TIRO SUL BALO – CONTESTATO DAI TIFOSI (‘VAI ALL’INTER’) E MESSO SOTTO ACCUSA DAI COMPAGNI, SUPERMARIO VIENE SCARICATO DAL MILAN (CESSIONE IN VISTA?) E DA PRANDELLI: ‘NON HA IL POSTO FISSO’ – IL CT AVVERTE ANCHE CASSANO: ‘PORTE APERTE, MA NON TROPPO’

1. ALLARME MARIO
Francesco Saverio Intorcia per ‘La Repubblica'

Nella notte scura di Madrid, i muscoli di Mario sembravano di volgare plastica, un'imitazione a basso costo del gigante d'ebano che stese la Germania e illuse un paese intero, due anni fa.

In quella posa fiera, assunta dopo la doppietta ai crucchi nella perde semifinale europea, Balotelli s'era fatto persino immortalare in una statua nella sua villa, che ora sembra quella di un nano da giardino. Frenato da continui e recenti problemi fisici, sbucato dalla solita polemica virale (se n'è perso il conto, ormai), Balotelli doveva fare per una volta il suo mestiere: risolvere, segnare. Non solo per il Milan. Glielo domandava anche Prandelli, alle prese, a 90 giorni dal Mondiale, con un attacco smontato, orbato di Pepito Rossi e privo di valide alternative. Tanto da suggerire un modulo cucito addosso al milanista, con una sola punta.

Ora, però, la pazienza di Cesare si è esaurita. Ieri, parlando a Raisport, il ct è stato spietato: «Solo Buffon ha il posto da titolare assicurato, tutti gli altri sono sotto osservazione, Balotelli compreso. Mario deve restare in un contesto di squadra, in un'idea di gioco, poi può farti fare il salto di qualità. Lo stesso vale per Cassano, per cui le porte non sono mai state chiuse ma neanche troppo aperte».

Ancora un mese fa, Prandelli gli riservava le ultime carezze, ne raccontava il «bisogno d'amore», garantiva per lui sul percorso di crescita («imparerà »). In tutta la sua gestione, l'ha sempre difeso e spronato: «è un ragazzo puro e vero», «può diventare uno dei 5 più forti del mondo», «batterà il record di Riva ». Ma adesso, alla vigilia della coppa, Balotelli è un grosso rebus anche per il ct, nei giorni in cui tratta con la Figc il rinnovo e non esclude un periodo sabbatico.

«Mi riempie d'orgoglio la proposta di un prolungamento a prescindere dal risultato del Mondiale. La Nazionale deve diventare come un club: lì, se uno critica per due giorni, al terzo c'è qualcuno che mette un paletto. Noi siamo democratici, ognuno può dire ciò che vuole, ma non bisogna esagerare ». Riferimento, chiaro, alle recenti dialettiche con la Juve, in cui avrebbe voluto essere spalleggiato dalla Figc («Ma io l'ho difeso fortemente », ribatte il vicepresidente Albertini).

Alle preghiere di Cesare, Balotelli ha risposto alla sua maniera, irritante: ha litigato con tutti, da Kakà a Pazzini, da Filipe Luis a Emanuelson. Mai un tiro serio, mai un contrasto vinto, 13 passaggi sbagliati su 29, il 45% di errore. Un'ammonizione, spia del solito nervosismo: era diffidato, avrebbe saltato i quarti. In Europa, quest'anno, dieci partite e cinque gialli.

E appena tre gol, di cui uno davvero prezioso: il rigore di Amsterdam, festeggiato con il gesto del silenzio rivolto all'Arena. Soprattutto, poco spirito di sacrificio, se alla fine Kakà, di otto anni più vecchio, ha corso quasi due chilometri in più (9,8 contro 8,1). Confronto tanto più impietoso col signore dalla parte opposta: Diego Costa, di gol ne ha fatti due, e di chilometri una decina.

Nel Brasile e nella Spagna non è certo di giocare, l'Italia troverebbe volentieri un trisnonno calabrese pure a lui, per naturalizzarlo in fretta. Non si può, peccato. E questo è il messaggio più chiaro e preoccupante pervenuto da Madrid in chiave Mondiale, che ha bissato i segnali di Spagna-Italia di una settimana prima, nello stesso teatro, quando Mario non c'era.

Decisivo entro confine, per manifesta inferiorità degli avversari, Balotelli perde i poteri lontano da casa. Tutto il contrario di Superman: come se lui, Mario, si portasse dietro la kryptonite nella borsa, e s'indebolisse a ogni viaggio, a ogni impietoso esame internazionale. Questa scarsa tenuta psicologica, insieme ai guai fisici già patiti in Conf Cup, spinge nuvole sulla sua coppa del mondo. Su Twitter ieri ha scelto un avatar completamente nero. Come se la notte buia di Madrid non fosse ancora passata.

2. IN LITE COI COMPAGNI E CONTESTATO DAI TIFOSI
Enrico Currò per ‘La Repubblica'

La batosta di Madrid ha smascherato tutti i vizi, tecnici e di spogliatoio, di un Milan mai così privo di virtù. Sabato prossimo ricorrono due mesi dall'utopia di Seedorf: voleva spettacolo e sorrisi, con la ciliegina di Balotelli redento e votato alla causa. Undici partite e sei sconfitte dopo (media punti 1,18, contro 1,29 di Allegri), ogni proposito è sbiadito.

Fuori dalla Champions dopo avere perso subito la Coppa Italia e assai più divisa che unita al proprio interno, la squadra fatica ad assecondare l'allenatore e conserva ormai il solo, complicato obiettivo della qualificazione all'Europa League: se non lo dovesse centrare, indebolirebbe la posizione di Seedorf, che è forte di un contratto da 2 milioni di euro netti l'anno fino al 2016 e non sembra dunque rischiare la sostituzione a giugno (Inzaghi, Donadoni e Spalletti i nomi in voga).

Però, questo è certo, il pupillo di Berlusconi dovrà difendersi nelle ultime 11 giornate di campionato attraverso i risultati, senza più l'ascendente dell'inizio. Paga, tra l'altro, la contrarietà del datore di lavoro per la tendenza a non ascoltarne i consigli tattici.

Su una sola questione c'è identità di vedute tra società, giocatori e ora un po' anche Seedorf: Balotelli non dovrà più godere di alcuna immunità. La sua cessione in estate è diventata più di una probabilità. La fine dell'indulgenza è stata evidente al Calderón, dove il centravanti ha discusso con molti compagni. L'allenatore stesso lo ha sgridato nell'intervallo. Ma Balotelli avrebbe preso male l'osservazione, meritandosi la replica. «Se continui così, ti tolgo».

Però il reprobo non ha smesso con i gesti di stizza e con l'insofferenza ostentata verso i compagni. Alla fine De Jong e Muntari l'hanno affrontato con durezza. E al rientro all'aeroporto è stato accolto così: «Vattene all'Inter». Domenica potrebbe non giocare: è spuntato un dolorino. Seedorf ha poi tenuto a rapporto i giocatori a lungo, mentre Galliani ha lasciato sbollire la rabbia e - fatto inusuale - non è entrato nello spogliatoio. Soltanto alla partenza da Madrid ha lanciato l'obiettivo in precedenza snobbato. «Pensiamo all'Europa League». L'allenatore ha invece studiato la replica delle riuscite incursioni di Poli come arma a San Siro contro il Parma di Donadoni e di Cassano, ex alquanto avvelenato.

E ha deciso, per le trasferte di Roma con la Lazio e di Firenze, un lungo ritiro dal sabato al mercoledì: potrebbe essere l'occasione per un nuovo colloquio chiarificatore con Berlusconi, che gli chiederà conto di alcune scelte tecniche: Emanuelson invece di De Sciglio, Essien titolare a dispetto della precaria forma atletica, Pazzini in campo troppo tardi. Seedorf vuole uno staff allargato per la prossima stagione (8 persone, tra le quali Stam, Crespo e un team manager olandese, budget totale di circa 3 milioni netti l'anno), ma la richiesta sarà verosimilmente bocciata.

Torna in discussione anche il ruolo di Galliani, egemone del mercato. Gli viene contestata la politica dei parametri zero: Essien ingaggiato per la Champions, Taarabt e Rami, crollati al confronto internazionale: tuttavia la formula del corteggiamento ai veterani a basso costo (Alex, quasi preso, e Adebayor) persiste, il che non abbasserebbe il monte stipendi sempre elevatissimo: (110 milioni di euro, contro i 60 dell'Atletico).

Nella rosa attuale le conferme, a rigore di rendimento, non sarebbero più di 7 o 8. Ma non è chiaro chi gestirà il mercato: se ancora Galliani (col supporto dello scoutist Rocco Maiorino o di Berta dell'Atletico, ex Parma) oppure il nuovo ds: Sogliano, però, ha chiesto la massima indipendenza, per accettare. Intanto i tifosi al Calderón hanno contestato la squadra: temono di vedere sparire a lungo il Milan dalla geografia dell'Europa. L'Atletico Madrid non era irresistibile, eppure in 120' gli ha inflitto un 5-1 complessivo. E se l'avversario fosse stato il Bayern?

 

MARIO BALOTELLI E PIA raffaella fico mario balotelli x MARIO BALOTELLIbalotelli mario fuma MARIO BALOTELLI E ROBERTO MANCINI LA BENTLEY DI MARIO BALOTELLI LA RISATA DI MARIO BALOTELLI MARIO BALOTELLI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO