TRA IL PAPA CHE MOLLA E SANREMO CHE SPACCA, IL TONFO DELLA POLITICA IN TV - NEL 2006 IL “DUELLO” TRA PRODI E BERLUSCONI INCOLLO’ 12 MILIONI DI ITALIANI ALLA TV - QUEST’ANNO POLITICA SPALMATA A TUTTE LE ORE, GLI SPETTATORI SI ANNOIANO E TRIBUNE E TALK INCASSANO ASCOLTI MINIMAL - MA QUANDO IL PATONZA VA DA SANTORO E’ SUBITO BOOM - LE CONFERENZE STAMPA FINALI ULTIMA OCCASIONE PER ALZARE UN PO’ LO SHARE…

Dino Martirano per il "Corriere della Sera"

Correva l'anno 2006. Al battesimo dell'odiato-amato «Porcellum», i leader delle due coalizioni in lizza si ritrovarono faccia a faccia in tv e inchiodarono davanti al piccolo schermo 16 milioni 129 mila telespettatori, pari al 52,53% dello share. Allora, Romano Prodi e Silvio Berlusconi diedero davvero l'impressione di saper paralizzare il Paese con la loro sfida in tv ma, alla partita di ritorno, appena tre settimane dopo, quel bottino di ascolto fu più magro: 12 milioni 183 mila spettatori pari al 42% dell'ascolto in quella fascia oraria.

Nel 2008, la seconda volta del «Porcellum», le conferenze stampa finali dei leader ebbero destino incerto da un punto di vista dei numeri: Berlusconi portò a casa 3 milioni e 100 mila telespettatori (11,02%) mentre Walter Veltroni, la stessa sera, balzò a 3 milioni e 836 mila ascolti (13,51%). Una forbice che fece dichiarare al leader del Pd: «Il Paese è stanco di sentir dire le stesse cose da 15 anni...». Poi le elezioni le vinse trionfalmente il Cavaliere, ma questo è un altro discorso.

E ora, nel 2013, la terza volta dell'amato odiato «Porcellum», quegli ascolti milionari sembrano un ricordo sbiadito. Sarà perché non ci sono più i duelli diretti tra i leader ma l'interesse del pubblico sembra davvero scemato. Fatta eccezione per l'incredibile performance televisiva messa in piedi da Michele Santoro su La7 con la star Silvio Berlusconi (9 milioni di telespettatori, 33,58%), la campagna elettorale in corso si è fin qui fermata ad ascolti ben più bassi.

È vero, ci sono state puntate di Ballarò con Giovanni Floris e di Porta a Porta con Bruno Vespa che hanno tirato su le medie ma - considerando come eccezioni i confronti per le primarie del Pd trasmessi da SkyTg24 e dalla Rai - il bilancio a una settimana dal voto sembra più magro del solito. Eppure queste del 24 e 25 febbraio sono le prime elezioni repubblicane che si svolgono in pieno inverno, con una netta preferenza dei leader (escluso Beppe Grillo) per gli studi televisivi piuttosto che per le piazze.
Più che un calo generalizzato degli ascolti - fanno comunque notare alla Rai - quest'anno c'è da registrare una parcellizzazione dell'offerta politica in tv: si parte subito con UnoMattina (Rai), Agorà (Rai) e Omnibus (La7) di Alessandra Sardoni e Andrea Pancani e si va avanti per tutta la giornata anche sulle reti Fininvest, su Sky mentre il servizio pubblico con Rainews24 non si spegne mai e macina un'offerta di volti e di programmi della politica praticamente infinita.

E c'è anche da aggiungere che questa campagna elettorale è molto radiofonica: i leader passano tutti da «Radio anch'io», non disdegnano «Un Giorno da pecora» e non rinunciano ai grandi network come Radio Montecarlo, Rtl e Radio 105 e Radio Capital. Dunque, c'è il «rischio overdose» perché ormai al politica è spalmata su tutti i palinsesti.

Rai Parlamento, diretta da Gianni Scipione Rossi, ha catalogato gli ascolti ed è impressionante constatare, solo sulle reti Rai, quanto sia vasta l'offerta di informazione politica nell'arco delle 24 ore. Tra i dati emergono anche quelli assai modesti registrati dalle conferenze stampa ufficiali dei partiti andate in onda a partire da lunedì 11 febbraio.

È stata, questa, una settimana orribile dal punto di vista degli ascolti delle tribune politiche perché lunedì si è dimesso il papa Benedetto XVI e da martedì è iniziato il festival di Sanremo. Come dire che la concorrenza era assai agguerrita tanto che, per l'evento canoro dell'anno largamente programmato, Silvio Berlusconi aveva detto la sua: «Sanremo andava rinviato anche se io non ho paura della Litizzetto».

Nella settimana del Papa dimissionario e del Festival lo share della tribune politiche ha fatto registrare oscillazioni tra lo 0,8% e il 2,2%. Francesco Storace è stato visto da 565 mila telespettatori, l'industriale Giampiero Samorì da 500 mila mentre il democratico Dario Franceschini (400 mila) è stato superato da Renato Brunetta (630 mila) del Pdl.

Il segretario del partito dei pensionati Carlo Fatuzzo (384 mila) ha fatto meglio di Carlo Calenda della Lista Monti (348 mila). Marco Ferrando, segretario del Partito comunista dei lavoratori, ha fatto il pieno di visualizzazioni internet della sua intervista (cliccata 4.498 volte) ma anche Michele Boldrin (Fermare il declino) ha lasciato il segno con 1.767 contatti.

In questo quadro dello share decimale fanno eccezione i messaggi autogestiti trasmessi dalla Rai dopo mezzanotte: Emma Bonino (Amnistia Giustizia Libertà) è stata ascoltata da un milione 871 mila telespettatori (21,4%), Adriana Poli Bortone (Grande Sud) da un milione 593 mila (19,1%) e il Movimento 5 Stelle da un milione 404 mila (17,8%). Venerdì sera, tuttavia, è prevedibile che - in mancanza del confronto diretto - i tre capi delle coalizioni (Bersani, Berlusconi e Monti) facciano il record di ascolto almeno a tribuna politica.

 

 

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