia sollevato obiezioni.

 

Del resto ha delegato a Mazzi tutto il dossier delle fondazioni lirico sinfoniche.

Il rischio reale è che le tensioni possano deflagrare ulteriormente: Mazzi, a giudizio degli alleati, sta agendo troppo in solitaria creando delle frizioni.

 

La Lega ha fatto arrivare il proprio malumore a Giuli, tanto che nei prossimi giorni potrebbe esserci un vertice al ministero. A causa delle varie festività non è stata decisa una data. L’intenzione del partito di Matteo Salvini è di «arrivare a un chiarimento» sul metodo e sulla condivisione dei candidati. A rappresentare i leghisti sui tavoli dei teatri sarà ancora il sottosegretario all’Economia, Federico Freni.

 

michele galli

Mezzogiorno di fuoco L’ultimo strappo, come rivelato da Domani, è avvenuto con la nomina di Michele Galli al teatro Carlo Felice di Genova, senza che nessuno in maggioranza fosse stato avvertito. Stesso modus operandi a Bologna, dove è planata dal teatro Coliseo di Buenos Aires, in Argentina, Elisabetta Riva, facendo storcere il naso ad alcuni esperti del settore. Ma soprattutto chiamata in Italia con un blitz che ha comunque trovato l’assenso del sindaco dem, Matteo Lepore. Mazzi è dunque intenzionato ad andare avanti. Ci sono fondazioni importanti in attesa del nuovo sovrintendente.

 

L’attenzione è principalmente concentrata sul teatro San Carlo di Napoli. Mazzi ha scelto come Fulvio Macciardi, in uscita dal teatro comunale di Bologna. Alla vigilia della Festa del Lavoro, il sottosegretario ha voluto incontrare il sindaco Gaetano Manfredi per cercare di ottenere il via libera. Una decisione, però, non è stata ancora assunta.

 

Solo che l’ennesima forzatura continua ad agitare soprattutto la Lega, mai interpellata sulle ultime nomine, e lascia perplessa Forza Italia, che tuttavia qualcosa ha portato a casa nell’ultimo giro di nomine: al teatro Massimo di Palermo è stato confermato Marco Betta, gradito al presidente della regione Sicilia, Renato Schifani. L’altra grande sfida si gioca intorno al Petruzzelli di Bari, dove pochi giorni fa c’è stato un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti.

 

domenico muti

Solo che in Puglia Mazzi ha trovato, per la prima volta, uno sbarramento. Il favorito è infatti Luigi Fuiano, attuale direttore esecutivo del teatro barese, beneficiario di un’intesa tra il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano del Pd, e il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, anche lui pugliese.

 

Sul conto di Fuiano c’è una vecchia storia – che non giova alle sue ambizioni – con l’accusa di una presunta parentopoli legata a nomi provenienti dalla Cgil. La sua compagna di vita Elena Sedini è flautista nell’orchestra del Petruzzelli, e altri due cugini, Roberto e Damiano Fiore, sono impiegati uno come cornista e l’altro come macchinista.

 

A sua volta, Luigi Fuiano è figlio di un Antonio Fuiano, ex dirigente della Cgil del settore spettacolo. Sulla vicenda c’è stata 15 anni fa un’inchiesta, finita con l’archiviazione, della magistratura su eventuali irregolarità nella procedura di assunzioni di alcuni lavoratori legati in qualche modo al sindacato.

 

Sfruttando questa storia Mazzi fa da sponda con i meloniani pugliesi, ostili a Gemmato, e prova a incunearsi con il nome di Domenico Muti, figlio di Riccardo Muti (con cui è stato a pranzo il primo maggio insieme a Emiliano in occasione del concerto a Petruzzelli), o in alternativa di Alberto Triola, già a capo della parmense fondazione Arturo Toscanini, e al pianista Nazzareno Carusi. Una sfida difficile, che fa crescere la voglia di accentramento al ministero.

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?