1- SENTI CHE ECO! “LEGGO NEL VOSTRO SITO CHE IO, CHE PREDICO L'ASTENSIONE DALLE CATTIVE COMPAGNIE, SAREI PRESIDENTE DELL'ALDUS CLUB (ASSOCIAZIONE DI BIBLIOFILI) DI CUI È VICEPRESIDENTE MARCELLO DELL'UTRI. NOTIZIA FALSA: NON È NEPPURE SOCIO” 2- EGREGIO PROF, PRENDIAMO ATTO MA PURTROPPO È UNA SMENTITA RITARDANTE. IL ‘’CORRIERE DELLA SERA’’ DEL 23 OTTOBRE 1998 SCRIVE: “ALL'ALDUS CLUB, IL PRESIDENTE E' UMBERTO ECO, I "VICE" SONO GIANNI CERVETTI (EX PCI, ORA DS) E MARCELLO DELL'UTRI, MENTRE OLIVIERO DILIBERTO E' "TRA I PIU' APPASSIONATI" DI LIBRI PREGIATI E INTROVABILI” 3- D’ACCORDO SONO PASSATI 14 ANNI, MAGARI LA SMENTITA SI È PERSA NEL VENTO MA L’8 SETTEMBRE 2012, SULLA LIASON DI CARTA DELL’UTRI-ECO TORNA “IL FATTO QUOTIDIANO”…

1- UMBERTO ECO: DELL'UTRI NON È NÉ SOCIO NÉ VICEPRESIDENTE DELL'ALDUS CLUB
Riceviamo e pubblichiamo:

Spett. Dagospia
leggo nel vostro sito che io, che predico l'astensione dalle cattive compagnie, sarei presidente dell'Aldus Club (associazione di bibliofili) di cui è vicepresidente Marcello dell'Utri. La notizia era in affetti apparsa un mese o due fa su un foglio che mi definiva anche come Premo Nobel (notizia palesemente falsa). Ora è altresì falso che Dell'Utri sia vicepresidente dell'Aldus Club anche perché non ne è neppure socio.
Grazie per l'attenzione
Umberto Eco

DAGO-RISPOSTA
Egregio professore, prendiamo volentieri atto della sua smentita. Che purtroppo deve essere mancata quando il 23 ottobre del 1998, non su un foglio qualsiasi ma sul Corriere della Sera apparve un'intervista di Venanzio Postiglione a Marcello Dell'Utri nella quale si legge: "A sorpresa. Marcello Dell'Utri fa l'elogio di Diliberto e dice che, adesso, "puo' partire la riforma della giustizia". Ma e' anche un "fatto personale". Perche' sono iscritti tutti e due, il berlusconiano e il comunista, all'Aldus club, l'associazione dei bibliofili: il presidente e' Umberto Eco, i "vice" sono Gianni Cervetti (ex Pci, ora Ds) e lo stesso Dell'Utri, mentre Oliviero Diliberto e' "tra i piu' appassionati". Di libri pregiati e introvabili".

D'accordo sono passati 14 anni, magari la smentita si è persa nel vento ma, più recentemente, Davide Vecchi su "Il Fatto Quotidiano" dell'8 settembre 2012 scrive: "Dell'Utri è costretto ad abbandonare l'immagine di bibliofilo colto ed esperto che ha tentato di cucirsi addosso e che gli aveva permesso di compiere il salto dallo stalliere mafioso Vittorio Mangano a Umberto Eco. Uno degli attori principali della presunta trattativa tra Stato e mafia è infatti vicepresidente dell'Aldus Club, l'associazione internazionale di bibliofilia presieduta da Eco. Vice con Dell'Utri è l'ex ministro ed esponente del Pci Gianni Cervetti, mentre il segretario generale è Mario Scognamiglio".

Quindi la scorsa domenica arriva Dagospia pungolato da una mail di un lettore che criticava il sito di aver ripreso e titolato "Grandissimo Eco!" il suo articolo su "Repubblica". Tutto qui. (rda)

2- DELL' UTRI: MEGLIO DILIBERTO DI FLICK - " CONOSCO BENE IL NUOVO GUARDASIGILLI, SIAMO ISCRITTI ALLO STESSO CLUB DI BIBLIOFILI "
Venanzio Postiglione intervista Marcello Dell'Utri per il "Corriere della Sera" del 23 ottobre 1998
http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/23/Dell_Utri_meglio_Diliberto_Flick_co_0_9810231766.shtml


Va bene?
"Si'. Sono contento".

E perche'?
"Meglio un duro come Diliberto che un indeciso come Flick".

