matilda de angelis

“SOFFRO D’ANSIA DA TRE ANNI. L’ACNE E’ IL SINTOMO DI QUESTO MALESSERE” – MATILDA DE ANGELIS CI INFLIGGE UN INDIGERIBILE PIPPARDONE SULL’ELOGIO DELLA VULNERABILITA’. MA PERCHE’ UN’ATTRICE GNOCCHISSIMA, SULLA CRESTA DELL’ONDA, CHE SI E’ SPOGLIATA NUDA IN UNA SERIE TV DI SUCCESSO MONDIALE, HA INCANTATO SANREMO, SI SENTE IN DOVERE DI AMMORBARCI CON LE SUE PATURNIE SULLA FRAGILITA’. MA SE SI LAMENTA LEI, LE ALTRE COSA DOVREBBERO FARE?

Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

 

matilda de angelis

Moltissimi si riconosceranno nell'autoritratto interiore che l'attrice bolognese Matilda De Angelis ha affidato alle pagine di Instagram. Quel macigno sul petto che ti impedisce quasi di respirare. La perdita di senso e di desiderio. La paura di uscire di casa o di tornarci, perché qualunque movimento può farti cadere dal filo su cui ti reggi in equilibrio precario.

 

matilda de angelis

Nessuno sarà così superficiale da bollare quest' ansia esistenziale come una fisima. Il fatto che i mali dell'anima siano invisibili non significa che siano meno autentici di quelli del corpo, ai quali peraltro si collegano. Una quota naturale d'ansia fa parte della condizione umana, ma ultimamente vi abbiamo aggiunto un carico ulteriore.

 

La pandemia e la guerra, certo, ma ancora di più la fine del posto fisso, delle tutele sociali e della dimensione comunitaria, rimpiazzata da tante solitudini iperconnesse. Tutto congiura a trasformare il sano impulso alla competitività in un mostro ansiogeno che porta a vedere pericoli e complotti anche dove non ci sono, ad acuire la smania di controllo e a farci sentire sempre fuori posto e mai all'altezza delle aspettative, nostre e altrui. L'idea devastante di quest' epoca ipocrita è che si debba essere privi di zone d'ombra. Mentre quelle zone esistono e vanno accettate, dato che è proprio la loro non accettazione a generare ansia. Cara Matilda, ti saluto con le parole immortali di Jung: «Lo scopo della vita non è diventare perfetti, ma completi».

 

MATILDA ELOGIO DELLA FRAGILITÀ

Assia Neumann Dayan per “la Stampa”

 

MATILDA DE ANGELIS SESSO A TRE IN UNA VITA SPERICOLATA

Nel momento in cui si vive con uno specchio in mano, come si può pensare di essere felici? C'è stato un momento, non saprei dire con esattezza quando, che si è deciso che andava bene esistere in un eterno primo piano, a due minuti dal viale del tramonto, a pochi anni dai vent' anni. È colpa di Instagram? È colpa di internet? È colpa nostra? C'è riuscita giusto giusto Natalie Portman a reggere un film in primo piano, come possiamo noi pensare di farcela senza finire in una stanza con le pareti imbottite?

 

Bisognerebbe buttare i telefoni, i social, i filtri, sono sicura che qualcuno ha messo la propria fotografia sul comodino al posto di quella dei genitori o dei figli, dovremmo smetterla di passare il nostro tempo a guardarci negli occhi.

 

matilda de angelis suona a piedi nudi a 18 anni 5

Ieri Matilda De Angelis, talentuosissima attrice di 26 anni, una delle poche donne spiritose sul palco di Sanremo, ha cancellato un post sul suo profilo Instagram in cui raccontava della sua ansia: «Ho avuto voglia di cancellare tutto per non finire nel vortice del pietismo e della compassione, il mio post non aveva assolutamente questo scopo». D'altro canto, «Internet non è scritto a matita», e anche questo è parte del problema. Parlerò di una cosa che non esiste più, giuro senza pietismo, anche perché fa troppo caldo per provare qualsiasi sentimento.

