1- LA PRIMA EROINA DELL'OLIMPIADE LONDINESE È LA SPADISTA SUDCOREANA SHIN A LAM. SCIPPATA DELLA VITTORIA, OCCUPA PER UN’ORA LA PEDANA ALLANGANDOLA DI LACRIME 2- UN TEMPO COSÌ LUNGO CHE PROPRIO NON SI PUÒ NON STARE DALLA SUA PARTE. COME FA TUTTO IL PUBBLICO DELLO STADIO EXCEL. CHE FISCHIA I GIUDICI E APPLAUDE LA LAM 3- MIRACOLI DELLA STAMPA ITALICA A LONDRA: IERI A WIMBLEDON C'ERA UN INVIATO CHE NON HA VISTO NEANCHE UN GAME DI FRANCESCA SCHIAVONE E DI ANDREA SEPPI PERCHÉ' TROPPO PRESO A LEGGERSI IN SALA STAMPA LE STATISTICHE DEGLI ALTRI INCONTRI E CHE OGGI SPIEGHERÀ' AI SUOI LETTORI PERCHÉ' I TENNISTI ITALIANI HANNO PERSO 4- NIENTE ORO, SIAMO INGLESI: DA CAVENDISH A DALEY IN CRISI I CAMPIONI DELLA REGINA

1- OCCUPY LONDON!
Tommaso Pellizzari per Corriere.it

La prima eroina dell'Olimpiade londinese piange tutte le sue lacrime sulla pedana della spada. Le prime, la sudcoreana Shin A Lam le piange in piedi, quando i giudici della semifinale giudicano buona una stoccata della tedesca Britta Heidemann giunta nell'improbabile lasso di tempo dell'ultimo secondo mancante.

Invece ci è riuscita, ma il problema non è questo: se le due spadiste sono arrivate a questo punto è perché i due colpi doppi tirati subito prima non hanno spostato il cronometro dall'ultimo secondo. Il che, probabilmente, è contro diverse leggi della fisica, oltre della scherma.

Shin è convinta di avere ragione, come il suo allenatore e come la delegazione coreana. Che inizia a protestare ferocemente e ovviamente presenta ricorso, mentre la spadista cede a un pianto disperato. E siccome le cose (sia il ricorso che il pianto) vanno per le lunghe, Shin si siede sul gradino che la pedana rialzata forma sul pavimento, e continua a singhiozzare per un tempo che se non sembra infinito di certo è così lungo che proprio non si può non stare dalla sua parte. Come fa tutto il pubblico dell'ExCel. Che, periodicamente, fischia i giudici e applaude la Lam. E lei, non si capisce se troppo abbattuta o fiduciosa nella perseveranza silenziosa della protesta, non mostra la minima intenzione di volersene andare.

Resta così più di un'ora, una volontaria si avvicina e le appoggia un asciugamano sulle spalle perché non prenda freddo, ed è strano vedere che tutt'intorno l'Olimpiade continua (per esempio, con Federica Pellegrini che conquista la finale dei 200 metri stile libero). Ma è così anche per lei. Quando il verdetto è definitivo, si capisce anche che non è vero che Shin A Lam non ha più lacrime, perché eccole di nuovo.

Ma, chissà con quali argomenti (il più probabile è una squalifica piuttosto pesante), il segretario generale della Federazione internazionale Maxim Paramanov riesce a convincerla non solo ad alzarsi in piedi, ma anche a indossare di nuovo la maschera, a connettere se stessa e la spada per la finale terzo posto.

Ci sarebbe anche l'ovazione della sala, a sostenerla. Ma nella scherma (forse in nessuno sport, ma nella scherma un po' di più) è impensabile di poter vincere dopo un'ora e mezza passata così. Infatti Shin A Lam si porta anche in vantaggio, ma finisce per cedere 15-11. Se il quarto posto è per definizione il più doloroso di un'Olimpiade, quello di Shin ha buone probabilità di essere uno dei più feroci che si siano visti.

