“LA PADRONA” MASCHERATA - ESCE IL PRIMO ROMANZO DELLA PRINCIPESSA ALESSANDRA BORGHESE, LA CAMERLENGA DE’ NOANTRI, ED È SUBITO GOSSIP - - SOTTO L’ESPEDIENTE LETTERARIO DEL MANOSCRITTO RITROVATO PER RACCONTARE LA STORIA DI UNA SADO-MIGNOTTA DEL ’600, CHE TORTURA E INSOZZA I CLIENTI SEMPRE MASCHERATA, CHE INFINE TROVERÀ DIO E LA PACE DEI SENSI, SI NASCONDE PER CASO LA VITA DELL’AUTRICE O DI QUALCHE SUA AMICA CHE CONOSCE INTIMAMENTE? AH SAPERLO…

1 - ALTA SOCIETÀ
Carlo Rossella per "il Foglio" -
La principessa Alessandra Borghese ha scritto il suo primo romanzo: "La padrona, diario segreto di una donna romana del Seicento". Ma chi sarà mai questa padrona? Forse, la stessa autrice.

2 - VIZI E RINASCITA DI UNA MADDALENA
Vittorio Messori per il "Corriere della Sera"

Leggendo questa prima incursione di Alessandra Borghese nella narrativa - dopo alcuni piccoli ma intensi best (e long) seller di saggistica religiosa - una prima impressione è che abbia voluto fare i conti con se stessa. Già qualcuno, tra gli amici lettori delle bozze, le ha osservato, con ironica simpatia, che il titolo La Padrona (Mondadori) dato al romanzo rischiava di far pensare a un'autobiografia.

In effetti, chi la conosce, conosce anche certa fermezza, talvolta imperiosità del suo temperamento, dove l'umiltà cristiana deve fare i conti con la consapevolezza di una principessa, erede di un casato tra i più grandi della più grande nobiltà italiana, quella romana. Chi la conosce, sa che dietro la voluta semplicità dei modi, dietro lo sforzo meritorio di modestia spunta talora - malgrado tutto - il secolare istinto aristocratico.

Al di là delle battute scherzose, è un fatto che queste pagine testimoniano innanzitutto del grande amore che le suggerisce di far dire alla protagonista del suo romanzo: «Non cambierei questo luogo dove vivo con nessun altro luogo». Il luogo è quella Roma dove i Borghese giunsero da Siena, quella Roma che diede loro tanto e alla quale tanto diedero. Per fare un solo esempio, chiunque passeggi per uno dei più bei parchi del mondo, non può dimenticare il nome di quella meraviglia: «Villa Borghese», come i romani sempre la chiamarono e tuttora la chiamano, nonostante gli sforzi dei Savoia di rinominarla «Villa Umberto I».

Alla città sua e dei suoi avi, donna Alessandra dedica molti dei capitoli, indugiando sulla descrizione di architetture e atmosfere urbane, con il compiacimento di chi ama; e, insieme, con la competenza di chi ha approfondito sui testi. In questa linea, ciò che l'autrice svela di sé sta anche nell'autentica passione per l'arte e nella simpatia (in senso etimologico) per i suoi protagonisti, a cominciare dal prediletto Caravaggio, assassino, frequentatore di bettole e di bordelli, sciupafemmine e pederasta e, al contempo, sublime.

Ma, sull'Urbe capitale dell'arte e della cultura, si staglia imponente la figura di colui con cui l'autrice fa davvero i conti, con pietas familiare: è il più illustre degli avi, l'uomo che innalzò i Borghese, sino ad allora di nobiltà provinciale, al livello dei Colonna, degli Orsini, dei Savelli, dunque dei casati più antichi e prestigiosi. Parliamo, ovviamente, di Camillo, Papa per 16 anni, dal 1605 al 1621, con il nome di Paolo V.

