la ragazza del lago - rossini

VIVA ROSSINI! A PESARO INIZIA L’EDIZIONE 2016 DEL FESTIVAL DEDICATO A GIOACCHINO ROSSINI CON “LA RAGAZZA DEL LAGO”, DIRETTA DA MICHELE MARIOTTI E LA REGIA DI DAMIANO MICHIELETTO - IL COMPOSITORE SCRISSE L’OPERA ISPIRATO DAL SOPRANO ISABELLA COLBRAN, DI CUI ERA UNO DEI TRE AMANTI

Natalia Aspesi per “la Repubblica”

 

Isabella ColbranIsabella Colbran

Pesaro quell' anno, il 1819 a Napoli, Rossini era uno dei tre amanti ufficiali (non si contano gli altri) di Isabella Colbran, la celebre soprano, bella e ricca, che regnava sulla città e alla corte dei Borboni, e che sarebbe poi diventata la sua prima moglie. Il compositore aveva 27 anni, stava pericolosamente ingrassando e cominciava a scivolare in una tristezza misteriosa. Componeva ancora ininterrottamente, e ne La donna del lago riversò una gran quantità di amore quasi carnale, con la fanciulla scozzese Elena desiderata appunto da tre uomini molto più sospirosi di lei, ma forse non più dei sospirosi della Colbran.

GIOACCHINO ROSSINIGIOACCHINO ROSSINI

 

Ieri sera il Rossini Opera Festival, alla sua 37ª edizione, si è inaugurato con una nuova produzione di quest' opera che, dopo qualche anno, come tante altre meraviglie rossiniane, fu abbandonata nella polvere del tempo. Forse perché a dirigerla questa volta è Michele Mariotti, che Carlo Fuortes, sovraintendente dell' opera di Roma e presente all' anteprima, definisce «il primo dei giovani direttori», l'opera è apparsa incantevole, e lo stesso Mariotti, che l'ha portata in giro per il mondo, la giudica la più bella di Rossini.

GIOACCHINO ROSSINI GIOACCHINO ROSSINI

 

È stata questa fanciulla lacustre, quando da bambino faceva la mascherina accompagnando gli spettatori al loro posti, a farlo innamorare della musica. Dice suo padre Gianfranco, l'unico sovraintendente al mondo sin dal primo festival, «è bravino, ma per invitarlo qui abbiamo aspettato che dirigesse alla Scala, al Metropolitan, ovunque, e diventasse direttore musicale a Bologna».

 

Con l'altrettanto giovane regista Damiano Michieletto, molto amato e molto detestato, si sono accordati per seguire non il testo quasi demente di Tottola, ma l'espressività della musica, «sensuale, inafferrabile, inquieta, preromantica»: in più interpretando le scelte d'amore come una tremenda fregatura. Infatti: in un prologo michielettiano muto e senza musica, e in una fine pur inneggiante alla felicità, la fanciulla Elena, diventata una vecchina e il prode Malcom pure ingobbito, sono una coppia disillusa e lei, crudele, rimpiange quel bel re che per lei spasimava e che pur molto attirata, "che cari palpiti provar mi fa", stupidamente rifiutò.

LA RAGAZZA DEL LAGO - ROSSINI LA RAGAZZA DEL LAGO - ROSSINI

 

I due anziani del resto sono sempre in palcoscenico, aggirandosi nella nostalgia della loro giovinezza e nella disperazione dei propri errori, mentre fervono le cruente battaglie e i contorti drammi passionali: lui è Alessandro Baldinotti, lei è l'agile ultrasettantenne Giusi Merli, la pseudo Madre Teresa di Calcutta de La Grande Bellezza. L'opera si ispira al poema di Walter Scott, in una Scozia del XVI secolo, durante le guerre tra i clan e re Giacomo V: che nella realtà ebbe due nobili mogli, undici figli illegittimi, due legittimi morti infanti e una figlia, che divenne la disgraziata regina Maria Stuarda.

 

LA RAGAZZA DEL LAGO - ROSSINILA RAGAZZA DEL LAGO - ROSSINI

In questa nuova spettacolare edizione, che Alessio Vlad, direttore artistico dell'opera di Roma ha definito «di altissimo livello», il re è l'adorato tenore peruviano Juan Diego Flórez, dagli inimitabili gorgheggi e con neri occhi dardeggianti, bellissima moglie gelosa e due figlioline; purtroppo nel ruolo di monarca è vestito come un fattorino di vecchio albergo.

 

Ma comunque si capisce il tardivo (e inventato) rimpianto di Elena che gli ha preferito, funesto risultato dell'amore, questo Malcom, eroe probabilmente squattrinato, e qui però dolcissimamente interpretato dalla mezzosoprano armena Varduhi Abrahamyan. Elena è la soprano georgiana Salome Jicia, che come quasi tutti i personaggi del Festival, è giovane, seducente e brava. Molti, dice il sovraintendente «vengono dalla nostra Accademia e qui arricchiscono il loro repertorio, quindi ci fanno condizioni economiche di favore. Quest' anno, malgrado la drammatica situazione internazionale, sono aumentati gli spettatori, soprattutto stranieri».

MICHELE MARIOTTI E DAMIANO MICHIELETTOMICHELE MARIOTTI E DAMIANO MICHIELETTO

 

Stasera la prima della nuova produzione del dramma buffo Il turco in Italia di un Rossini ventiduenne, andata in scena per la prima volta alla Scala nel 1814 e accolta allora con molta freddezza. Ci si aspettano gragnole di applausi, come è accaduto all' anteprima, anche per la Fiorilla della russa Olga Peretyatko, che qui ha debuttato e poi sposato il giovane Mariotti. Molto carina, con vitino di vespa e gambe perfette, voce sexy, disinvoltura e ironia di attrice, è ormai una grande star: qui arriva sul palcoscenico in scooter, come Audrey Hepburn vestita dalle sorelle Fontana.

 

L'opera è diretta dalla romana Speranza Scappucci, anche lei giovane e graziosa, con una folta treccia bionda, impegnata pure a suonare il fortepiano, la regia è del torinese Davide Livermore; che trasforma la Napoli Ottocento del libretto di Romani, nei set felliniani, da I vitelloni a Lo sceicco bianco, da La dolce vita a Otto e mezzo: lo sceicco di Alberto Sordi (Selim, il basso-baritono uruguaiano Erwin Schrott), il Fellini di Marcello Mastroianni alle terme (Prosdocimo, il baritono Pietro Spagnoli), avvolto nudo in un asciugamano con cappello, occhiali e frusta, e poi tutti gli altri, (Nicola Alaimo, René Barbera, Pietro Adaini) compresi i personaggi di avanspettacolo e circo tanto cari a Fellini, tipo la donna barbuta (Zaida, Cecilia Molinari) e la grassa Saraghina.

DAMIANO MICHIELETTODAMIANO MICHIELETTO

 

L' idea entusiasma, ma forse tutto quell' andare avanti e indietro di troppi personaggi, troppo colorati, ripresi da film in bianco e nero, rapisce l' interesse e mette in ombra Rossini. Dopo, grandi succulenti ricevimenti, nel parco di villa Tittarelli e nel giardino di casa Ratti.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…