TELESE REPLICA A GRILLO & CASALEGGIO, LA “PICCOLA MACCHINA DEL FANGO” – “IL 5% DI ‘PUBBLICO’ APPARTIENE A LORENZO MIELI, FIDANZATO DI CLEMENTINA MONTEZEMOLO. OVVIO CHE PER GRILLO SIA L’EMANAZIONE DEL PADRE, PAOLO, E L’ANELLO DI CONGIUNZIONE CON BEN DUE TEMIBILI POTERI FORTI CONTRO DI LUI: L’RCS E MONTEZEMOLO. MA IL GIORNO IN CUI LASCIAI IL ‘FATTO’, CINZIA MONTEVERDI, AMMINISTRATRICE DI QUEL GIORNALE, URLAVA PER I CORRIDOI: “HO PARLATO CON PAOLO MIELI… MI HA DETTO CHE SE SUO FIGLIO METTTE UN SOLO CENTESIMO IN QUEL GIORNALE LO PRENDE A CALCI IN CULO”…

Luca Telese per pubblico giornale.it

Qualche ora fa, per caso, ho aperto beppegrillo.it: ho scoperto un nuovo post che riguarda il caso Favia e, incredibilmente anche il giornale che stiamo fondando (persino le persone che ci lavorano. E anche il sottoscritto, sul piano personale). Se lo leggo pensando alla brutta vicenda che ha colpito Giovanni Favia e il movimento 5 stelle il post di Grillo mi rattrista. Se lo leggo pensando alla parte che riguarda Pubblico mi viene da sorridere.

Ovviamente, dato quello che succede in questi giorni, sorge un primo problema interpretativo: si tratta di una nota scritta da Beppe Grillo e firmata da un "giornalista freelance"? O di una nota firmata da un giornalista freelance e scritta dal ghost writer di Grillo, Gianroberto Casaleggio? Considerando Grillo più intelligente che paranoico sono portato a propendere per la seconda ipotesi, e quindi anche se rispondo al secondo farò finta che questo strano collage di gossip, deliri e fantasia lo abbia scritto lui.

Primo: "Grillo", dopo essere rimasto per tre giorni colpito e silente sul caso Favia, e dalla denuncia rubata al consigliere regionale sui pasticci di Casaleggio, capisce che non può più tacere. Peccato che risponda nel modo più facile, non con l'afflato della nuova politica che predica, ma cercando di screditare sul piano umano e personale quello che fino a ieri era il più brillante e visibile dei suoi consiglieri. Non solo è falso ma è triste: giornalisti diversi che in queste ore hanno parlato con Favia (Mentana lo ha fatto la sera stessa, io dopo) sanno che è sotto un treno.

Ma invece scatta la teoria cospiratoria: come in una certa controinformazione di terza classe anni settanta (sará la biblioteca di Gianroberto?) si impastano (pochi) fatti reali e (tanti) fatti inventati o dedotti, ma contrabbandati per certi pur di sostenere di essere vittime di un complotto demoniaco. Però Favia non è né Bucharin né Scilipoti. È un ragazzo per bene, fino a ieri adorato dai militanti del M5s e malsopportato da Casaleggio per la sua autonomia. Non merita la macchina del web fango anche se non si è d'accordo con lui.

E qui passiamo a Pubblico. Anzichè credere alla cosa più facile, e cioè che ai giornalisti - alcuni giovanissimi - che lo stanno fondando non piaccia la stretta autoritaria sul movimento che il loro lavoro li porta a raccontare, ecco di nuovo l'ombra di una minacciosa Spectre. L'amministratore delegato, Tessarolo, diventa un infiltrato di Mediaset (il fatto vero è che - oltre che aver fondato Current - ha lavorato, per Mediaset). Un altro dei soci, Maurizio Feverati una longa manus dell'agente Beppe Caschetto (Caschetto è molto più semplicemente il mio agente televisivo, Feverati è molto più semplicemente un mio amico da quando come avvocato mi ha assistito nella stesura di due contratti).

Ma le paranoie sono difficili da contenere: Grillolleggio cita Francesca Fornario, un'altra firma nota del giornale, e mi chiedo. Cosa dirà di lei? Gli ascoltatori la conoscono per le sue performances a Un giorno da pecora, i telespettatori per i monologhi ad Annozero. Ecco cosa dice Grilloleggio: "Decretò la fine della carriera di Luttazzi" perché come decine di altri colleghi giornalisti ne denunciò i plagi (provati) sull'Unità.