Tutto qui?
"No. Conosco bene il neoministro: e' equilibrato, indipendente, non sara' succube dei pm".

Poi?
"E' un politico. Ci voleva. Magari torna la divisione dei poteri... senza intrecci e interferenze".

A sorpresa. Marcello Dell'Utri fa l'elogio di Diliberto e dice che, adesso, "puo' partire la riforma della giustizia". Ma e' anche un "fatto personale". Perche' sono iscritti tutti e due, il berlusconiano e il comunista, all'Aldus club, l'associazione dei bibliofili: il presidente e' Umberto Eco, i "vice" sono Gianni Cervetti (ex Pci, ora Ds) e lo stesso Dell'Utri, mentre Oliviero Diliberto e' "tra i piu' appassionati". Di libri pregiati e introvabili.

E si scambiano doni. Cioe' volumi. Lui, Dell'Utri, deputato forzista, pasdaran del Cavaliere, inquisito a Milano, Torino, Palermo. L'altro, Diliberto, cossuttiano, docente di Diritto romano, ministro della Giustizia da 48 ore. Feeling da biblioteca. Tanto che Dell'Utri, per dirne una, si ricorda pure i libri piu' amati da Diliberto: "Il Maestro e Margherita di Bulgakov, Cent'anni di solitudine di Marquez, Vita di Galileo di Brecht".

Cosi', a memoria, come fosse la moglie. Insomma, Dell'Utri: lei, il nemico politico, si fida di Diliberto...
"Perche' e' uno studioso, ama i libri, conosce il diritto, sa che l'eccesso di giustizia porta all'ingiustizia: summum ius, summa iniuria. Possiamo stare tranquilli".

E' vero che parlera' poco?
" E' sicuro. E' una persona schiva, riservata, non cerca i riflettori. Che e' un altro segno di serieta".

Garantista?
"Me lo auguro. Ma, etichette a parte, la vera "garanzia" ce la danno le sue letture, la sua formazione classica. Io dico che seguira' la linea di Tacito, giudicare sine ira et studio, senza rancore e faziosita'. Ecco... ci vuole un ministro tacitiano".

(...)

Che libro gli regala?
"Se trovo la prima edizione, Dei delitti e delle pene di Beccaria. Che e' il piu' grande garantista mai esistito. Senza di lui ci sarebbe ancora la pena di morte".


3- DA MANGANO A UMBERTO ECO: IL MARCELLO BIBLIOFILO SOTTO SFRATTO
Davide Vecchi per "Il Fatto Quotidiano" dell'8 settembre 2012

Dopo il lago di Como, Marcello Dell'Utri lascia anche il centro di Milano: la biblioteca di via Senato, che con la Fondazione l'ex manager Publitalia presiede dal 1997, è costretta a trasferirsi a Segrate, in un anonimo centro polifunzionale. Oltre 120mila libri rari a giorni saranno portati via: non ci sono più fondi per mantenere la bellissima palazzina con giardino interno. "L'affitto non è più compatibile", ha ammesso con rammarico. Tradotto: sono finiti i soldi.

E il munifico amico di sempre, Silvio Berlusconi ha chiuso i rubinetti. L'addio è sofferto, quasi drammatico. Dell'Utri è costretto ad abbandonare l'immagine di bibliofilo colto ed esperto che ha tentato di cucirsi addosso e che gli aveva permesso di compiere il salto dallo stalliere mafioso Vittorio Mangano a Umberto Eco. Uno degli attori principali della presunta trattativa tra Stato e mafia è infatti vicepresidente dell'Aldus Club, l'associazione internazionale di bibliofilia presieduta da Eco. Vice con Dell'Utri è l'ex ministro ed esponente del Pci Gianni Cervetti, mentre il segretario generale è Mario Scognamiglio.

Una genesi incompiuta quella di Dell'Utri. Perché nel bellissimo cortile interno di via Senato, tra presentazioni di libri e pièce teatrali, è proseguito il passaggio di mafiosi di vario rango. Nell'ottobre 1998 la Dia seguì fin qui Natale Sartori, socio della figlia di Mangano in una cooperativa di pulizie e pedinato per un'indagine per droga. Anche il medico decisamente mafioso Salvatore Aragona raccontò di essere passato dal civico 14 di via Senato. "Sono stato invitato al circolo, la sede culturale e intellettuale di Dell'Utri in via Senato" disse nel maggio 2001 parlando al telefono con Giuseppe Guttadauro, il boss di Brancaccio.

