LANTERNE ROTTE PER ZHANG YIMOU - IL REGISTA CINESE DI “LANTERNE ROSSE” SPROFONDA IN UNA STORIACCIA DI CORRUZIONE MENTRE I SUOI ULTIMI FILM FANNO FLOP - ZHANG PRENDE SOLDI PER UNO SPOT DELLE FERROVIE CINESI CHE IN REALTA’ NON HA DIRETTO, E I FANS LO INFILZANO - L’EX “SPIRITO LIBERO” È DIVENTATO UNO SCUDIERO DEL REGIME? - IL PARAGONE TRA LA “SUA” CERIMONIA OLIMPICA DI PECHINO 2008 E QUELLA DI LONDRA…

Marco Del Corona per il "Corriere della Sera"

Lanterne rotte. Forse riprenderà a volare, a girare film bellissimi e a stringere premi, ma Zhang Yimou adesso non è più lo Zhang Yimou di una volta. Il regista cinese forse più noto fuori dai patri confini sembra avvitato in un crepuscolo beffardo. Non solo film poco riusciti, ma anche il logorarsi di antichi legami, e adesso un altro imbarazzo, quasi una grana seria: il coinvolgimento in una brutta storia di corruzione tracimata persino sui mezzi d'informazione della Repubblica popolare.

L'ultimo sfregio all'immagine di colui che, comunque, per la Cina resta un monumento vivente, è questione delle ultime settimane. È stato esaminato il caso di un video promozionale delle ferrovie girato fra il 2009 e il 2010, cinque minuti di filmato costati 18 milioni e mezzo di renminbi, circa due milioni di euro: ebbene, lo spot - unanimemente giudicato per nulla riuscito - sarebbe costato tra i 6 e i 7 milioni di renminbi, mentre due e mezzo (al netto delle tasse) sarebbero stati versati a Zhang Yimou a titolo di consulenza. Il resto dei soldi avrebbe preso altre vie, e per questo una coppia di alti funzionari del ministero è indagata per corruzione.

Zhang ha ammesso di aver ricevuto il denaro e ha riconosciuto che il video, non suo ma che avrebbe dovuto supervisionare, è stato un errore. Tuttavia i credit riportano «regia Zhang Yimou» e s'è così scatenato il fuoco di sbarramento di fan delusi e cittadini irritati, come sempre attivi sul web.

«Devo riflettere... In futuro dovrò assumermi una maggior responsabilità sociale», dice. Più grave, però, appare essere lambito da giri illeciti di denaro ed essere entrato in rapporti con un ministero il cui (ex) titolare è stato rimosso ed espulso dal Partito comunista per corruzione. E forse con quest'ultima disavventura ha a che fare la fine del sodalizio di anni con Zhang Weiping, produttore dietro molti dei suoi film. Il più recente dei quali, I fiori della guerra, non gli ha regalato soddisfazioni infinite.

Retorico e talvolta sadicamente compiaciuto: un successo in patria, per quanto spinto dalla propaganda come il capolavoro che lo avrebbe portato all'Oscar, ma non all'estero. Sono tramontati i tempi d'oro dell'Orso (Sorgo rosso, 1988) e dei Leoni (La storia di Qiu Ju, 1992, e Non uno di meno, 1999), dell'Oscar sfiorato (Lanterne rosse, 1992, quando vinse Mediterraneo di Salvatores), gli ultimi film sono passati senza lasciar traccia.

Il sessantenne Zhang è riuscito a proteggere con discreta efficacia la sua vita sentimentale, il matrimonio finito, la storia con l'attrice feticcio Gong Li, a lasciare che la relazione con Zhang Ziyi restasse pettegolezzo per pochi. Ma la cerimonia d'apertura realizzata per i Giochi del 2008 l'ha quasi stritolato.

Lo spettacolo kolossal lo ha inesorabilmente trasformato agli occhi di molti in un propagandista di regime, cancellandogli l'aura di spirito libero e critico. L'ultima stilettata sabato da Ai Weiwei, l'artista che ideò lo stadio Nido d'uccello ma che poi rinnegò l'Olimpiade. Sul Guardian Ai ha esaltato lo show di Londra e demolito quello di Pechino, non mancando di citarlo: «La cerimonia di Zhang Yimou non ha quasi alcun tocco umano». Sembra il tramonto. Ma i grandi registi sanno come inventarsi finali a sorpresa.

 

ZHANG YIMOU GONG LI E ZHANG YIMOUZHANG YIMOU Ai Wei Weiolimpiadi pechino fiaccola01 laStampaSTADIO DI PECHINO

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