LOS ROQUES, ISOLE DI MORTE - GIA’ QUATTRO INCIDENTI MORTALI PER GLI ITALIANI SULL’ARCIPELAGO - IL 4 GENNAIO 2008 SPARIRONO 8 TURISTI, UN CASO MAI CHIARITO - IN 15 ANNI SCOMPARSI QUASI 60 AEREI - QUELLA ZONA DEL VENEZUELA E’ UNA GIUNGLA, SORVOLATA DAGLI AEREI DEI NARCOS IMBOTTITI DI COCA - I NARCOS RIMUOVONO I SEDILI, AGGIUNGONO BIDONI DI CARBURANTE PER IL RIFORNIMENTO E SI AFFIDANO A PILOTI VECCHI E SPERICOLATI…

Guido Olimpio per Corriere.it

La zona attorno all'arcipelago venezuelano Los Roques è come una giungla dove volano gli «uccelli migratori», aerei pieni di droga e velivoli senza controlli. Bimotori che spariscono senza lasciar traccia. Cessna che cambiano matricola e proprietà durante il viaggio. Trucchi per nascondere i traffici di droga, la merce più preziosa nel triangolo che ha i vertici in Colombia, Venezuela e Caraibi. Qui si intrecciano le rotte legali che portano i turisti sulle spiagge bianche e quelle clandestine dei narcos. Le isole Los Roques sono nel mezzo, inevitabile che finiscano per nascondere episodi misteriosi.

Per gli italiani l'arcipelago vuole dire vacanza ma anche maledizione. Già quattro gli incidenti che hanno coinvolto nostri connazionali. Il primo episodio nel 1997 quando sparisce un Cessna 402 con a bordo Mario e Teresa Parolo. Poi, nel 2004 muoiono Antonio Buzzi, le due figlie, Barbara e Betty, e il genero Franco Rosetta. Nel 2006 è ancora un Cessna a svanire portandosi dietro Franco Rotunno Diaz, Vincenzo Efrain Rotunno Oteiza e Gabriel Venturi Ariza. Troveranno solo qualche pezzo di lamiera. Quindi il caso più intricato, sempre il 4 gennaio ma del 2008. A bordo 14 persone, tra cui 8 italiani.

Un incidente che è diventato un giallo a causa di aspetti oscuri. Dopo settimane di ricerche venne recuperato un solo cadavere, quello del copilota, e le autorità non hanno mai avuto un'idea precisa su quante fossero le persone a bordo: 14 secondo la lista d'imbarco, 18 per il pilota. Era salito qualcuno che non doveva?

Uno dei telefonini poi è rimasto attivo per un certo periodo, stessa cosa avvenuta nell'ultimo episodio. Alla disperata ricerca della verità i familiari delle vittime hanno spinto per nuove ricerche che inizieranno a Los Roques con l'intervento di una nave speciale americana, la Sea Scout. Ci saranno anche due consulenti, l'ex pilota Mario Pica e l'ammiraglio Giovanni Vitalioni, che dovranno indagare sul «Let L 410»: è precipitato o, come ha ipotizzato il settimanale Oggi , è stato dirottato dai narcos? Pica ha raccontato che secondo i venezuelani nella zona sono spariti, in 15 anni, quasi 60 aerei. E sono quelli noti. Alla lista bisogna aggiungere i velivoli «fantasma».

Le loro piste, in realtà strisce di terra o asfalto, sono in aree remote. Le isole nei Caraibi e l'Africa occidentale le mete. I narcos rimuovono i sedili, aggiungono bidoni di carburante per il rifornimento e si affidano a piloti spericolati. Esistono bande che procurano gli equipaggi ingaggiando uomini pronti a tutto. Altre garantiscono solo il trasporto. Hanno molto denaro e comprano i velivoli attraverso degli intermediari in Florida - Fort Lauderdale è la «piazza» più attiva - e talvolta li rubano. In questo mercato il Venezuela ha una posizione privilegiata.

È vicino alla fonti di produzione della coca, è una gigantesca piattaforma, i controlli sono labili o inesistenti, con i dollari si compra tutto, compresa la complicità di chi dovrebbe controllare. Per questo i contrabbandieri lo hanno trasformato in un trampolino formidabile arrivando ad usare anche gli scali ufficiali. Può accadere che gli aerei siano camuffati usando società di copertura. Tanto nessuno guarda o lo fa raramente.

Le autorità in Venezuela chiudono gli occhi anche sulle compagnie. Molte delle «piccole» servono luoghi di incanto come l'arcipelago Los Roques servendosi di aerei vecchissimi. Il «Brittan Norman Islander» che trasportava Vittorio Missoni era del 1968. Non era recente neppure il «Let L 410» coinvolto nella vicenda del 2008. La manutenzione è approssimativa e le testimonianze di chi ha raggiunto l'arcipelago mettono paura.

C'è poi un altro elemento. L'età di chi è alla cloche. Il comandante del «Brittan» aveva 72 anni. In Venezuela ma anche negli Usa non esistono limiti per i piloti di compagnie minori, basta che superino i test fisici. Può accadere però che abbiano un malore e la responsabilità ricade sul secondo. Ma se tutto avviene all'improvviso i tempi di reazione sono strettissimi. A volte insufficienti. In apparenza il comandante non aveva segnalato nulla di anormale e le comunicazioni si sono interrotte in modo brusco. Dunque un evento catastrofico.

La storia ha punti di contatto con il disastro costato la vita il 9 dicembre alla cantante messicana/americana Jenny Rivera. L'aereo dell'artista è precipitato a nord di Monterrey schiantandosi su un'altura. Alla guida un pilota di 78 anni. L'aereo, un «Learjet» del '69, apparteneva a una società finita sotto inchiesta negli Usa per legami troppo stretti con i cartelli della droga. Non solo. Uno dei suoi velivoli doveva essere usato per far fuggire il figlio di Gheddafi, Saadi, in Messico. Piano organizzato da alcuni canadesi assoldati dai seguaci del colonnello. L'ultima prova di cosa nasconda la giungla dei cieli.

 

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