SIETE PRONTI PER IL NUOVO MATRIX? IL BEST SELLER DI DAVID MITCHELL “CLOUD ATLAS” DIVENTA UN FILM - I FRATELLI WACHOWSKI E IL REGISTA TOM TYKWER HANNO RESO SU PELLICOLA 3 ORE DI EPICA E METAFISICA, IN CUI OGNI PERSONAGGIO RECITA IN 6 RUOLI DIVERSI - FRA DI LORO C’È UN GASATISSIMO TOM HANKS: “NON C'È UN MOMENTO IN CUI LA CINEPRESA NON CATTURI QUALCOSA DI SPETTACOLARE O DI COMMOVENTE”...

1 - MATRIX FRA LE NUVOLE
Lorenzo Soria per "L'Espresso"

Un libro di culto. Tre registi. Sei racconti. Cinque secoli di storia. E un solo film: "Cloud Atlas", che unisce i fratelli Wachowski e l'autore di "Lola corre". Lo abbiamo visto in anteprima

Nel 2004, quando pubblicò "L'atlante delle nuvole", David Mitchell sapeva di avere buone ragioni per essere orgoglioso del suo libro. In quelle cinquecento pagine c'erano non una ma sei storie diverse che si dipanano nell'arco di cinquecento anni: si va da un veliero nelle acque del Pacifico nel 1849 a un'isola di sopravvissuti alla catastrofe, denominata la "Caduta", passando per un compositore nel Belgio tra le due guerre, una giornalista che a San Francisco negli anni Settanta svela un complotto, un editore britannico contemporaneo che si ritrova prigioniero in una casa di riposo e una coreana clonata che scopre di avere una coscienza umana.

Un progetto ambizioso e difficile: e Mitchell era orgoglioso della risposta entusiasta dei lettori, di essere tra i finalisti del Booker Prize e di essere stato designato da "Time" come uno dei cento uomini più influenti del pianeta. Ma sapeva anche che il suo libro, con quella struttura che vede i primi capitoli ordinati cronologicamente sino a quando a metà il tutto si inverte, col risultato che inizia e finisce col 19mo secolo, aveva un limite: era - è un aggettivo scelto dall'autore - «non filmabile».

E invece l'impossibile è successo: e "Cloud Atlas" arriva nei cinema americani in questi giorni, e in quelli italiani dal 3 gennaio prossimo. Perché proprio come accade ai personaggi del libro, le cui molteplici vite prendono direzioni imprevedibili e le cui azioni hanno riverberi che si manifestano dopo secoli, Mitchell non aveva calcolato che tra i suoi lettori ci sarebbe stata Natalie Portman, che stava girando a Berlino "V per vendetta" e che a ogni pausa tornava di corsa alla sua copia di "Cloud Atlas". A produrre il film della Portman erano Andy e Larry Wachowski, i due fratelli dietro "The Matrix" - che nel frattempo sono diventati fratello e sorella perché Larry ha scoperto e accettato di essere donna e adesso risponde al nome di Lana.

Lana si è fatta entusiasmare e commuovere dal libro e lo ha raccomandato ad Andy, e insieme lo hanno proposto a Tom Tykwer, il regista di "Lola corre" dove la storia è una sola ma, con le dovute variazioni, continua a ripetersi. Quando si era convinto che il suo libro era "non filmabile", Mitchell non sapeva che "Cloud Atlas" era il tipo di materiale che sia i Wachowski che Tykwer andavano cercando sin da quando nel 1999 erano usciti con i loro rispettivi film-culto, e che quando si erano incontrati a Berlino si erano ripromessi di cercare un progetto da girare assieme. «In questo libro c'è tutto», spiega Tykwer. «Azione, commedia, filosofia. Tutto ciò che la letteratura ha da offrire è concentrato in queste pagine».

Oltre tutto, i tre autori avrebbero a loro volta potuto essere dei personaggi aggiuntivi del bestseller di Mitchell. Tykwer - cerebrale, molto "european" - oltre che regista è anche compositore delle musiche dei suoi film; Andy Wachowski, robusto, di poche parole ma sempre pungenti; e Lana, che con la sua voce dolce e delicata e le sue trecce color fucsia è la leader spirituale del singolare gruppo.

La sfida era tradurre "Cloud Atlas" in linguaggio cinematografico e la chiave è stata la decisione di sviluppare le storie non in ordine cronologico ma tutte assieme, creando un universo dove il presente coesiste col passato e col futuro. «Non sono sei storie ma una sola», precisa Andy a "l'Espresso". «Dei personaggi cogliamo le anime che evolvono e si riflettono nelle vite degli altri».

Una visione che ha portato i tre registi a un altro passo insolito: perché non dare a ciascun attore più di un ruolo? E se devono essere ruoli molteplici, perché non affidare loro personaggi di diversi tempi, sessi ed etnie, dando così una rappresentazione fisica di concetti metafisici come la ripetizione degli eventi e la progressione karmica? Tom Hanks, per esempio, inizia come un dottore che prova ad avvelenare un notaio a bordo di un veliero nel 19mo secolo, ma alla fine è Zachry, un pastore del dopo-apocalisse distrutto dal dolore che riesce a salvare ciò che resta dell'umanità con l'aiuto di Meronym, interpretata da Halle Berry - che a sua volta in un altro episodio è un'ebrea tedesca con la pelle bianca e gli occhi azzurri che si chiama Jocasta, mentre qui è una nera che si esprime in un linguaggio basato sulle emozioni.

Hugh Grant invece inizia come missionario razzista del 19mo secolo e poi "peggiora", nel senso che dopo "La Caduta" diventa leader di una banda di cannibali. Insomma, il libro di Mitchell è stato disassemblato, capovolto e riassemblato. E quando Tykwer e i Wachowski sono andati in pellegrinaggio da lui a Cork, in Irlanda, temevano la bocciatura. E invece lui ha sentenziato: «Il film sarà più bello del libro».

Ottenuta la benedizione dell'autore restava un altro ostacolo: la caccia al denaro per finanziare il film. Dopo che vari studios avevano detto di no, restava la Warner Bros., che con "The Matrix" ha fatto un miliardo di dollari ma che alla fine ha finanziato solo una parte del film, e solo dopo avere avuto la certezza che nel cast c'era Tom Hanks. E adesso, a sette anni da quando i tre registi si erano innamorati del libro, "Cloud Atlas", il film impossibile, è pronto all'incontro con i suoi spettatori.

Un film di due ore e 52 minuti ambizioso, epico, metafisico, che trascende e ridefinisce i concetti di identità, spazio, tempo, sesso e razza, con un cast dove tutti gli attori hanno ruoli molteplici e che oltre a Hanks, Grant e la Berry include Jim Sturgess, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Susan Sarandon e Doona Bae, un'attrice coreana di grande magnetismo. Alcuni usciranno dal cinema confusi e perplessi, altri penseranno di avere visto uno spettacolo troppo esoterico e New Age, ma nessuno resterà indifferente.

«Chiediamo agli spettatori di impegnarsi, di pensare alle loro stesse vite e di trovare un significato», spiega Andy Wachowski. «E di scoprire che siamo tutti connessi, aggiunge Lana - che spesso finisce le frasi del fratello, e viceversa. «E che possiamo essere meschini o codardi o predatori o anche cannibali ma dobbiamo riconoscere che ognuna delle nostre vite è un miracolo. E che nonostante tutti i problemi c'è qualcosa di incredibilmente bello nell'umanità. E che l'amore può trasformarci in ogni momento». Si sta commuovendo, Lana. Andy annuisce. E anche Tykwer: tutti e tre profondamente convinti che questo film, come ogni scelta che facciamo, finirà per cambiare le vite degli altri. Oggi, e negli anni a venire.


2 - E TOM SI È FATTO IN SEI
Colloquio Con Tom Hanks

Come molti colleghi, anche Tom Hanks in "Cloud Atlas" ha recitato sei ruoli diversi e in molte scene non è nemmeno riconoscibile. È un dottore corrotto in un veliero che solca i mari del Sud nell'Ottocento.

È un receptionist un po' indiscreto in un albergo mitteleuropeo degli anni Trenta. È uno scienziato che scopre l'amore nella California anni Settanta. È un gangster-scrittore, più il primo che il secondo, nella Londra di oggi. È un attorucolo in una soap coreana del 2100. Ed è Zachry, un pastore del dopo-apocalisse che porta segnato sul volto e negli occhi l'orrore che ha vissuto.

Ma oltre a questi ruoli, Hanks ne ha avuto un altro che è stato determinante: quando "Mom and Dad" - come chiama i Wachowski perché tutti volevano la loro approvazione - e Tom Tykwer hanno avuto dei dubbi lui li ha spinti ad andare avanti. E quando i dubbi li avevano i finanziatori li ha rassicurati con la sua presenza. E adesso, a film finito, non risparmia le lodi.

Sono anni che non la si vedeva così entusiasta. Perché?
«Adoro "Cloud Atlas" perché è un esempio brillante di letteratura cinematografica che esamina l'evoluzione nel tempo della razza umana. Quando Andy e Lana e Tom sono venuti da me e mi hanno proposto di fare una cosa grande come "2001: Odissea nello spazio" non ho avuto dubbi: di film così se ne fanno pochi. E ora che ho visto
il risultato sono entusiasta: non c'è un momento in cui la cinepresa non catturi qualcosa di spettacolare o di commovente. Ho riscoperto la gioia di essere attore, è stato come tornare alle mie prime recite a scuola. Solo che qui raccontiamo una storia che conta davvero».

E i sei ruoli? Si è mai trovato a domandarsi: ma oggi chi sono?
«No, perché sapevamo sempre la sera prima, se non una settimana prima, chi saremmo stati. E anche perché ho imparato che invece di voler tracciare il mio corso dovevo consegnarmi completamente ai registi e ai truccatori e ai costumisti. Mi sento anzi un po' viziato, quando mi offriranno nuovi film dirò: ma come? Un ruolo solo?»

Sei parti e ben tre registi. Anche qui, nessuna confusione?
«Non è stato così complicato come sembra, anche perché i registi in realtà erano due. Nel senso che Lana e Andy hanno diretto assieme tre storie con una unità, Tom le altre tre. Ma non ci sono stati intoppi. Anche perché quei tre hanno in comune una cosa: tutti amano parlare tanto. Prima delle riprese, durante le riprese e anche dopo».

Nel film si parla di reincarnazione, di anime. Lei cosa ne pensa?
«Non sono mai stato molto dedito alla metafisica. Non so se c'è la reincarnazione o un aldilà, e se qualcuno lo sa per certo non me lo dica, non voglio saperlo! Penso che siamo qui di passaggio per andare da qualche altra parte, e se questo vuol dire reincarnazione, per me va bene così. Di certo, in qualunque spazio siamo dobbiamo alzarci la mattina e dare tutto quello che possiamo. E cercare di fare del bene e di lasciare il mondo un posto migliore di quello che era».

La prossima volta potrebbe chiedere non sei ma dodici parti...
«Perché no? Ma chiederò di venire pagato 12 volte perché è stata dura. Un'esperienza magnifica ma molto pesante».

 

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