E "con Dell'Utri bisogna parlare", "alle elezioni del ‘99 ha preso impegni" con il boss Gioacchino Capizzi, ma "poi non s'è fatto più vedere". Gli impegni bibliofili si facevano stringenti, i libri di cui valutare l'acquisto diventavano sempre più importanti. In quegli anni il senatore acquista una lettera di Cristoforo Colombo: la rivenderà nel maggio 2009 per 659mila euro all'amico Marino Massimo De Caro. Un altro esperto del ramo. Commerciante di libri antichi, collaboratoredell'ex ministro Giancarlo Galan, un passato da console del Congo e un presente in carcere: ha rubato migliaia di volumi pregiati dalla biblioteca Girolamini di Napoli che ha diretto fino all'arresto, lo scorso maggio.

Irrisolto, invece, il furto avvenuto nel 2002 alla collezione Scognamiglio. "È stata una profanazione", disse. La libreria di via Rovello, frequentata da Eco, Giulio Andreotti, Oliviero Diliberto, Cervetti, Gianfranco Dioguardi e Dell'Utri ha visto i natali dell'Aldus Club, ma anche sottrarsi 300 tomi rari collezionati e gelosamente custoditi da Scognamiglio che si è poi dedicato alle collezioni altrui. Aiutando Dell'Utri a crearsene una sua. Ma il senatore non ne ha mai seguito i consigli, non si fidava.

Quando nel 2007 il cofondatore di Forza Italia decise di comprare i diari di Mussolini, Scognamiglio lo sconsigliò. Dell'Utri non sentì ragioni e pagò 12 milioni, certo che fossero originali. Si è dovuto ricredere: tutte le perizie calligrafiche effettuate su quei diari accertano che sono falsi. L'ultima perizia, conclusa appena tre settimane fa, certifica che l'autore in realtà è Amalia Panvini, una signora di Vercelli già condannata con la madre Rosetta per aver prodotto testi falsi di Mussolini spacciati come autografi.

L'essere caduto in errore non ha scalfito la sicurezza di Dell'Utri che ha continuato a comprare libri in giro per il mondo, dall'America alla Francia. Nell'ottobre 2007 acquista un volume per 7.000 euro sull'arte islamica all'International general rare books. Dieci giorni dopo, altri 7.000 euro alla Librairie des amateurs di Parigi. Nel febbraio 2008 firma un assegno da 9.500 euro a Montepulciano. Una settimana dopo 5.000 a Modena. La passione è incontenibile.

Infinito il conto corrente aperto presso il Credito Cooperativo Fiorentino presieduto dall'amico e collega di partito Denis Verdini. Il deposito di Dell'Utri già nel 2006 era esposto per due milioni. A coprire i buchi interveniva Berlusconi e nei momenti di emergenza era la banca a foraggiare il senatore, permettendo aperture di credito senza garanzie, esclusa la villa di Torno ipotecata fino al terzo grado. Così i libri divennero garanzie.

Quando nel febbraio 2010 Dell'Utri chiede l'ennesima proroga al fido per 400mila euro, il cda dell'istituto la concede perché "il senatore è uno dei maggiori collezionisti al mondo (ci viene detto) di libri antichi. La collezione dovrebbe avere un valore di alcuni milioni". E garantiscono: "Il senatore ha intenzione di vendere qualche libro". Lui invece compra. L'ultimo acquisto risale al 29 marzo: 17mila euro per 17 volantini delle Brigate rosse stampati negli anni Settanta. Ma i liquidi nel frattempo erano arrivati dall'amico Silvio che l'8 marzo aveva acquistato la villa sul lago di Como per 20 milioni.

L'amico di Arcore aiuta anche la fondazione di via Senato. Gli sponsor ufficiali sono da sempre quattro: Mediaset, Mondadori, Mediolanum e Publitalia 80. Manca solo il Milan, ma certo, avrà pensato Dell'Utri, una squadra di calcio non può finanziare iniziative culturali. Eppure anche l'esperienza della biblioteca è destinata a finire. Al civico 14 della centralissima via Senato rimarrà l'abitazione di Dell'Utri, che qui vive con i figli Araga e Marco Jacopo Alessandro e la moglie Miranda Ratti.

I 120mila volumi andranno a Segrate, non ci sono più fondi per l'affitto. Silvio ormai ha saldato. L'amico Verdini non ha più una banca e la Procura continua a indagare scoprendo, ad esempio, che il senatore ha 70 conti correnti all'estero. Ma va dato atto a Dell'Utri di essere riuscito a far dire di sé che è un uomo colto. Come scrisse Montanelli: "Dell'Utri è un uomo colto, soprattutto sul fatto".

 

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