È colui che ai milioni di devoti e di turisti che varcano le porte di San Pietro annuncia sulla facciata, con enormi lettere scolpite nella pietra, che la più grande chiesa del mondo fu completata da lui, un Burghesius romanus asceso al soglio supremo. A lui, e al «Cardinal nipote», Scipione - il maggior mecenate d'Europa, il più ricco ma anche il più appassionato e competente - Alessandra dedica le pagine più sentite; e, per entrambi, mette in campo, con convinzione, motivi di difesa e di discolpa di fronte alle accuse e alle insinuazioni degli avversari.

In realtà - e non solo nella comprensione per il papato - questo romanzo mostra in tutto il suo impianto una chiara volontà apologetica, è percorso dal desiderio di mostrare non solo la grandezza artistica e culturale della Chiesa romana, ma anche la sua volontà di evangelizzare, al di là dei cedimenti allo spirito mondano della gerarchia stessa.

Come ha narrato nel suo intenso Con occhi nuovi, nel 2004, questa pronipote di un Papa, di cardinali, di vescovi, di abati aveva finito per allontanarsi dalla fede, catturata dai disvalori, dal cinismo, spesso dalla immoralità dell'ambiente opulento e cosmopolita in cui fu immersa la sua giovinezza. Poi, ecco la consapevolezza di andare alla deriva, senza direzione e senza senso, ecco il ritorno al Vangelo, la conversione, il desiderio (alla pari, e nello stesso tempo, del grande amico Leonardo Mondadori) di comunicare ad altri la riscoperta della fede.

Anche in questo sembra esserci affinità tra la biografia della scrittrice e il suo libro, questo «diario segreto di una donna romana del Seicento», come dice il sottotitolo. Il pretesto letterario consueto - dai Promessi sposi a Il nome della rosa - del manoscritto ritrovato, le permette di far agire una single aristocratica dell'inizio del Seicento che lascia la sua Toscana (anche qui un cenno autobiografico) per venire a Roma.

La giovane donna è devastata da due abbandoni: quello del padre, quand'era ancora molto piccola, e quello di colui che, facendole intravedere un grande amore, le ha rubato la verginità per poi, subito, eclissarsi. Da qui, un proposito: «Decisi che ogni uomo che fosse entrato nella mia vita avrebbe dovuto pagare un conto salato».

Così, si fa «padrona», ma in senso sessuale: attirare maschi vogliosi di erotismo deviato e sottoporli a rituali di sottomissione che noi diremmo sadomaso, a percosse, a umiliazioni. Con il volto coperto da una maschera, senza concedersi - né carnalmente né emotivamente - tortura e insozza e viene per giunta ben pagata. Una singolare prostituzione, che avrà fine solo quando «la padrona» riuscirà a elaborare il lutto per il rifiuto e l'abbandono da parte dei due uomini della sua vita.

Decisiva, per la conversione, la scoperta di quel luogo di tutte le sofferenze umane che è l'ospizio di Santo Spirito: qui, questa sorta di Maddalena romana si ritirerà per una vita di carità, di penitenza, di castità. E qui, ecco il coup de foudre finale: nelle terribili corsie dell'ospedale ritroverà il padre morente, ma questi rifiuterà di riconoscerla, rantolando: «Non ho mai avuto figlie femmine». Il distacco totale è così compiuto e la donna, non più figlia dolente, potrà farsi madre caritatevole di tutti i poveri. Un finale «edificante», certo, ma in cui donna Alessandra testimonia con sincerità della dimensione evangelica da lei stessa riscoperta dopo molto vagare.

 

COPERTINA DEL LIBRO _LA PADRONA_ DI ALESSANDRA BORGHESEALESSANDRA BORGHESE E GLORIA TURN UND TAXIS ALESSANDRA BORGHESE ALESSANDRA BORGHESE ALESSANDRA BORGHESE accordo Annuncio alla Stampa Aprile 1991 - Leonardo Mondadori, Gianni Letta, Vittorio Dotti, Fedele Confalonieri, Giuseppe Ciarrapico, Vittorio Ripa di Meana

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO