1. MARCO GIUSTI, AUTORE DELLA PREMIAZIONE DEI DAVID, CONTRATTACCA ALLA CRITICA DI ALDO GRASSO: “DOPO SIMILI SCENE, NON LAMENTIAMOCI SE LO STATO TAGLIA I FONDI AL CINEMA” 2. SOTTO LA “TOPA MERAVIGLIOSA” DI PAOLO RUFFINI ALLA LOREN, COVA “L’ODIO CHE DIVIDE IL CINEMA COMICO DAL CINEMA “ALTO”. SOLO CHE SENZA I 53 MILIONI DI “SOLE A CATINELLE” E I 12 DI “UN BOSS IN SALOTTO” LA MACCHINA DEL NOSTRO CINEMA SAREBBE IN CRISI TOTALE E IL NOSTRO ANNO DI GLORIA, SAREBBE IL SOLITO MEZZO DISASTRO. O NO?” 3. “ALLA FACCIA DI ALDO GRASSO, CHE SI TROVA NELLA CONTRADDIZIONE DI NON POTER PARLAR MALE DI ZALONE, MA NEANCHE DI APPOGGIARLO IN QUANTO DIFENSORE DEL BUON COSTUME DEL CINEMA ITALIANO CHE CONTA (MA DOVE?), E QUINDI SFOGA DOVE PUÒ” 4. “MA IL VERO IMBARAZZO È QUELLO DI CHI HA AMATO IL VERO FILM DI ROSSELLINI CON LA MAGNANI, “LA VOCE UMANA”, E SI RITROVA QUESTA PARODIA CON LA LOREN. “E POI, DOPO SIMILI SCENE, NON LAMENTIAMOCI SE LO STATO TAGLIA I FONDI AL CINEMA”. O NO?”

1. DAVID DI CULATELLO

Marco Giusti per Dagospia

 

sophia loren e paolo ruffini ai david 8sophia loren e paolo ruffini ai david 8

Aiuto! Pure Aldo Grasso pontifica sulla ‘topa meravigliosa’ di Paolo Ruffini a Sophia Loren e conclude: “E poi, dopo simili scene, non lamentiamoci se lo Stato taglia i fondi al cinema”. Esagerato. Come se la crisi del cinema fosse colpa di una battuta, un po’ sguaiata, detta come complimento pesantuccio in una diretta un po’ concitata da un presentatore scelto perché veloce e irriverente. 

 

Non voglio entrare nel merito della trasmissione, per carità. E, probabilmente, avrò fatto i miei errori come autore, ma dalla cerimonia della consegna dei David, viene fuori che a quasi nessuno, alla fine, importa davvero che “La grande bellezza” e “Il capitale umano” si siano spartiti i premi lasciando nulla o quasi agli altri film. 

 

sophia loren e paolo ruffini ai david 7sophia loren e paolo ruffini ai david 7

Inoltre, a mio parere, sarebbe stato più giusto dare il premio per la regia a Paolo Virzì per “Il capitale umano” e quello del miglior film a “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino perché, anche se può non piacermi, è ovviamente questo il film italiano dell’anno, il più ambizioso, il più riuscito come evento mediatico, il più “bigger than life” e quello che osa di più non in questa stagione, ma credo negli ultimi vent’anni. Uno spaccato del come siamo diventati in questi anni orrendi, e per questo ci ha fatto litigare e ha spaccato il pubblico. 