 

matilda de angelis

De Angelis raccontava che aveva iniziato a soffrire di ansia circa tre anni fa, che tutto intorno a lei perdeva di senso, come se ci fosse un macigno sul petto, «uno svuotamento emotivo feroce che non risparmiava nessun sentimento, bello o brutto che fosse, la paura di uscire di casa o di tornarci, perché ogni minimo cambiamento anche quotidiano poteva significare per me la rottura di un "equilibrio" a cui mi aggrappavo per convincermi che andasse tutto bene».

 

Questa sensazione modifica il tuo stile di vita e inizi a non prendere più l'ascensore, a non guidare, a pensare che ogni atomo di pulviscolo sia mortale, che cambiare la disposizione di alcuni oggetti ti porterà una sfortuna miserabile e tu non potrai farci nulla e tutto quello che hai lo perderai. De Angelis poi aveva aggiunto: «Per me l'acne è stato il sintomo di questo grande male, anche se per tanto tempo ho pensato che ne fosse una causa», e ancora: «Io sto imparando che non posso controllare tutto nella vita e che prefissarmi costantemente uno standard di perfezione irrealizzabile in ogni ambito (lavorativo, sentimentale ecc.) mi ha intossicato la mente».

matilda de angelis stefano accorsi veloce come il vento

 

I social negli ultimi anni si sono riempiti di celebrità che si lagnano di imperfezioni immaginarie, rotolini di grasso che non esistono, a rincorrere l'applauso del pubblico in un'eterna sindrome di Münchhausen a cui spero nessuno creda. Però se il tuo lavoro è la tua faccia, avere l'acne non è una cosa da niente, perché con la tua faccia ci paghi le bollette.

 

Avere a disposizione in ogni istante la fotocamera del telefono è come mettere in mano un coltello a un bambino di tre anni. Il monologo di Vincent Cassel ne «L'Odio», o quello di Edward Norton ne «La venticinquesima ora», o Glenn Close che si strucca ne «Le relazioni pericolose»: proviamo a sostituire lo specchio con il telefono e otterremo la distanza che separa il vero dal verosimile.

 

MATILDA DE ANGELIS

Con i social c'è sempre il dubbio: è sensibilizzare o posizionarsi? I social non chiedono il certificato medico, si basa tutto sulla credibilità, sull'empatia, è tutto pensiero magico e atto di fede. Crediamo davvero a Bella Hadid quando ci dice che è depressa? Anche le top model piangono? L'anno scorso ha pubblicato delle foto in cui piangeva su Instagram: «Questa sono io praticamente ogni giorno, ogni notte, da qualche anno, ormai. A volte tutto quello che devi sentire è che non sei solo».

 

L'empatia, certo, eppure non so se abbiamo lo stesso tipo di ansia io e Bella Hadid. La possibilità di accedere immediatamente alle cure deve essere un sollievo. Il fatto di essere fotogenica nel pianto deve essere un sollievo. Non doversi preoccupare di scegliere se pagare la parcella dello psicologo o la busta spesa deve essere un sollievo. Fotografarsi mentre si sta male, postarlo sui social, venire bene comunque e chiamarlo «sensibilizzare» deve essere un sollievo.

 

matilda de angelis youtopia 2

Certo, l'empatia, eppure. Hadid aveva scritto: «Le persone dimenticano che tutti si sentono fondamentalmente allo stesso modo: perse, confuse, non proprio sicure del motivo per cui siamo qui. Quell'ansia la sentono tutti». Io non so se siamo tutti uguali, se il male è oscuro e ontologico, se l'ansia che provano i ricchi sia la stessa che provano i poveri cristi. Quello che so è che essere tristi e avere una depressione sono due cose diverse, che il baby blues non è la depressione post partum, che non è tutto orizzontale, che autodiagnosticarsi un sentimento non è una diagnosi medica. Il post di Matilda De Angelis si chiudeva così: «E alla fine ridiamo, che col tempo tutto passa. O quasi». E in quel «quasi» c'è dentro una vita intera.

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