“ABBIAMO UNA SENTENZA”! ECCO LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA A 1 ANNO PER I BANANA BROS E LE INTERCETTAZIONI UNIPOL-FASSINO

 

1 - BNL-UNIPOL: GIUDICI, BERLUSCONI FECE PUBBLICARE TELEFONATA
(AGI) - Non solo Silvio Berlusconi ascolto' la telefonata tra Fassino e Consorte, ma diede anche un contributo essenziale per la sua pubblicazione sul quotidiano "Il Giornale". Lo sostengono i giudici nelle motivazioni alla condanna a un anno di carcere per l'ex premier.

"Si appalesa cosi' quella condotta - scrivono - ulteriore al semplice ascolto della telefonata, che consiste nella fattispecie contestata a Silvio Berlusconi, senza il cui apporto, in termini di concorso morale, non si sarebbe realizzata la pubblicazione, posto che la presenza in quel luogo, e data, certamente significativa, gia' di per se' costituiva il passaggio necessario per l'ulteriore sviluppo della propalazione della notizia alle persone che non ne erano a conoscenza".

2 - BNL-UNIPOL: GIUDICI, BERLUSCONI DECISE IN QUALITA' DI CAPO PDL
(AGI) - "La qualita' di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata". E' un passaggio delle motivazioni del tribunale nella sentenza di condanna a un anno di carcere per Silvio Berlusconi, nella vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte su Bnl-Unipol.

3 - BNL UNIPOL: "OK BERLUSCONI A TELEFONATA PER MOTIVI ELETTORALI"
(AGI) - Nelle motivazioni alla sentenza con la quale, nel marzo scorso, Silvio Berlusconi e' stato condannato a un anno di carcere, i giudici di Milano sottolineano "il ruolo precipuo del premier" nella vicenda della pubblicazione della telefonata Fassino-Consorte, in relazione al 'peso' politico che quella conversazione avrebbe potuto avere.

"Deve ritenersi - scrivono i giudici - che Silvio Berlusconi abbia ricevuto, quella sera a casa sua, ad Arcore, la visita di Favata e Petessi (coloro i quali gli portarono materialmente il nastro registrato, ndr), insieme al fratello, essendo ben consapevole del motivo per cui si svolgeva quella visita, in parte destinata a fargli sentire la famosa telefonata, nella chiara prospettiva della sua pubblicazione, di peculiare interesse in quel periodo pre-elettorale, tenuto conto della gia' sottolineata portata politica di quella conversazione".

"Il ruolo precipuo del premier - continuano i giudici - era collegato, certamente, alla strenua richiesta di Raffaelli di incontrarlo per potergli presentare personalmente il suo progetto e ottenere l'appoggio, atteso che, secondo quanto lui stesso ha affermato, non avrebbe ceduto la chiavetta se non in quella occasione. Inoltre la sua qualita' di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata, non potendosi ritenere che, senza il suo assenso, quella telefonata, che era stata per altro a casa sua, fosse poi pubblicata, a prescindere dalle espressioni di soddisfazione riferite da Favata a Petessi all'epoca dei fatti".

4 - BNL-UNIPOL: GIUDICI, PER SILVIO BERLUSCONI UN 'REGALO DI NATALE'
(AGI) - Nella ricostruzione dei giudici che hanno condannato a un anno di carcere Silvio Berlusconi, la telefonata tra Fassino e Consorte, pubblicata in un delicato momento politico, rappresento' "un regalo di Natale" per l'allora premier.

"Ritiene il tribunale - e' scritto nelle motivazioni -. Che la vicenda in esame si sia rivelata quale emblematica espressione della spregiudicatezza con cui un incaricato di pubblico servizio, quale Roberto Raffaelli, titolare, in ragione del suo incarico, di delicatissimi compiti affidatigli dall'autorita' giudiziaria, si sia reso disponibile a piegare il dovere di lealta' nei confronti della Pubblica Amministrazione".

"Violando - continuano i giudici - il dovere di segretezza imposto sui contenuti delle intercettazioni, persino secretate, come questa, trasformata in un regalo di Natale volto ad ingraziarsi l'appoggio del presidente del Consiglio al fine di ottenere la sua protezione".

L'intercettazione, che non era stata nemmeno ascoltata dai pm, venne portata da Roberto Raffaelli, amministratore della societa' incaricata delle registrazioni per conto della Procura, la sera della vigilia di Natale del 2005 ad Arcore. In questo modo Raffaelli intendeva garantirsi l'appoggio del premier per una commessa in Romania. Cinque giorni dopo la telefonata, penalmente irrilevante, venne pubblicata su "Il Giornale".

5 - CASO BNL-UNIPOL: SENTENZA, BERLUSCONI SENTI' TELEFONATA, NON DORMIVA
Radiocor - Alla luce della distonia delle affermazioni degli imputati, va detto che non e' credibile, ne' in generale, ne' tantomeno alla luce di tali affermazioni, che Silvio Berlusconi non fosse stato almeno messo al corrente dal fratello, anche poco prima della effettuazione dell'incontro, della intenzione di fargli sentire la conversazione".

Lo scrivono i giudici della quarta sezione penale nelle motivazioni della sentenza di condanna a un anno di reclusione per Silvio Berlusconi, accusato di concorso in rivelazione del segreto di ufficio in relazione alla pubblicazione della telefonata tra Piero Fassino (ex segretario dei Ds) e l'allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte ("Abbiamo una banca"), intercettata in piena tentata scalata di Unipol a Bnl.

L'incontro a cui fa riferimento la sentenza e' quello del 24 dicembre 2005, quando Paolo Berlusconi incontro' il fratello ad Arcore insieme a due imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli, quest'ultimo titolare della societa' che faceva le intercettazioni telefoniche per la procura di Milano. Per i giudici in occasione di quell'incontro la telefonata fu ascoltata da Silvio Berlusconi.

Infatti, come scrivono nelle motivazioni della sentenza, "deve piuttosto ritenersi che quella sera la registrazione audio venne ascoltata attraverso il computer, senza alcun addormentamento da parte di Silvio Berlusconi, o inceppamento del pc". Secondo quanto sostenuto dalla difesa, infatti, l'ex premier non avrebbe sentito la telefonata perche' durante l'incontro si assopi' per la stanchezza e perche' il computer con cui avrebbero dovuto sentire la telefonata non funziono'. Circostanze a cui il tribunale non ha creduto.

 

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