 

Ma gli va riconosciuta l’importanza che ha, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi. Mentre il film di Paolo Virzì è più riuscito come messa in scena e sceneggiatura (lì il premio a Virzì-Piccolo-Bruni era più che giusto), è più tenuto e meditato. Ha solo un cedimento nel finale un po’ troppo ideologico, cosa che Sorrentino non ha, e per questo può osare di più. Ma “Il capitale umano” è il film che apre il cinema di Paolo Virzì a un mercato artistico internazionale come regista. E questo è moltissimo. 

sophia loren e paolo ruffini ai david 6sophia loren e paolo ruffini ai david 6

 

Ancora. Lo scontro Ruffini-Mastandrea rivela invece lo scontro ormai inevitabile tra cinema comico popolare (non ne abbiamo altri, purtroppo) e cinema diciamo d’autore, ma sarebbe più giusto dire fighetto romanocentrico. Il cinema popolare, quello comico che incassa, da Checco Zalone in giù, cioè dai 53 milioni di “Sole a catinelle” ai 12 di “Un boss in salotto” di Luca Miniero ai 5 di “Fuga di cervelli” dello stesso Paolo Ruffini, non ha voce in capitolo in una cerimonia come i David, ma nemmeno nel dibattito “culturale alto” dei nostri giornali. 

 

sophia loren e paolo ruffini ai david 5sophia loren e paolo ruffini ai david 5

E’ una vergogna. Come è una vergogna che Checco non venga neppure nominato tra i cinque possibili migliori attori dell’anno. Ma l’odio che divide il cinema comico dal cinema “alto” dimostra che lo scontro è ormai una guerra in corso piuttosto feroce. Solo che senza i 53 milioni di “Sole a catinelle” e i 12 di “Un boss in salotto” la macchina del nostro cinema sarebbe in crisi totale e il nostro anno di gloria e di grandi successi, sarebbe il solito mezzo disastro. O no? 

 

Ma perché il “mondo del cinema italiano” classifica il Pif di “La mafia uccide solo d’estate”, il Sydney Sibilia di “Smetto quando voglio” o il Matteo Oleotto di “Zoran, mio nipote scemo” come opere autoriali da mettere in cinquina tra i premi di miglior film o miglior regia e snobba i film più comicaroli, diciamo, anche se, almeno per me, non meno autoriali? 

 

sophia loren e paolo ruffini ai david 4sophia loren e paolo ruffini ai david 4

Probabile che sia il vecchio secolare odio alla TullioKezichLiettaTornabuoni per il cinema di genere, cosa che tocca ovviamente il comico, ma anche un po’ il mélo matarazziano “Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek, che è stato visto come una mostruosità dal “mondo del cinema”, perché si piange. E che tocca perfino “Il sacro Gra” di Gianfranco Rosi, vincitore a Venezia, ma reo di essere di “genere” documentario, e quindi estromesso dalla festa del miglior film e miglior regista (perché?). 

 

Pif, Sibilia e Oleotto, invece, farebbero parte di una zona franca, di una “bella e fresca novità” di cinema autoriale leggero, forse una nuova versione della commedia all’italiana, che viene sopportato, credo, esclusivamente come antidoto al trionfo zaloniano. O perché non c’è davvero altro, nel nostro panorama, da proporre come “migliori film dell’anno” senza andare ai comici puri. 

sophia loren e paolo ruffini ai david 2sophia loren e paolo ruffini ai david 2

 

Alla faccia di Aldo Grasso, che si trova nella contraddizione di non poter parlar male di Zalone, ma neanche di appoggiarlo in quanto difensore del buon costume del cinema italiano che conta (ma dove?), e quindi sfoga dove può, tipo sulla battuta di Ruffini. 

 

A questo quadretto aggiungiamo che la recente vittoria di Alice Rohrwacher con “Le meraviglie” a Cannes, la presenza di “Incompresa” di Asia Argento, riaprono i giochi e modificano il panorama del nostro cinema. I trentenni, dalle ragazze di Cannes al trio Pif-Sibilia-Oleotto diventano il nuovo cinema, i quaranta-cinquantenni, da Sorrentino a Virzì a Garrone, i vecchi maestri. 

 

I vecchissimi, come Francesco Rosi, accompagnato ovviamente da Fabrizio Corallo, sono il vecchio 900 che fu. Pronti a essere omaggiati da Sorrentino o dai premi estivi. Dei vecchi grandi maestri amati da Quentin Tarantino, da Castellari a Lenzi agli scomparsi Bava e Di Leo, non può esserci traccia nel “nostro” cinema. Come sempre, del resto. 

