1- ADRIANO SOFRI È FURIBONDO. NON ACCETTA L’IPOTESI DEL FILM DI GIORDANA ISPIRATA DAL LIBRO DI CUCCHIARELLI E SI SPARA SU INTERNET UN PAMPHLET DI OLTRE CENTO PAGINE DI AVVELENATO SARCASMO. DOVE SI GUARDA BENE DI SVELARE TUTTO QUELLO CHE SA 2- IN SOCCORSO DELL’EX LEADER DI LOTTA CONTINUA, ARRIVA “LA REPUBBLICA”, LO STESSO GIORNALE CHE EBBE IN FORZA MARIO CALABRESI, FIGLIO DEL COMMISSARIO DI PUBBLICA SICUREZZA LUIGI, UCCISO IL 17 MAGGIO DEL 1972 DA UN COMMANDO DI LOTTA CONTINUA E CHE EZIO MAURO ANCORA OSPITA SULLE SUE PAGINE, CON I RIGUARDI DOVUTI ALL’INTELLETTUALE AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE, L’ACCERTATO MANDANTE DELL’OMICIDIO 3- CUCCHIARELLI, ASSALITO, INSINUA: “MI PIACEREBBE SAPER COSA SI DICEVA SOFRI CON FEDERICO UMBERTO D’AMATO, GRAN DEPISTATORE DELL’UFFICIO AFFARI RISERVATI” 4- DIOMIO, COME VIENE VOGLIA DI DARE RAGIONE A FERRARA. CHE PALLE LA STRAGE DI STATO

DAGOREPORT

La specialità di Miguel Gotor (solitamente acuto e puntuale) non è l'arrampicata sugli specchi. Così, a disagio nella nuova disciplina, arranca e produce un ibrido ben scritto ma inevitabilmente ambiguo. Il giornale è "La Repubblica" lo stesso che ebbe in forza Mario Calabresi, figlio del commissario di Pubblica Sicurezza Luigi, ucciso il 17 maggio del 1972 da un commando di Lotta Continua e che ancora ospita sulle sue pagine con i riguardi dovuti all'intellettuale, l'accertato mandante di quell'omicidio, Adriano Sofri.

La storia, come ricorda un altro fraterno amico di Sofri, Giuliano Ferrara («che palle la Strage di Stato») è antica. Quarantatrè anni di Piazza Fontana le cui rifrazioni, specchiate in un film di Marco Tullio Giordana adesso nelle sale ("Romanzo di una strage") accendono le luci sinistre di un tempo lontano e incredibilmente vicino.

Dopo sei processi e «un milione» (Sofri dixit) di pagine scritte in sede giudiziale allo scopo di accertare una verità, siamo sempre all'autodifesa di categoria. Sofri (che a differenza di Pietrostefani, esule in Francia) ha scontato interamente la sua pena è furibondo. Non può accettare l'ipotesi del film di Giordana ispirata da un volume di settecento pagine scritto dal giornalista dell'Ansa Paolo Cucchiarelli.

Quel giorno di dicembre del 1969, secondo Giordana e Cucchiarelli, alla Banca Nazionale dell'Agricoltura esplosero due bombe. Una a basso potenziale (portata da un anarchico) e l'altra fascista tesa a uccidere. Per Sofri il libro di Cucchiarelli è ridicolo e il film «pur risparmiandosi l'oltraggio postumo» di immaginare una compartecipazione anarchica o sporcare la memoria dell'anarchico Pinelli "suicidato" in una stanza della questura di Milano a oltre due giorni dalla strage, sbagliato.

Per dimostrarlo, nel solco della cristallizzante distanza da quegli eventi, sul sito www.43anni.it produce un pamphlet di oltre cento pagine teso a bastonare il volume di Cucchiarelli e a spendere avvelenato sarcasmo nei confronti di Giordana. L'esegesi dell'invettiva sofriana sulle pagine di Repubblica (che pure con Eugenio Scalfari) aveva benevolmente presentato "Romanzo di una strage" è affidata a Gotor che giudica "fondate" le critiche di Sofri allo studio di Cucchiarelli, concede che l'ex leader di Lotta Continua commetta un errore di "leggerezza" nel considerarlo «un libro di storia» (è in realtà un'inchiesta giornalistica dice Gotor per «l'uso e l'abuso che l'autore compie di fonti anonime non verificabili») ma pur ammonendo Sofri al limite delle possibilità concesse dalla scomoda ubicazione di entrambi: «Immagino che con il suo testo abbia ben chiara la responsabilità che si è assunto nel pubblicizzare ulteriormente l'opera di Cucchiarelli») non rievoca mai la tormentata vicenda giudiziaria che un giorno risvegliò la coscienza dell'ex di Lotta Continua Leonardo Marino e trascinò (a due decenni di distanza) lo stesso Sofri a rispondere con i suoi compagni di militanza in Lc dell'omicidio di Luigi Calabresi.

Comprensibile l'atteggiamento di Gotor (anche se l'aggressività di Sofri viene risolta in eufemistico «tormento interiore») come inevitabile è l'autodifesa (prima sul ‘'Fatto'' con un'intervista, poi sul ‘'Corriere della Ser''a con una lettera) di Paolo Cucchiarelli medesimo. Lo scrittore non nega la matrice neofascista della Strage, rivela ciò che gli disse l'ex numero due dell'Ufficio affari riservati Silvano Russomanno sulla bomba: «Confusi i reperti delle due valigette esplosive ad arte per non far capire nulla della doppia bomba a chi indagava» e aggiunge: «Ho infranto il sacrario delle verità costituite».

Il senso di Cucchiarelli per la strage, proiettato all'esterno, suona stonato. Una lotta impari tra una presunta novità, la storia di ieri e, par di capire, il potere ancora settario e influente della Lobby di Lotta Continua. Sostiene infatti l'estensore de "Il segreto di Piazza Fontana": «Adesso attaccandomi vogliono distruggere il nocciolo del mio lavoro» e assalito, insinua: «Mi piacerebbe saper cosa si diceva Sofri con Federico Umberto D'Amato, gran depistatore dell'Ufficio Affari Riservati».

Giordana tace. Quel che doveva dire l'ha detto. Il suo film, nonostante la notevole dialettica sulla stampa di ogni parrocchia, fatica. Quarantatrè anni e un vociare indistinto sui giornali utile solo a far percepire e introiettare la prima opera cinematografica su quell'ombra criminale come un altro artificio retorico.

Altra nebbia da aggiungere a nebbia, depistaggio, confusione. Polemiche, arsenico e merletti ormai sfrondati. Disfide verbali, convinzioni ancestrali e regolamenti di conti. Stajano, Sofri, D'Ambrosio. Ognuno con la propria visione degli avvenimenti che, va da sé, non si allontana dal passato. Una storia vecchia, affrontata con l'anagrafe ingiallita, ma senza l'auspicata saggezza.

Nessuno vuole tacere. Nessuno vuole ascoltare. Nessuno vuole davvero discutere. Meglio arroccarsi. Peccato. Visto il dibattito (che come è ovvio supera il valore del film per tornare al consolante cantuccio della barricate ideologica) e persi per persi, viene voglia di dare ragione a Ferrara. Che palle la strage di Stato.

 

 

LUIGI CALABRESI STRAGE DI PIAZZA FONTANA Adriano SofriIL SEGRETO DI PIAZZA FONTANA COVERpiazza Fontana i funerali in piazza duomo piazza fontanaMiguel-Gotorferrara sofri GIANNELLIpiazza Fontana punto di detonazione BANCA NAZIONALE DELL AGRICOLTURA PIAZZA FONTANA Strage di Piazza Fontana Corriere della Sera

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...