1. 14 EURO AI LAVORATORI E 14 MILIARDI ALLE BANCHE: ECCO LE MAGAGNE DELLA MANOVRA 2. CI SI POTEVA ASPETTARE QUALCOSA DI DIVERSO DA SACOMANNI, L’UOMO DELLA BANCA D’ITALIA CHE NON HA VISTO I BUCHI DI MPS, CARIGE E DEGLI ALTRI ISTITUTI OGGI IN CRISI? 3. CERTO CHE NO, E PUNTUALE È ARRIVATA LA GARANZIA AI BANCHIERI CHE HANNO STIPULATO DERIVATI CON LO STATO ITALIANO E LA RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE BANKITALIA 4. PEGGIO DEI SUBPRIME, PEGGIO DEL DERIVATO ALEXANDRIA PER CUI MUSSARI È A PROCESSO 5. UN VERO E PROPRIO TRUCCO CONTABILE CHE CONSENTE ALLO STATO DI INCASSARE 1 MILIARDO DI TASSE ED ALLE BANCHE DI EFFETTUARE UN AUMENTO DI CAPITALE SOLO TEORICO

1. 14 EURO AI LAVORATORI E 14 MILIARDI ALLE BANCHE!
Superbonus per Dagospia

14 euro ai lavoratori e 14 miliardi alle banche! Mettendoli uno sull'altro i provvedimenti della legge di stabilità si arriva a questo risultato. Ci si poteva aspettare qualcosa di diverso dall'uomo che per anni ha coperto la banda del buco di Monte dei Paschi e l'allegra gestione di Carige ed altre banche Italiane? No, ed infatti puntuale è arrivato il regalo delle garanzie ai banchieri che hanno stipulato derivati con il Tesoro e la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia in mano alle banche private, molto peggio di un subprime, molto peggio del derivato Alexandria per cui Mussari sta subendo un processo.

Mentre nel caso dei mutui spazzatura americani la Banca ha in garanzia un immobile, che per quanto svalutato, può sempre vendere nel caso delle quote della Banca Centrale le banche non possono venderle per LEGGE! Ci si immagina allora che abbiano un cospicuo dividendo da una partecipazione che viene, per LEGGE, valutata 7 miliardi. Invece no il dividendo massimo che Bankitalia può distribuire alle banche è di ventimila euro in totale! Un ritorno dello 0,0002857143%.

Un vero e proprio trucco contabile che consente allo Stato di incassare 1 miliardo di tasse ed alle banche di effettuare un aumento di capitale teorico. Si solo teorico, perché iscriveranno a bilancio un patrimonio maggiore ma questo patrimonio non renderà niente e non potrà essere venduto in caso di necessità né dato ai correntisti in caso d'insolvenza. Ma allora che patrimonio è? Nessuno, appunto.

Apparirà solo sui libri contabili e servirà all'establishment per dire che le "banche italiane sono solide". Il subprime di Stato sarà creato con la nuova finanziaria dopo che era stato annunciato che "un comitato di saggi" avrebbe stabilito il valore delle partecipazioni in Bankitalia delle banche italiane. Non siamo riusciti a sapere il nome dei saggi e soprattutto non abbiamo trovato copia della loro perizia. Sarebbe interessante vedere come si giustifica una tale astrusità economica e finanziaria.

Sarebbe opportuno che tale relazione, se esiste, venisse pubblicata perché in futuro, quando si dovranno accertare le responsabilità politiche e probabilmente penali di questa bomba che si sta inserendo sotto il sistema è bene che i nomi e le posizioni siano conosciute. Anche quando si stipulavano i subprime nessuno pensava ai danni futuri, ma ora stiamo facendo tutti i conti con la stoltezza dei finanzieri d'assalto. In Italia li abbiamo messi al Governo ed in Bankitalia!


2. ALLARME DERIVATI, FONDO DI GARANZIA DEL TESORO
Andrea Greco per "la Repubblica"

Un passaggio del Dl collegato alla legge di stabilità rivela che il Tesoro studia nuove forme di garanzia per gli specialisti che le vendono derivati sul debito. Intanto, il presidente della Bce, Mario Draghi ha scritto alla Commissione di Bruxelles in vista della nascente vigilanza europea esprimendo la necessità di evitare di imporre perdite a chi ha investito in obbligazioni delle banche, almeno per il momento, se ciò può destabilizzare il sistema finanziario in Europa. Il governo studia nuove forme di garanzia per le banche con cui contrae derivati sul debito.

