CONTRO I “SOLITI IDIOTI”/2 - SE PERSINO IL CRITICO DI RIFERIMENTO DEL CORRIERE DELLA SERA, ALDO GRASSO, AVVERTE L’ESIGENZA DI SCRIVERE A DAGOSPIA, CON ALLEGATA RECENSIONE VERGATA ALCUNI MESI FA, PER PUNTUALIZZARE (DOPO UN ARTICOLO DI MARCO GIUSTI APPARSO SU DAGO) CHE LUI QUALCOSA AVEVA INTUITO SULLA COPPIA BIGGIO & MANDELLI (“NE VIENE FUORI UN RITRATTO DELL’ITALIA A VOLTE MOLTO PIÙ REALISTICO DI QUELLO CHE APPARE NEI TELEGIORNALI”), BEH SIGNIFICA DAVVERO CHE QUALCOSA NON VA…

Massimiliano Lenzi per "Il Tempo"

«Sono sempre i più meglio che se ne vanno». «Eh, è la vita: oggi a te, domani a lui». Così parlavano, 53 anni fa, ‘'i soliti ignoti'', protagonisti del sapido film di Mario Monicelli sull'Italia che si arrangiava e aveva le facce di Vittorio Gassman, di Marcello Mastroianni e di Totò. Oggi gli ignoti sono evaporati, anzi, in un gioco quasi enigmistico si sono trasformati in idioti con la sola metamorfosi di due lettere.

Sì, perché i botteghini dei cinema del Belpaese - quello che sarebbe attanagliato dalla crisi economica e dai sussulti finali del Governo Berlusconi - negli ultimi quattro giorni non hanno fatto altro che strappare biglietti d'ingresso per una pellicola dal titolo "I soliti idioti", un film del regista Enrico Lando con gli attori Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, un racconto su un padre cattivo e cinico che educa il figliolo con battute del tipo, «Devi fa zingo zango, je devi fa sentì la presenza».

Se persino il critico di riferimento del Corriere della Sera, Aldo Grasso, avverte l'esigenza di scrivere una letterina al sito Dagospia, con allegata recensione vergata alcuni mesi fa, per puntualizzare (dopo un articolo di Marco Giusti apparso su Dago) che lui qualcosa aveva intuito e sulla coppia - Biggio & Mandelli - aveva scritto - riferito non al film ma agli sketch - che «insomma, ne viene fuori un ritratto dell'Italia a volte molto più realistico di quello che appare nei telegiornali», beh significa davvero che qualcosa non va.

Noi, che pure non apparteniamo alla cultura radical & chic perché siamo gente del popolo, che ama Garibaldi più di Mazzini, ci permettiamo di dire che no, nei soliti idioti di realistico sull'Italia c'è assai poco. O meglio, non c'è quello che ci vedono molti, l'analfabetismo dell'Italia popolana che voterebbe Berlusconi, come vorrebbero gli amanti della Cinémathèque française, ma c'è, invece, il fallimento della cultura alta & bassa, dell'idea della contaminazione, del pensiero debole, di una scuola riformata - dopo la riforma Gentile - troppo spesso e male.

C'è, questo sì, il depensamento delle generazioni più giovani, ma non perché cresciute sotto il berlusconismo bensì perché avvezze a genitori che gli danno sempre ragione, anche quando a scuola prendono brutti voti ché la colpa tanto è sempre delle maestre e dei professori, pagati poco e demotivati. In questo il germe del 1968 con l'egualitarismo dei meriti (mentre i meriti sono individuali e differenti, vivaddio!) ha fatto certamente più danni del Drive In (che a noi piaceva) e di qualche chiappa scoperta.

Pescando a ritroso nella comicità italiana, anche di coppie giudicate impietosamente dalla critica che gli era contemporanea, come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia o come Totò e Peppino, i soliti idioti sono altro. Diversi e non paragonabili perché il modo di fare cinema di Biggio e Mandelli si materializza in una contemporaneità dove i monosillabi (TVB per ti voglio bene o X TE al posto di per te) della lingua cambiata dalla tecnologia che si fa (s)grammatica, si sommano alla debolezza della scuola e dell'università.

E in questo grandi responsabilità ha la sinistra, anche quella radical & chic, così sofisticata e attenta alle mode ma meno, molto meno, alla severità dell'istruzione e al rigore di un insegnamento scolastico che sappia guardare al domani. «Come si era felici quando eravate tutti imbecilli», diceva Vittorio Gassman (interpretando Mario, senatore comunista) nel film La Terrazza di Ettore Scola, segnando in una frase il tracciato di una supremazia culturale che c'è (forse) stata ma che non c'è più, perché non può esserci dopo il sei politico e le maestre che hanno torto sempre mentre i figli, anche quelli ciuchi, non ce l'hanno mai. Se ribalti la logica, la logica, poi, finirà con il ribaltarti.

Ma questa non è la realtà di un Paese bensì quella di una generazione, delle generazioni più giovani, con le dovute differenze, ci mancherebbe, siamo mica egualitari! Di certo, poi, bisognerebbe aggiungere che nel boom al botteghino del film si mette in fila, assieme agli spettatori, anche la voglia di scordarsi quello che non siamo, e sottolineiamo il non.

Non siamo la cenerentola d'Europa, non siamo i peggiori ma una delle principali economie del pianeta, non siamo quello che dicono i franco-tedeschi. E neppure siamo i soliti idioti. Italiani sì, con pregi e difetti, perché come diceva Leo Longanesi, "sotto ogni italiano si nasconde un Cagliostro e un San Francesco".

 

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