CI HANNO ROTTO I BARONI - LA PROCURA DI BARI HA CHIUSO L’INCHIESTA SUL MALA-UNIVERSITA’: 38 INDAGATI, TRACUI PIZZETTI, E DUE ASSOCIAZIONI A DELINQUERE - PER IL CONCORSO DI ANNA MARIA BERNINI SI MOSSE GIULIANO AMATO?

Giuliano Foschini per ‘La Repubblica'

L'hanno chiamata «Do ut des», perché «la sostanza di quest'indagine complessa è tutta in quella locuzione latina: io do affinché tu dia». A essere mercanteggiati sono i posti da professori ordinari e associati nelle università di tutta Italia. Mentre i mercanti sono i baroni e i mammasantissima del diritto costituzionale, canonico e pubblico comparato. La procura di Bari ha chiuso il primo filone dell'inchiesta sul malaffare del sistema universitario italiano. Trentotto indagati e due associazioni a delinquere: una con base Bari, l'altra a Milano, dove sono stati inviati gli atti per competenza.

L'ex ministro Anna Maria Bernini e l'ex garante della privacy Francesco Pizzetti già iscritti nel registro degli indagati. E il filone sul diritto costituzionale - nel quale sono stati denunciati dalla Finanza cinque dei saggi scelti dal presidente Napolitano per le riforme costituzionali - al vaglio dei pm. Complessivamente sono una cinquantina i concorsi «il cui andamento ed esito finale - sostiene la Guardia di Finanza - nulla hanno avuto a che vedere col merito».

Esiste, dicono gli inquirenti, «una rete criminale tra i più autorevoli docenti ordinari che hanno consentito sistematicamente il prevalere della logica del favore su quella del merito e della giustizia. In sostanza i concorsi universitari sono stati celebrati, discussi e decisi molto prima del loro espletamento».

IL CASO BERNINI
«Era il barone, era il capo di tutti». Così veniva definito dai colleghi il professor Giorgio Lombardi. Insieme con il collega Giuseppe Ferrari era l'uomo che aveva in mano il diritto pubblico comparato in Italia. E si era impegnato perché Anna Maria Bernini, ex ministro di Forza Italia, vincesse un concorso. Lombardi poi si ammala, tanto da spegnersi durante l'indagine: «Io se non avessi avuto questo accidente - si sfoga con un collega - ero il padrone di tutti i concorsi. A me interessano due risultati e ne chiedo uno solo: la Bernini! Perché quando uno prende un impegno lo mantiene, io sono abituato a fare così».

Le pressioni per la Bernini sono molte. Lo ammette lo stesso Ferrari. «Lo so, però ho bisogno che gli parli dieci minuti... perché io non ce la faccio più guarda, tra De Vergottini, Amato (ndr, Giuliano) e Morbidelli per la Bernini. Pizzetti te lo raccomando lui e la famiglia... non ce la faccio più».

«ARISTOCRAZIA ARISTOTELICA» Con Lombardi che si ammala il potere è
nelle mani di Ferrari. È lui stesso in un'intercettazione a spiegare quello che la Finanza definisce il «potere ventennale dell'aristocrazia ferrariana». «Quello che cercavamo di praticare era un metodo che è stato concepito in un momento in cui Lombardi pigliava tutto. C'era una specie di aristocrazia nel senso aristotelico, cioè i migliori che si accordano nell'interesse della corporazione!».

La Finanza fa un conto: 18 dei 32 concorsi banditi tra ordinari e associati sono «espressione di una maggioranza di chiara appartenenza alla corporazione di matrice ferrariana, a riprova dell'esistenza di un sistema basato essenzialmente sul dato dell'appartenenza a una corrente accademica».

IL PIZZINO TELEMATICO Tra gli atti intercettati c'è una mail del professor Ferrari dalla quale si evince un'intesa tra il docente bocconiano e il collega Luis Eduardo Rozo Acuna. «Carissimo, consegno un'umile richiesta al pizzino telematico» e via un elenco di richieste. «Scusa per la sintesi brutale, ma meglio essere franchi... A buon rendere. Grazie».

IL CASO PIZZETTI Tra gli indagati c'è anche l'ex garante della privacy, che secondo gli investigatori fa pressioni per far vincere un concorso al figlio come evidentemente gli aveva promesso Lombardi. «Lui - dice al telefono con Ferrari, in riferimento a un altro professore - dice che gli farebbe piacere che appunto il desiderio di Lombardi si realizzasse ».

Ferrari: «Stai tranquillo». Pizzetti: «È un secolo che ci conosciamo, sappiamo anche comunque quando ci siamo presi degli impegni reciproci non li abbiamo mai fatti mancare». Sono decine le telefonate di Pizzetti, che viene definito dagli investigatori «astuto e «infaticabile». «Volevo dirti che ho visto Augusto (ndr, Barbera) - dice Pizzetti a Ferrari - e anche lui una mano su Gambino potrebbe darla». E poi: «Se ti serve possono parlare anche io a padre Paolo (padre Paolo Scarafoni, ex rettore dell'Univeristà europea di Roma, indagato, ndr)». Il concorso alla fine salterà.

 

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