molinari giannini elkann

‘’MA COS'È LA DESTRA, COS'È LA SINISTRA’’ – È IL FANTASTICO TITOLO DEL DIBATTITO CHE SI È TENUTO A DOGLIANI AL FESTIVAL DELLA TV CHE METTE SU OGNI ANNO CARLO DE BENEDETTI (UNO CHE TRA DESTRA E SINISTRA HA SEMPRE PREFERITO, COME TANTI ILLUSTRI RAPPRESENTATI DEL POTERE ITALIANO, IL CENTRO-TAVOLA). INVITATI A DISCUTERNE I DIRETTORI DI GIORNALI E TV, SI È CAPITO DOVE HA SBAGLIATO JOHN ELKANN: AVER MESSO UN DIRETTORE DI SINISTRA ALLA “STAMPA” E UNO DI DESTRA A “REPUBBLICA”...

Jacopo Iacoboni per “la Stampa”

 

maurizio molinari a dogliani

Giorgio Gaber ci credeva ancora, in quella distinzione. Era il primo a sfottere i luoghi comuni e le presunte differenze antropologiche su destra/sinistra, però - nella canzone che tutti citano e pochi hanno sentito attentamente - cantava anche «L' ideologia, l' ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia / È la passione, l' ossession / della tua diversità / che al momento dove è andata non si sa».

 

Il titolo gaberiano del dibattito che si è tenuto a Dogliani al festival della tv («Ma cos' è la destra, cos' è la sinistra», invitati a discuterne i direttori di giornali e tv italiane, Massimo Giannini, Maurizio Molinari, Luciano Fontana, Mario Sechi, Andrea Vianello, Giuseppe De Bellis, Stefano Feltri) conteneva quindi un' ambivalenza propizia.

andrea vianello, giuseppe de bellis, maurizio molinari, alessandra sardoni, mario sechi, massimo giannini, stefano feltri a dogliani

 

Destra e sinistra parevano tramontate con eventi ominosi come la vittoria del populismo negli Stati Uniti di Trump, nel referendum sulla Brexit, o nel trionfo Lega-M5S del 4 marzo di due anni fa in Italia. Oggi le cose, complice la pandemia, appaiono diverse. Massimo Giannini, che da quattro mesi dirige La Stampa, è convinto che la distinzione si stia riaffermando: «Non mi sono mai lasciato ammaliare dal canto delle sirene che fino a due anni fa ci volevano far credere che fosse superata.

 

massimo giannini a dogliani

Se ci fate caso, tutti quelli che ipotizzano che la distinzione sia superata vengono più dalla sinistra che dalla destra. Perché, come mai?». La sua risposta è che «chi è di destra sa cos' è, da quali istinti si fa guidare. A sinistra invece succede da qualche anno - cito Renzi (che non viene da sinistra ma arriva a sinistra) - che si dica che la sinistra è uguale alla destra, che la dicotomia appartiene al passato. Io non ci ho mai creduto».

giannini a dogliani

 

La sinistra che vede lui è diritti, uguaglianza, ruolo dello Stato, a partire dalla gestione dell' emergenza sanitaria che attraversiamo, una sinistra che cita Norberto Bobbio, e ha chiari i suoi avversari: i Trump, i Bolsonaro, i Salvini. Tanto più se quell' ircocervo che è il M5S «è in implosione, abbiamo visto che fine sta facendo», osserva il direttore della Stampa.

 

molinari a dogliani

D' altra parte proprio ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rispondendo a Roma a una domanda su Trump o Biden, se l' è cavata con un «chiunque vinca alle elezioni presidenziali Usa, per l' Italia non cambierà molto».

Il che fa pensare che la presa del populismo sia molto forte ancora, non solo a destra.

 

Maurizio Molinari per sfuggirvi cita Luigi Einaudi (di casa, a Dogliani). Il direttore di Repubblica ritiene che la pandemia abbia cambiato tutti i paradigmi, e che oggi il cleavage sia la gestione di questo «evento di rottura».

 

JOHN ELKANN MAURIZIO MOLINARI

Se si è in una stagione rivoluzionaria, questo è il modo di pensare di Molinari, si deve pensare in modo rivoluzionario: «Il terrorismo dopo l' 11 settembre non era destra o sinistra, bisognava batterlo. La crisi finanziaria del 2008 non chiedeva di destra o sinistra, chiedeva la costruzione di regole certe. Anche la pandemia ha creato un orizzonte in cui il punto non è destra o sinistra, ma: quali politici comprendono che la pandemia cambia i paradigmi?

 

Chi riesce a gestirla? Trump no, quando ha demandato tutto al livello dei singoli Stati. E infatti il presidente sta rischiando la rielezione; anche se Biden ha reagito anche lui in maniera debole. Se invece i dem avessero candidato uno come il governatore Andrew Cuomo, avrebbero vinto a man bassa.

Analogamente, in Italia: Salvini non ha capito che la pandemia cambiava tutto. Il Pd ha dato una risposta migliore? Ha lasciato tutto ai governatori. Dunque è emerso Bonaccini, più che il Pd».

 

luciano fontana a dogliani

Naturalmente in un dibattito come questo entrano in gioco elementi e argomenti potenzialmente infiniti. Per esempio una destra che, lo notava Mario Sechi, direttore dell' Agi, «non ha più Dio, la pulsione populista è il suppletivo, terreno, di quell' ansia di riscatto ultraterreno che era rappresentata dalla religione.

 

john elkann

Però la destra ha ancora la Patria, che non è confini, come crede Salvini, ma radici, identità, territorio. La sinistra è meno attrezzata a colmare il vuoto che le si è aperto con la fine del comunismo». Luciano Fontana, il direttore del Corriere della Sera, pensa che «il vecchio sistema delle definizioni di destra e sinistra non tornerà più, ma quello che vedo è la scomparsa, anche per via della pandemia, della figura di un leader che parla alla pancia del Paese vellicando illusioni e senza parlare di innovazione, merito, competitività. È qui che si misurerà il futuro dell' Italia».

 

carlo e silvia de benedetti

Non brilla, agli occhi di Fontana, la repubblica assistenzialista che di fatto stanno proponendo gli attuali governanti demogrillini. Mancava l' ambiente, che è stato evocato alla fine da Andrea Vianello, direttore di Rainews («una sinistra vera deve ripartire da questo, è l' unica certezza che ho»), mentre Stefano Feltri, che guida il neonato Domani, ha fatto notare che il punto chiave di una sinistra nuova è «includere: nuove energie, le donne, i nuovi italiani per cui ancora non c' è neanche una parola e una voce nell' establishment».

 

cairo de benedetti

Nel mondo, gender, intersezionalismo, femminismo sono sempre più il cuore di queste discussioni. In futuro Alessandra Sardoni, che ieri moderava la discussione, non sarà lasciata sola in mezzo a sette maschi.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...