 

sophia loren e paolo ruffini ai david 1sophia loren e paolo ruffini ai david 1

E è un peccato che non sia venuto ai David Quentin perché si sarebbe ben capito che il suo cinema, che tutti, ma proprio tutti amano o sono costretti a finger di amare, nasce da quel cinema lì, dal genere, e non da quello parruccone di Grasso&Mereghetti. E allora perché premiarlo lì? 

 

Il panorama del cinema italiano, insomma, sta totalmente cambiando fisionomia e sta prendendo una forma diversa grazie anche alle sue contraddizioni interne e alle battaglie ancora in corso, comico vs autore, genere vs impegno, trentenni vs quarantenni. 

 

Contraddizioni e battaglie che dovrebbero/potrebbero dar vita a una specie di rinascita o di riformulazione della nostra “macchina” cinema. Che sia più o meno sovvenzionato dallo Stato o da Mediaset e Rai. E allora la domanda a Marco Bellocchio sul fatto che sia stato “riscoperto” (non scoperto) ora in America era giusta, perché Bellocchio in questo nuovo panorama, è nuovamente vivo per il mercato internazionale e ha un ruolo diverso, più moderno, da quello che aveva venti o trenta anni fa. 

 

Quanto a Sophia Loren che dopo aver imposto a Cannes il suo cortometraggio diretto dal figlio da “La voce umana” di Jean Cocteau, dopo averlo fatto uscire grazie al Corriere della Sera (lo ricordo a Grasso che scrive lì), e aver fatto l’uscita ai David si offende per la “topa meravigliosa” di Ruffini, beh, sì, ci può stare. Giusto. 

 

Come sono giuste, magari le scuse, se si è offesa. Ma il vero imbarazzo è quello di chi ha amato il vero film di Rossellini con la Magnani, “La voce umana”, e si ritrova questa parodia con la Loren. “E poi, dopo simili scene, non lamentiamoci se lo Stato taglia i fondi al cinema”. O no?  

 

2.RUFFINI IN CASA RAI MODELLO DI STILE DA CINEPANETTONE

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

Cose che succedono solo in Rai e per le quali nessuno sciopera. Durante la premiazione dei David di Donatello, trasmessa martedì in diretta su Rai Movie e in differita su Rai1, il presentatore Paolo Ruffini, credendo di essere a «Colorado» o in qualche cinepanettone ha accolto Sophia Loren con questa «ruffinata» battuta: «Lei è sempre una topa meravigliosa lei, se lo lasci dire, una cosa fantastica...». 

 

CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO

La signora non l’ha presa bene e, alla prima occasione, lo ha rimbeccato: «Proprio una bischerata!». Non contento di credersi Benigni, Ruffini ha infilato altre gaffe. Marco Bellocchio lo ha ripreso per essere stato introdotto come recente scoperta degli americani («Ma che domande mi fai? Non sono stato scoperto ora»); Paolo Virzì ha cercato di sdrammatizzare («Io capisco tutto, però modera un po’ il linguaggio, il lessico, sennò poi devono sottotitolare. Fai a modino, Paolino»); 

 

Valerio Mastandrea lo ha impallinato chiedendo al pubblico, visibilmente a disagio, un applauso «per un altro attore che ci ha provato e non c’è riuscito». Per non addossare tutte le colpe a Ruffini, la copresentatrice Anna Foglietta ha chiamato in causa l’autore Marco Giusti (felice per aver messo a segno un altro stracult). Sarebbe tuttavia ingeneroso prendersela solo con Ruffini, che è quello che è. 

 

La Rai non è capace di allestire una qualunque cerimonia di premiazione, sia essa il David o il Festival di Venezia. Non dico gli Oscar, ma almeno un po’ di professionalità, quella sì. E poi, dopo simili scene, non lamentiamoci se lo Stato taglia i fondi al cinema .

 

 

3. PAOLO RUFFINI:“LE GAFFE AI DAVID? NON MI SCUSO CI SI PRENDE TROPPO SUL SERIO”

Fulvia Caprara per “La Stampa”

CHECCO ZALONE OSPITE ALLUNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO CHECCO ZALONE OSPITE ALLUNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO

 

Alla fine di una giornata di polemiche e proteste, il direttore di Raiuno Giancarlo Leone compone il tweet del perdono: «Ritengo eccessiva l’accoglienza di Ruffini, se la signora Loren si è offesa, merita le scuse». Il colpevole, sulla graticola dall’altra sera, è Paolo Ruffini, conduttore, con Anna Foglietta, del galà dei David di Donatello, accusato da molti, sul web, di aver usato toni maleducati e formule dialettali poco adatte alla serata: «Forse non condurrò il prossimo Sanremo - scherza lui, impermeabile alla tempesta di critiche -, sono stato sincero, e chiedere scusa per questo mi sembrerebbe un brutto messaggio».

 

La gaffe più clamorosa ha riguardato la diva Loren, definita da Ruffini «topa meravigliosa»: «Se una cosa così l’avesse fatta la Littizzetto non avrebbe detto niente nessuno... Offendersi per essere stata definita “topa” mi sembra inadeguato, ma forse anche sintomatico di un’epoca come questa.

 

CHECCO ZALONE OSPITE ALLUNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO CHECCO ZALONE OSPITE ALLUNIVERSITA CATTOLICA DI MILANO

Twitter è una fucina d’odio e di rancore... e comunque la trasmissione è andata bene, ha fatto il 12%». Nessun pentimento? «No, mi sembrerebbe offensivo chiedere scusa a una bellissima donna per averla chiamata bellissima donna». Già in video, l’altra sera, il comico, incurante, aveva manifestato tutta la sua soddisfazione : «Bè, farsi prendere per il bavero dalla Loren è il top, io son felicissimo».

 

L’altro match ha avuto Marco Bellocchio per protagonista ed è subito iniziato male. Ruffini cita la recente retrospettiva del regista al Moma, l’autore ribatte facendo notare che in Usa l’hanno scoperto già molti anni fa: «Ma se con lui sono stato uno zerbino? - è la difesa - Non capisco, se non che in certi ambienti ci si prende tanto, troppo, sul serio... Bellocchio è un grande, certo, ma che significa? Che per intervistarlo ci voleva Einstein?».

 

Non è andata meglio con Paolo Sorrentino che l’ha freddato con un discorsetto sarcastico su film e distribuzione nelle sale: «Io parto da un altro presupposto - ribatte l’accusato -, vengo dai cinepanettoni, un mondo per niente serio, faccio film per la gente, loro li fanno per voi e per i festival, è diverso». 

 

Marco Giusti Marco Giusti

Anche Valerio Mastandrea è andato giù pesante: «Facciamo un applauso per un altro che ci ha provato e non ci è riuscito... succede a tutti - ironizzava fingendo di consolare il presentatore -, non ti preoccupare, dopo ci vogliono 6 mesi per riprendersi. Presentare i David può cambiare la carriera di chiunque...». Ruffini incassa senza fare una piega e,almeno in questo, è bravissimo: «Non credo di aver fatto gaffe, sulle tematiche importanti, quando si è parlato delle persone scomparse, non c’è stato alcun problema. E poi, insomma, a Livorno le dive si trattano così».

 

Eppure proprio dal livornese più applaudito della serata, il vincitore per il miglior film Paolo Virzì, Ruffini è stato messo decisamente in riga: «Modera il lessico, io capisco tutto perchè parlo le lingue, ma a te poi ti devono sottotitolare, fai le cose a modino». La frase di Virzì, commenta Ruffini, «rientrava nel gioco delle parti, eravamo il professore illuminato e lo scolaro indisciplinato. Ma va bene così, d’altra parte è stata l’azienda a chiamarmi, la proposta di conduzione, che può essere discutibile, me l’hanno fatta loro».

Aldo Grasso Aldo Grasso

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)