campo orto maggioni bignardi rai

TUTTI AL CAMPOSANTO – DALL’ORTO: “BRUNO VESPA? NON È UNA NOSTRA BANDIERA” - “IL FLOP DI ‘POLITICS’? STIAMO SEMINANDO, MA A UN CERTO PUNTO DOVREMO SETACCIARE” – ‘’MONICA MAGGIONI ANCHE ALLA PRESIDENZA ITALIANA DELLA TRILATERAL? L’HO LETTO SUI GIORNALI, SONO SICURO CHE NON CONFONDERÀ I RUOLI”

Intervista esclusiva del presidente della Rai Antonio Campo Dall’Orto

a Riccardo Bocca per http://espresso.repubblica.it

 

RENZI CAMPO DALL ORTORENZI CAMPO DALL ORTO

«Bruno Vespa? Non è una bandiera della nostra Rai. È soltanto una delle voci che la compongono». Sono queste le parole con le quali il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto fotografa la figura del conduttore di “Porta a Porta”, ripercorrendo poi per la prima volta in un’intervista esclusiva a “l’Espresso” firmata da Riccardo Bocca tutti i punti cruciali della sua gestione della tv pubblica dall’agosto del 2015 a oggi.

 

RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDARENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA

Un lungo faccia a faccia durante il quale Campo Dall’Orto accetta di parlare anche dell'insuccesso di Politics («Stiamo seminando, ma a un certo punto dovremo setacciare»), replica alle accuse di Nicola Porro, che lo ha definito «il conte Mascetti di “Amici miei”, analizza le strategie di Viale Mazzini, risponde alla critica di essere una macchina da flop, commenta i continui assalti alla sua persona da parte di Michele Anzaldi del Pd, e arriva fino alla questione scivolosa della nomina della presidente della Rai Monica Maggioni anche alla presidenza italiana dell’organizzazione americana Trilateral («L’ho letto sui giornali, sono sicuro che non confonderà i ruoli».) Tutto sul numero del nostro settimanale in edicola domenica 13 novembre. Qui di seguito alcuni stralci dell’intervista.

bruno vespa (2)bruno vespa (2)

 

Si è presentato come l'uomo della rivoluzione e ci terrebbe a non diventare il simbolo della delusione. A quindici mesi dalla sua nomina a direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto, classe 1964, natali veneti targati Conegliano, a 28 anni già vicedirettore di Canale 5 e poi una carriera spesa sulle poltrone ai vertici di Mtv, La7, Telecom Italia Media e Viacom, naviga in un mare di continui attacchi e polemiche.

CHIARA FRANCINI PIPPO BAUDO 3CHIARA FRANCINI PIPPO BAUDO 3

 

Le accuse che si porta in spalla le conoscono tutti: assenza di idee e progetti sufficientemente chiari, nomine discutibili, assunzioni altrettanto discutibili, spese tanto per cambiare discutibili. E poi i palinsesti della collezione autunno-inverno: annunciati come la grande svolta, ma in realtà orfani di novità e ascolti incoraggianti. Anzi, c’è chi ha parlato soprattutto di ritorno al passato tra un Pippo Baudo alla guida di “Domenica in”, Vespa sempre e comunque in auge e il ritorno senza euforie di Michele Santoro.

 

NICOLA PORRONICOLA PORRO

Ora il numero uno di viale Mazzini accetta di ripercorrere il proprio percorso a ostacoli all’interno dell’azienda, e lo fa seduto nel suo ufficio al settimo piano in maniche di camicia, senza cravatta e con un gilet grigio addosso. Butta di striscio gli occhi alla parete di televisori che gli sta davanti, e inizia a carburare con un’analisi della situazione presente: «L’azienda sta attraversando un periodo di transizione», dice,«una profonda riforma che il pubblico mostra di cogliere e apprezzare. Pensi che l’altro giorno, sui social, riguardo alla serata che Rai1 ha dedicato a Roberto Bolle, qualcuno ha addirittura scritto: “Queste sono le cose che mi riconciliano con il pagamento del canone...”».

 

CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONICAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI

Toccante. Però, come lei sa, c’è anche chi la pensa molto diversamente. Nicola Porro ad esempio, a cui è stato chiuso su Rai2 il talk show Virus, e che ora conduce su Canale 5 Matrix, ha dichiarato in un’intervista a Libero che lei è come lo sgangherato Conte Mascetti di Amici miei: un professionista che ha costruito «il fallimento più grave della Rai degli ultimi vent’anni». Soltanto una botta d’astio, o c’è qualcosa che anche lei stesso con sincerità si rimprovera?

 

«Diciamo che nei momenti in cui si investe in innovazione, ci sono cose che riescono bene e altre invece male. E aggiungiamo pure che ciò in cui vorrei migliorare è la formula per comunicare a tutti che la trasformazione in Rai non riguarda solo noi che ci lavoriamo, ma è una priorità per il Paese intero, mentre qui alla fine si finisce sempre a discutere su un punto in più o in meno di share. Dopodiché non va dimenticato che chi mi critica si chiama Nicola Porro: un giornalista che è stato toccato in prima persona dal nostro cambiamento...».

 

VIALE MAZZINIVIALE MAZZINI

Nel campo giornalistico Bruno Vespa resta il caposaldo della Rai serale. Davvero lo considera l’uomo più adeguato a interpretare l’informazione di viale Mazzini nel 2016? Tocca sottolineare che è lo stesso conduttore che la scorsa stagione è inciampato nell’ospitata dei Casamonica e nell’intervista al figlio di Totò Riina a Porta a Porta. È anche lo stesso titolare di talk show che si prestò ad annusare l’odore di santità dalla mano di Silvio Berlusconi. Non sarebbe ora di guardare oltre?

«Questo è un punto chiave: il rapporto tra continuità e innovazione. Il nostro scopo primario è parlare a tutti, anche al pubblico consolidato di Rai1. Le abitudini vanno rispettate».

 

Però non ha risposto su Vespa.

TRILATERAL COMMISSIONTRILATERAL COMMISSION

«Vespa non è un manifesto della nostra Rai. È soltanto una delle voci che la compongono».

 

Non dissente sull’iscrizione di Maggioni alla presidenza della Trilateral, la potente associazione internazionale fondata negli Usa da David Rockefeller?

«L’ho scoperto, come tutti, leggendo i giornali. E sono sicuro, aggiungo, che troverà il modo e la misura per non confondere questo nuovo ruolo con la sua figura istituzionale».

 

Molteplici flop hanno scandito questa stagione. Come il post talk show Politics, arrivato sotto quota 3 per cento. La sensazione, fatta salva la voglia di cambiamento, è che non sappiate ancora bene da che parte andare.

«Assolutamente no. Stiamo seminando. Il che non significa che, dopo qualche mese, non si debba setacciare. Però è importante, dal mio punto di vista, sottolineare la necessità e il valore di assumersi dei rischi. Perché i programmi nuovi sono delle startup che richiedono molte cure, mentre in Italia si schiaccia il coraggio criticando prima del tempo. E comunque, segnalo che da inizio gennaio a oggi le prime serate Rai sono cresciute dello 0,7 per cento, con un +1,3 nella fascia tra i 15 e i 44 anni. Numeri che inducono a un certo ottimismo».

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....