POLEMICHE, PIANTI, INDIGNAZIONI PER IL MASCHERONE VANDALIZZATO DELLA FONTANA DEL MORO DI PIAZZA NAVONA E POI SI SCOPRE CHE È UNA COPIA! - NEL 1874, STANCHI DI FURTI E DANNEGGIAMENTI, MASCHERONI E TRITONI FURONO SOSTITUITI CON COPIE - COPIA E ORIGINALE ACCOMUNATI DALLO STESSO DESTINO: NEL MAGAZZINO DI VILLA BORGHESE L’ORIGINALE È LESIONATO NEGLI STESSI PUNTI…
Claudio Marincola per "il Messaggero"
Quando i dirigenti della Sovrintendenza ai Beni culturali ieri mattina sono scesi nel deposito del museo Pietro Canonica di Villa Borghese, un «caveau» in cui sono custodite le copie autentiche delle sculture più pregiate, non volevano credere ai loro occhi: il mascherone della Fontana del Moro, non quello danneggiato a sassate sabato scorso da un vandalo a Piazza Navona, bensì l'originale, era lesionato esattamente negli stessi punti della copia. Alle estremità , al posto dei draghi alati, simbolo araldico di Papa Gregorio XIII, due cicatrici cucite nel marmo bianco.
Copia e originale accomunati dallo stesso destino. Due mutilazioni identiche, il vandalo dell'800 e quello del 2011. Spiega Alberta Campitelli, dirigente dell'ufficio Ville e parchi storici della capitale: «Gli elementi scultorei della fontana furono rimossi nel 1874. Stanchi dei continui furti e danneggiamenti, gli amministratori dell'epoca decisero di rimuovere i mascheroni e i tritoni da Piazza Navona per trasportarli nel semenzaio di San Sisto. Nella piazza vennero collocate le copie realizzate dallo scultore Luigi Amici, una di queste è appunto quella colpita l'altro giorno. Certo - ammette - la coincidenza è curiosa».
Anche per questo il Comune di Roma si è dotato da qualche tempo di un deposito dove sono state «ricoverate» una sessantina di opere. à nel cuore di Villa Borghese, nella «fortezzuola», la dimora dello scultore piemontese Pietro Canonica divenuta oggi il «suo» museo. Un luogo magico a un passo da Piazza di Siena.
Sculture restaurate, locali rimessi a nuovo. Il progetto, voluto dal sovrintendente ai Beni culturali di Roma Umberto Broccoli e curato da Angela Napoletano, ha l'obiettivo finale di aprire al pubblico i locali e mostrare gli originali.
UB261: è la matricola del mascherone riprodotto da Luigi Amici. Il quale eseguì anche due copie dei quattro tritoni originali ma tralasciò quella realizzata dallo scultore Taddeo Landini, forse il più bello di tutti, quello che i romani e i non romani non hanno mai visto: un vecchio tritone con le spalle curve, le braccia molli, i muscoli cadenti. Tra i capolavori salvati un sarcofago medievale, uno splendido portatore di frutta attribuito al Bernini ma privo di testa, un gigantesco Esculapio. E ancora: torsi romani lavorati nel '600, busti con tasselli posticci, un ermafrodito stratificato dai vari interventi di restauro.
«Nel 1917 - spiega ancora la Campitelli - le opere originali vennero portate a Ville Borghese dove furono sottoposte a un disinvolto intervento di restauro. Furono utilizzate stuccature in cemento e persino fatti dei fori per la fuoriuscita dell'acqua. Le statue vennero quindi ricollocate come arredo per il Giardino del Lago dove sono rimaste fino al 1993».
Furti di braccia, teste, gambe, piedi. L'episodio più eclatante nel 1985: ladri acrobati riuscirono a portare via dalla sommità del Tempio di Esculapio, nel Giardino del lago di Villa Borghese, tre statue e due teste. Qualche tempo dopo venne ritrovata la testa di un Apollo: era nella vetrina di un antiquario di Genova in vendita per 20 milioni di vecchie lire.
Dal 1980 all'85 si verificarono ben 40 furti. Un business per i trafficanti d'arte. «Da allora si decise di ricoverare le opere in magazzino - riprende Alberta Campitelli - in attesa di eseguire i calchi da collocare al posto degli originali. Operazione non facile data la fragilità e gli alti costi dell'operazione». Per evitare altri furti fu necessario inserire sotto ogni statua la didascalia «copia dell'originale». «Abbiamo contenuto i danni - azzarda infine un bilancio Broccoli - tra dieci giorni il restauro del mascherone della fontana sarà ultimato e tutto tornerà come prima».







