1. L'ATTACCANTE DEL BARI 2009 KUTUZOV PUO' METTERE NEI GUAI L'ALLENATORE CONTE 2.IL SUO INTERROGATORIO AI MAGISTRATI DI BARI: “PRIMA DELLA PARTITA CON LA SALERNITANA CI DISSE CHE LUI ERA COMUNQUE CON NOI: SE DECIDETE CHE LA PARTITA NON VI SERVE, MA TUTTI ASSIEME, ALLA FINE GIOCATE COME VOLETE. IO IL CAMPIONATO L'HO VINTO” 3. I GIOCATORI DEL BARI VENDETTERO LA VITTORIA ALLA SALERNITANA: 7 MILA EURO A TESTA 4. LE DICHIARAZIONI-BOMBA DEL PORTIERE GILLET: “CI DISSE CHE LUI ERA COMUNQUE CON NOI” 5. IL TECNICO ORA ALLA JUVENTUS RISCHIA PER LA GIUSTIZIA SPORTIVA UN ALTRO BRUTTO PROCESSO PER OMESSA DENUNCIA (GIA' E' STATO SQUALIFICATO PER QUATTRO MESI)

Andrea Arzilli e Arianna Ravelli - Corriere della Sera

«È una vergogna. Se io avessi saputo una cosa del genere, ad uno ad uno gli staccavo la testa. Se dietro una partita del genere c'è un accordo in denaro così importante a me viene da piangere». Così Antonio Conte, allora allenatore del Bari, ha risposto agli inquirenti che gli chiedevano della sfida combinata Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009. Ma dei soldi (7mila euro a testa) e dello scandalo di una combine Antonio Conte non sapeva. Sapeva di altro.

«Scarsa voglia», «pancia piena», «decisione di non infierire». Sono i giorni dopo la festa promozione, sono i giorni dei saldi di fine stagione. Si possono ricostruire negli interrogatori condotti dal procuratore di Bari Antonio Laudati e dai pm De Angelillis e Dentamaro (la conclusione delle indagini è stata notificata mercoledì a 33 persone, di cui 27 calciatori, di cui 26 calciatori passati da Bari).

RIFLESSI SULLA GIUSTIZIA SPORTIVA
C'è un'aria strana attorno alla squadra. I tifosi, gemellati con gli ultrà della Salernitana, premono perché i biancorossi vadano a Salerno a perdere. Conte capisce che i suoi giocatori non vogliono impegnarsi. Come reagì? «Era dispiaciuto ma ne prese atto», racconta Jean François Gillet durante l'interrogatorio. «Ci disse che lui era comunque con noi» le parole fatte mettere a verbale dall'attaccante Vitali Kutuzov.

Cristian Stellini, poi suo collaboratore, lo difende: «Ritengo che non sapesse nulla. Ci riunimmo in palestra proprio per rimanere da soli. Credo che ci fosse paura che lui lo venisse a sapere». Le sfumature sono quanto mai decisive. È anche su queste frasi che si giocherà il destino dell'allenatore della Juve davanti alla giustizia sportiva: le frasi di Gillet e Kutuzov bastano per un deferimento per omessa denuncia?

GILLET ONDIVAGO SU CONTE
Di fronte a un pm De Angelillis che si infastidisce non poco, Gillet, l'allora capitano del Bari, è un po' ondivago sul tema («Lei ondeggia parecchio», lo rimprovera il pm). L'episodio clou riguarda la reazione dell'attaccante Colombo che si rifiutò di giocare contro la Salernitana. Gillet durante l'interrogatorio lo racconta così: «Durante la riunione prepartita Colombo disse: "Già non gioco mai, se devo giocare questa partita con una squadra moscia, dico di no"».

Pm: Ma alla riunione tecnica era presente Conte? G.: «Certo». Pm: Quale fu l'atteggiamento di Conte di fronte a questa predisposizione della squadra a non giocare al massimo? G.: «Era un po' dispiaciuto. Ci fece capire che voleva sempre il massimo da noi». Pm: «C'è una differenza tra prendo atto della situazione e dire sono dispiaciuto oppure incazzarsi, dire se voi vi comportate così vi faccio passare dei guai». G.: «Lui ne prese atto». Con il passare dei giorni, però, Gillet ci ha ripensato e ha ritrattato l'episodio-Colombo. E ha inviato un fax in Procura: «L'allenatore non è mai stato presente a nessun incontro tra giocatori».

KUTUZOV: «DISSE: FATE VOI»
Ricorda quei giorni, con maggiori dettagli e ammissioni, anche Vitali Kutuzov: «Quella settimana sembrava durare un mese, cioè chiacchiericci (...), sicuramente lo staff, come staff, sapeva, perché pure l'allenatore ha detto "ragazzi, io sto con voi, io ho vinto il campionato". Sicuramente sapeva questa cosa qua, ha detto "faccio quello che volete voi".

Lui ha detto: "Ragazzi, se voi andate in Salernitana, potete giocare come volete alla fine. Se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari, ma tutti insieme" (...)». E ancora: «Il discorso era nostro, discorso intorno allo spogliatoio, ma pure l'allenatore vive nello stesso contesto. Qualche voce arriverà (...). Magari, non so in quale maniera, cerca di abbassare il valore di quantità e qualità della squadra di Bari (...). Sicuramente sapeva qualcosa. Non sapeva ci fosse un accordo con la Salernitana (...)».

CONTE: «CACCIAI STELLINI»
Conte, che non è mai stato indagato a Bari, quando è stato interrogato ha smentito i suoi ex giocatori: «Non ricordo la riunione tecnica di cui ha parlato Gillet. Escludo che le cose siano andate così. Io nella riunione tecnica prima della Salernitana, visto che c'era quel gemellaggio tra tifoserie, dissi comunque di stare molto attenti onde evitare del chiacchiericcio.

Rispetto a quello che dice Kutuzov posso dire che io avevo grande gratitudine nei confronti della squadra. (...) Quando venne fuori la notizia che si stava indagando su Bari-Salernitana e Bari-Treviso, Stellini venne da me e disse che su Bari-Salernitana c'era qualcosa. Io lo mandai via brutalmente e non lo feci nemmeno parlare. Eravamo a Torino negli spogliatoi».

LE LACRIME AL CINEMA
Ma non c'è solo la gara con la Salernitana. Le combine sono iniziate un anno prima, in occasione di Bari-Treviso (11 maggio 2008). Anche lì «il chiacchiericcio» inizia una settimana prima. Qualcuno non la prende tanto alla leggera. Racconta Davide Lanzafame che, «al cinema, dove Conte porta la squadra prima delle partite Alessandro Gazzi si mise a piangere per la tensione accumulata tutta la settimana». Gli altri, invece, il cinema lo fanno in campo. «Pianu e Ganci simularono palesemente un litigio per non creare sospetti nell'arbitro. Un secondo dopo ridevano».

La difesa di Conte, in questo caso, però è netta: «Conte venne ad uno a uno a dirci di non agevolare il Treviso. Ci disse che se si fosse accorto di qualche comportamento sleale ci avrebbe sostituito anche dopo 10'». Lanzafame illumina meglio anche la figura di un altro importante personaggio che ha ruotato attorno al Bari, Antonio Bellavista: «Aprì il cofano della macchina e mi mostrò uno scatolone con schede telefoniche intestate a zingari e romeni. (...) Mi diede un paio di schede e mi chiese notizie per scommettere».

 

Antonio Conte Antonio Conte CONTE DIETRO IL BOX antonio laudatigilletkutuzov kutuzov Antonio Bellavista esce di galera con la maglietta di Gianni Agnelli

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…