Lo si legge in un passaggio del Dl collegato alla legge di stabilità, che va incontro alle pressioni delle banche d'affari specialiste in Btp, e crea la cornice legale per immunizzarle dal rischio Italia nelle loro operazioni in derivati. Proposta di una pagina, ma che farà muovere miliardi, crea un precedente e illumina gli operatori circa la forza relativa dell'emittente sovrano. Secondo fonti del Tesoro la misura «è un'opportunità di mercato, che mette a disposizione un nuovo strumento legale e non verrà applicata a nessun contratto in automatico ».

L'applicazione insomma sarà «selettiva e limitata»: si citano le emissioni in dollari, da due anni bloccate perché il rischio tassi le rende onerose. Intanto è una garanzia in più per i banchieri, che senza contropartite apparenti potranno - spiega la relazione illustrativa - «alleggerire l'esposizione creditizia», così da sostenere meglio i Btp. La modifica riguarda l'articolo 5 del Testo unico delle disposizioni sul debito: «È autorizzata la prestazione di garanzie bilaterali per gestire i rischi derivanti da operazioni in derivati, mediante movimentazione della liquidità sul conto di tesoreria».

Così la relazione: «Si ritiene necessario ricorrere alla prestazione di garanzia tramite collateral bilaterale al fine di adeguare la gestione del portafoglio derivati ai nuovi orientamenti regolamentari, favorendo un più agevole ed economico collocamento dei titoli di Stato grazie all'alleggerimento dell'esposizione creditizia delle banche». Bisogna fare un passo indietro perché tutti capiscano.

Il Tesoro, anche per stabilizzare i flussi delle emissioni a tasso variabile, ha acceso dagli anni '90 derivati per circa 160 miliardi. Come controparti ha le maggiori banche "specialiste" in Btp: Banca Imi (Intesa Sanpaolo), Bnp Paribas, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley, Nomura, Rbs, Ubs, Unicredit. Si tratta in gran parte di "swap": contratti in cui l'Italia scambia tassi fissi con variabili. Purtroppo la dinamica dei tassi, azzerati nella crisi finanziaria per far fluire il denaro, ha mandato in perdita molti di quei contratti.

Da elaborazioni di Repubblica e Financial Times sui soli dati ufficiali, una dozzina di derivati del valore di 31 miliardi, rinnovati nel 2012, generava in giugno 8,1 miliardi di minusvalenze di mercato. Quelle perdite si sarebbero concretizzate a scadenza, o in casi di risoluzione anticipata (come Morgan Stanley che a fine 2011 si fece consegnare 3 miliardi sull'unghia). La nuova legge, invece, crea le premesse per congelare quelle perdite «con cadenza di breve termine » su conti ad hoc, per «immunizzare dal rischio di controparte la transazione». In caso l'Italia andasse in default, poi, le banche titolari di quelle garanzie le incasserebbero, senza mettersi in coda con i detentori di Btp (in gran parte italiani, essendo in due anni sceso dal 50% al 30% il portafoglio straniero).

La legge prevede identiche opposte misure: «Anche la controparte bancaria è tenuta ad aprire analogo deposito presso la Tesoreria », e versare i collaterali quando perde. Tuttavia i rating delle banche d'affari - ben superiori a quelli dell'Italia, ormai a due gradini dal junk - e la prevalenza di perdite per il Tesoro rende l'ipotesi scolastica. Malgrado le raccomandazioni del Fondo monetario a riguardo, finora nell'Eurozona solo Portogallo e Irlanda hanno accettato i versamenti bilaterali di garanzie sul debito: due anni fa, poco prima di essere colpiti da gravi crisi sovrane.

Il double way credit support annex - questo il nome tecnico del meccanismo - farà discutere. Anche perché giunge dopo una serie di altri assist del governo agli istituti domestici. Tipo la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia da loro detenute - in realtà invendibili quindi ben poco "rivalutabili" che genererà fino a 7 miliardi di plusvalenze nel sistema, e un miliardo di gettito fiscale. O il trattamento delle perdite su crediti, che con la legge di stabilità diventeranno deducibili a fini Irap in cinque anni (contro i 18 attuali), e si stima produrranno sgravi fiscali di 514 milioni per le prime sei banche italiane.

O, in prospettiva, la meno iniqua classificazione delle sofferenze, poiché se Bankitalia allineasse i criteri a quelli usati altrove in Europa, un terzo delle sofferenze creditizie (141 miliardi) sparirebbe d'incanto. Un analogo sentire emana anche dai dossier "in tandem" tra partecipate pubbliche e creditori, come Ansaldo, Telecom, Alitalia.

Salvataggio, quest'ultimo che avrebbe irritato il governatore Ignazio Visco in persona, per la generosità milionaria di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Al Tesoro si ritiene che «al di là di pulsioni punitive sia ormai improrogabile far ripartire il sistema bancario, perché i risparmi degli italiani tornino agli investimenti delle imprese».

 

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