VENEZIA 68 - Rifilato il leone d’oro al suo cocco Sokurov (tanto da avergli prodotto “Il Sole” su Hirohito), Muller si prepara alla resa dei conti finali con Baratta che ha dalla sua Napolitano e Zaia e, soprattutto, gli immobiliaristi del Lido; Muller ha Galan, ma non basta - domattina alla grande ultima conferenza finale, Muller potrebbe dare le dimissioni prima di essere cacciato da Baratta…
1- DAGOREPORT
Come dago-previsto. I premi di Venezia 68. Il Faust di Sokurov Leone d'oro, premio speciale a âTerraferma' di Crialese, niente a Polanski, premio
Mastroianni ai due ragazzi protagonisti di âHimizu' di Sjon Sonon, miglior attore Michael Fassbender per âShame' e miglior attrice la protagonista cinese di âA Simple Life', Osella per la sceneggiatura' Alpis', per la fotografia âCime tempestose', per l'opera prima âLa bas'.
La Medusa si e' ritenuta offesa. La Lei ha parlato trionfo italiano e della Rai.
Galan festeggia il suo compleanno con un regalo molto atteso: il premio al cinema italiano. Alla cena dell'Excelsior, solo otto tavoli per pochi vip, Il presidente Baratta regala a Galan un "tanti auguri a te" suonato al flauto sotto gli occhi allibiti dei giornalisti che non possono neanche avvicinarsi.
Muller e' alle prese con la conferenza stampa e si prepara alla resa dei conti finali con Baratta...
Il presidente pensa che Muller voglia fargli le scarpe e viceversa. Baratta ha dalla sua Napolitano e Zaia e, soprattutto, gli immobiliaristi del Lido, Muller ha Galan, ma non basta.
Possibile che abbia giocato la carta Crialese per rafforzarsi, ma ha perso Medusa. Probabile, si dice a Venezia, che domattina alla grande ultima conferenza finale, Muller dia le dimissioni prima di essere cacciato da Baratta. Cosi' va il mondo, ma Venezia senza Muller sara' poca cosa.
2- VINCONO IL RUSSO "FAUST" E LA CINA SNOBBATI CLOONEY E POLANSKI
Natalia Aspesi per La Repubblica
Se il Leone d´Oro va all´unanimità a un capolavoro di crudele incantamento come Faust del russo Sokurov, se il Leone d´argento va al disperato People Mountain People Sea del cinese Cai Shangjung: se l´Italia strappa il premio speciale con i migranti neri di Terraferma di Crialese.
E ancora: se la Cina si prende anche il premio per la miglior attrice e il Giappone il premio Mastroianni ai migliori attori emergenti, è chiaro che il vero trionfatore di questa 68° Mostra è il suo direttore, Marco Muller.
Solo il premio al miglior attore gli è sfuggito, anche perché si temevano tumulti e scontri soprattutto femminili se non fosse stato assegnato a Michael Fassbender, protagonista bello e sessuomane del bellissimo Shame del videoartista inglese Steve McQueen, oltre che ironico Freud dagli occhi azzurri in A Dangerous Method di Cronenberg.
Sconfitta amara per la povera Medusa, che aveva in concorso Carnage di Polanski, il film che in assoluto era più piaciuto a pubblico e critica e che era dato come sicuro Leone d´Oro. Evidentemente sono tempi duri da quelle parti là , anche per il cinema.
Vittoria pretesa e ottenuta da Rai Cinema, che come produttore o distributore aveva in concorso cinque film e ce l´ha fatta con il film di Crialese, rinunciando a un riconoscimento per Idi di marzo di e con Clooney (di cui si favoleggiava l´ubiquo Leone d´Oro).
Tutte le previsioni buttate all´aria, si immagina il laico Muller pregare suoi cinesanti perché illuminassero la giuria a mettere assieme un verdetto a lui congeniale: chi ama il cinema adora Sokurov e chi lo adora sognava il Leone per lui, dubitando però della sua forza politica contrattuale: ma dimenticando che Muller è giustamente un suo sostenitore, tanto da avergli prodotto il grandioso Il Sole sulla caduta dell´imperatore Hirohito.
Cinesi e giapponesi sono il suo forte e la sua passione, si può dire che è stato lui a insegnarci ad amarli. C´era però questo problema: l´assoluta necessità che un premio lo prendesse anche uno dei tre film italiani. Lo desiderava il ministro Galan, lo volevano quelli di Rai Cinema in un momento molto scivoloso per l´azienda, che perdendo o cacciando i suoi pezzi migliori, teneva a darsi delle arie ottenendo almeno una medaglia per quella che viene chiamata la loro "linea editoriale".
Quindi lo voleva molto anche Muller, il cui mandato scade alla fine dell´anno e a cui forse non spiacerebbe vederselo rinnovare. Ha avuto la fortuna di una giuria presieduta dal regista Darren Aronofsky (quello di The Wrestler e Cigno nero) di elegante intelligenza, gente di cinema, di teatro e d´arte, del tipo che personalmente non disdegna di cimentarsi in opere che attirano grandi folle.
Ma nel ruolo di giurati si sono comportati come nei tempi felici in cui si premiavano film talmente innovativi che poi nessuno andava a vederli. E che mai forse loro girerebbero o interpreterebbero, perché si sa poi la vita e il successo hanno le loro esigenze.
C´è stata da parte della giuria una fine volontà di allontanarsi da film fatti benissimo, benissimo recitati, ma purtroppo capaci di piacere se non proprio al grande pubblico, almeno a quella famosa nicchia di cinefili che non vogliono rincretinire.
Hanno voluto rinverdire il potere dei festival di sostenere film difficili, temuti dal mercato: non si sa se per spirito punitivo, o perché veramente credono che nel dilagare del pessimo cinema che conduce alla sua stessa morte, non resta che indicare quelle strade tortuose e inquiete, d´impegno estetico e di pensiero, che solo forse possono salvarlo.
Così hanno molto amato la sceneggiatura del film Alpis del greco Yorgos Lanthimos (Osella per la sceneggiatura) con una geniale società di medici e paramedici che sostituiscono i morti, storia che ha creato durante le proiezioni numerosi vuoti; la fotografia (Osella per il contributo tecnico) tempestosissima e grigissima e fangosissima dell´angosciante ma appassionante Cime Tempestose della regista Andrea Arnold.
E il loro tentativo di distogliere le platee da George Clooney o da Matthew McConaughey (qui protagonisti dei film interessanti che si correrà a vedere comunque), da film da ridere o da thriller per famiglie, è encomiabile, anche se inaspettato.
Intanto si spera che spinti dal premio a Emanuele Crialese, che comunque era il migliore dei film italiani, si consolidino pericolanti poltrone in Rai e in Biennale, il pubblico anche leghista rifletta su questa bella storia di generosità , di dolore e di diritto alla vita, e ci siano produttori che si impegnino a fare buon cinema italiano, come ai vecchi tempi.