Il dubbio su tale primato si deve unicamente al fatto che, poi, la medaglia d'oro l'ha vinta l'ucraina Shenyakina, non la Heidemann. Chissà se un minimo, ma proprio un minimo di soddisfazione Shin A Lam l'ha almeno provato.


2- TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SU WIMBLEDON OLIMPICA E CHE NON AVETE OSATO CHIEDERE
Valter delle Donne per Dagospia

1) Ieri a Wimbledon c'era un inviato che non ha visto neanche un game della Schiavone e di Seppi perché' troppo preso a leggersi in sala stampa le statistiche degli altri incontri e che oggi spiegherà' ai suoi lettori perché' i tennisti italiani hanno perso.

2) Chi vi dice che Wimbledon e' il tempio del tennis, non esagera. Gli inservienti del '"Court centre" sembrano usciti da un teatro lirico. Non a caso ci sono persino delle tende a coprire la visuale del campo. Gli addetti parlano con un tono leggermente più basso di quello che si userebbe in una biblioteca italiana. E chi arriva a gara in corso e' costretto a sbirciare dietro la tenda, in rigoroso silenzio, fino al primo cambio di campo.

Ieri pomeriggio scena da film dei Monty Phyton. Da una parte un cronista argentino, forse abituato alle gare del Boca Juniors, che urlava come un ossesso durante il match vinto dal suo connazionale contro il nostro Seppi. Dall'altra un'attempata volontaria che lo rimprovera furibonda, tutta rossa in viso, facendo il disumano sforzo di rimproverarlo sottovoce.

3) Immaginate durante un derby Roma-Lazio, una giovane donna che lascia la tribuna, si fa dare il cambio dal marito, prende dalla carrozzina il suo neonato e inizia ad allattarlo. A Wimbledon succede anche questo. La bella mamma ha preferito nascondere pupo e mammella sotto un giacchetto strategico. Niente tetta siamo inglesi.

4) A Wimbledon c' e' un parcheggio a pagamento, privato, che apre solo in occasione delle gare di tennis. Lo gestisce un arzillo ottantenne di origine napoletane. Si chiama Giuseppe Esposito, e' stato per molti anni proprietario del prestigioso ristorante Bellini a Londra. Il signor Esposito non e' caduto in disgrazia. La sua e' solo una scelta eccentrica e redditizia (lasciargli la macchina costa 20 sterline al giorno) in ricordo dei vecchi tempi, di quando faceva il parcheggiatore a Napoli.

5) Altro mito di Wimbledon, le fragole. Sono vendute dai chioschi intorno ai campi di gioco, ma in questo caso la fama e' decisamente immeritata. Grandi, grosse e insapore, tanto che gli inglesi le annegano nella panna (o in una crema acquosa) e ci aggiungono qualche cucchiaiata di zucchero. Informare gli inglesi che Nemi batte Wimbledon 6-0, 6-0, 6-0

3 - NIENTE ORO, SIAMO INGLESI: DA CAVENDISH A DALEY IN CRISI I CAMPIONI DELLA REGINA...
Andrea Malaguti per "la Stampa"

Baby Daley è cresciuto. E questo è il suo giorno. «È stato l'anno più duro della mia vita. Ma il momento è arrivato». Da una piattaforma di dieci metri, Tom Il Bello, un profilo da Justin Bieber e lo stesso numero di fan, si butta assieme a Peter Waterfiled nelle speranze di una nazione a caccia del primo oro. «Come on Tom, come on Tom, come on Tom».

Un ritornello ossessivo. Sono in diecimila a gridare il suo nome sotto lo strano tetto dell'Aquatics Centre. Battono i piedi, sventolano bandiere, scattano fotografie. Non è una gara. È una mania. Dal diving al divismo il passo è stato breve. È il figlio della terra che reclama il riconoscimento degli dei. Per sé. E per il Regno. Vuole che il mondo lo guardi e riconosca che l'Impero è tornato. O che comunque non è sparito. «Adoro la mia Patria».

Il ministero dello sport ha investito trecento milioni di sterline in quattro anni per accudire, coccolare, crescere e migliorare i propri 541 atleti. E Tom è stato il poster della campagna. A Pechino aveva 14 anni. Faceva tenerezza. Impossibile non volergli bene. Fece esperienza. Ma dopo un mondiale e un europeo vinti è arrivato il momento del primo tuffo da adulto. In fondo i rivali cinesi hanno la sua età.

Certo, non ridono, si inchinano all'uscita dall'acqua e probabilmente se gli si potesse aprire uno sportello dietro la schiena verrebbero fuori i fili e i fusibili. Ma apparentemente sono umani. «Posso batterli. Voglio farlo per papà» - Rob Daley - «il mio migliore amico, il mio taxista e il mio campione» - morto per un tumore cerebrale nel maggio del 2011. Aveva 40 anni. A Roma se lo ricordano tutti. Perché quando il suo cucciolo trionfò nel 2009 entrò in sala stampa e gridò al figlio: «Ti posso abbracciare?». Tom gli corse incontro e si fece avvolgere dalle sue braccia da lottatore. Si adoravano. Il destino gli deve qualcosa.

Nei primi quattro giorni di Giochi la cosa migliore per la Gran Bretagna è stata la cerimonia d'apertura. Un miliardo di persone ha fatto ohhh quando la Regina Elisabetta è salita in elicottero con Bond. Appena la fiction ha lasciato spazio alla realtà le cose si sono complicate. Il mostro Cavendish è scomparso tra le strade del Surrey. E con la sua bicicletta è deragliata la squadra che correva per lui. Si sentivano il meglio - forse lo erano - si sono scoperti inadeguati. La bici ha poi consegnato un argento alla Armistead. La ginnastica artistica un bronzo di squadra. Il nuoto un argento e un bronzo. Poco per il Paese ospitante.

Anche per questo Tom il Bello non può sbagliare. Ragazzine adoranti, mamme sognanti e persino il primo ministro hanno voglia di capovolgersi in aria con lui. David Cameron è in prima fila. È arrivato in metropolitana, per dare l'esempio. E si è fatto fotografare. Poi ha usato twitter per dare la notizia. «Il sistema trasporti regge». Austerity e modernità. Manca solo la vittoria.

L'inizio della gara è trionfale. Tre salti e primo posto. Anche i cinesi in coda. Ci siamo quasi, è scritto, mancano gli ultimi tre ostacoli. Il primo è il triplo e mezzo carpiato rovesciato in avanti. Difficoltà alta. Ma è il preferito di Peter e di Tom. In allenamento non lo sbagliano mai. Silenzio. Rincorsa. Tom è in ritardo. Peter in anticipo. I corpi sono in moto, fermarli è impossibile, veleggiano per due secondi come shangai spostati dal vento. Dritti come fusi, ma ognuno per conto proprio.

L'Aquatics Centre ammutolisce. Splash. Spanciano tutti assieme. Venti punti in meno dei cinesi e quarto posto che non si recupera più. Tom dice scuro che è colpa sua. Peter dice: «no, ho sbagliato anch'io, siamo un team. E tu prenderai l'oro nell'individuale». Si abbracciano, vorrebbero dirsi altro. Ma c'è nell'intimità degli uomini un confine che né l'amore né la passione possono superare.

Debbie Daley, la mamma di Tom, questo pudore non ce l'ha. «È solo l'inzio. Il Team GB fiorirà. E anche tu». Gli sorride orgogliosa. Cercando di fare con lui quello che la primavera fa con i ciliegi.

 

 

 

SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM SHIN A LAM Semifinale della spada femminile fra la tedesca Britta Heidemann a sinistra e la sudcoreana Shin A Lam Semifinale della spada femminile fra la tedesca Britta Heidemann a sinistra e la sudcoreana Shin A Lamspa COREANA Shin OCCUPY IL NUOTATORE INGLESE TOM DALEY CAMERON ALLA FINALE TUFFI

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