Altro nome, Mario Adinolfi. Grillo lo inserisce addirittura nella società di Pubblico. Non so perchè: non ne fa parte! All'inizio pensavo a lui come uno dei giornalisti della redazione - siamo amici, nella diversitá, da tanti anni - poi la fortuna lo ha fatto subentrare ad un deputato del Pd: lui ama molto la Fornero (noi per nulla) e non se ne è fatto niente.

Tutti conoscono Adinolfi per quello che è davvero: un caustico e brillante blogger, uno scaltrissimo giocatore di poker. Invece, nel pezzo di Grilloleggio, con un meraviglioso lavoro di ritaglio biografico diventa "un - orrore - giornalista saltato da radio vaticana al tg1″. La cosa che mi diverte molto, è che Adinolfi ha una vera e propria adorazione per il M5s e per il suo guru, su questo abbiamo recentemente litigato in un dibattito pubblico. Povero Mario, e lui che difendeva Grillo!

Infine un piccolo schizzetto di fango: il 5% di pubblico appartiene a una societá di produzione mediale di cui è amministratore Lorenzo Mieli. Ovvio che per Grillo sia l'emanazione del padre, Paolo, e - addirittura - l'anello di congiunzione con ben due temibili poteri forti contro di lui: l'Rcs e Montezemolo. Qui mi sono messo le mani nei capelli: perchè il giorno in cui lasciai il Fatto, Cinzia Monteverdi, amministratrice di quel giornale, urlava per i corridoi: "Ho parlato con Paolo Mieli... Mi ha detto che se suo figlio mettte un solo centesimo in quel giornale lo prende a calci in culo".

Questo per dire che i padri e i figli talvolta sono persino in conflitto fra di loro, o più semplicemente hanno idee diverse. Come si fa a saperlo? Ecco, questa è la differenza fra il buon giornalismo e i collezionatori maldestri di ritagli che non sanno interpretare. Per me Lorenzo è semplicemente un geniale produttore con cui ho lavorato a inizio carriera. Infine lo schizzo di fango: la fidanzata di Lorenzo, Clementina, è la figlia di Luca Cordero di Montezemolo (l'ho vista, purtroppo, una sola volta in vita mia). Ricapitolando: tutti appendici di poteri che si muovono per colpire Grillo. Boom!

Certo, era più difficile spiegare se Favia aveva detto cose vere su Casaleggio, e il suo ruolo rispetto agli eletti M5s. Ma ecco risolto il problema: anzichè entrare nel merito di quel che dice Favia, si ripesca addirrittura il fatto che nel 2003 abbia seguito un corso audiovisivo (sarebbe la prova che non poteva non sapere!) per "incastrarlo", dimostrando così che era in combutta con Piazzapulita.

E siccome Pubblicogiornale.it ha messo in rete due pezzi critici, ecco la spiegazione. Sapevamo già tutto, facciamo parte di un complotto scientifico contro il M5s che, in un modo o nell'altro, grazie a un diabolico gelato, tiene insieme Mediaset, Montezemolo, Rcs, Radio Vaticana, il Pd e non so chi altro. Se questo è il prodotto delle "menti finissime" (anche Favia può sbagliare) figuratevi gli altri.

E infatti arrivano messaggi di gente che ci accusa di fare un quotidiano "foraggiato dal Pd" e via delirando. Chi glielo dice a Federico Mello, salentino, trentenne, ex fuorisede, direttore del sito, che ha usato i 10.000 euro messi da parte per comprare una macchina usata per acquistare l'1% della società? (Pubblico è pubblico in tutto tranne nei finanziamenti).

E che dire di Luca Bussoletti, altro socio, e noto cantautore di Amnesty? Il povero Mello, però fa davvero parte del complotto: quella sera era con noi in studio con il suo portatile. Quella sera io, Mentana e Andrea Scanzi avevamo chiesto a Formigli: "Cos'è questo scoop di cui parli?". Lui, scaramantico, non ci aveva detto nulla. Federico ha cucinato i lanci mandati alle agenzie subito prima della messa in onda del servizio, direttamente dallo studio. Tutto qui. E davvero non so se i timer erano sincronizzati o meno. In ogni caso a Grillo consiglierei di cambiare autore. Era meglio Michele Serra.

Ma voglio fare un ultimo esempio di come funziona la fantasiosa controinfornazione grillina. Un militante mi scrive via internet: "Cosa rispondi di fronte a tanti circostanziati dettagli?". Con altri fatti. La madre di Cristian De Sica si chiama Maria Mercader, è spagnola. Ramon Mercader, il suo fratellastro, era l'agente di Stalin che uccise Lev Trotskij con una picconata in Messico. Dunque - applicando la raffinata logica casaleggina - Christian De Sica potrebbe essere un agente infiltrato di Josif Stalin nella commedia all'italiana. Chi glielo dice adesso?

 

 

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